Sebastiano Cultrera – Oggi è il giorno della nostalgia. Non ci sarà la processione del Venerdì santo. E, attorno ad essa, mancherà quella Procida vestita a festa ed orgogliosa di vivere il momento più significativo della propria IDENTITA’.
Avremo NOSTALGIA della TROMBA che avrebbe lanciato (già da qualche giorno) struggenti annunci della imminente evento e, nella giornata di venerdì avrebbe aperto il corteo sacro.
Avremo NOSTALGIA dei MISTERI che avrebbero già animato la vita dell’isola da molte settimane e favorito incontri, socialità e creatività dei nostri giovani e dei cittadini tutti.
Avremo NOSTALGIA delle CATENE che con il loro stridio sul selciato invitano alla concentrazione e all’attenzione.
Ci mancheranno anche le musiche che la Banda Musicale suona per accompagnare le solennità dell’incedere dei vari soggetti sacri.
Ci mancheranno quei teneri pargoletti vestiti da Angioletti: ci mancheranno quei bellissimi vestitini ricamati in oro e soprattutto le loro facce (talvolta felici, talvolta annoiate) che sono uno dei momenti più teneri della processione.
Sentiremo la mancanza della statua dell’Addolorata vestita di nero con tante ragazze con fiori in mano a simbolo di purezza e di amore.
E, soprattutto, dovremo fare a meno di quello straordinario momento di raccoglimento, individuale e collettivo, che il passaggio della statua del CRISTO MORTO di Carmine Lantriceni, sa infondere in tutti noi. E ci mancheranno anche (nonostante la poca popolarità, negli anni recenti, della politica) anche le Autorità al seguito del Cristo. Nell’auspicio che il Signore le illumini, soprattutto in questi momenti di decisioni difficili.
Per la verità di alcuni elementi e simboli della Processione abbiamo cominciati ad avere nostalgia già da qualche tempo. Come i Misteri FISSI, oramai quasi scomparsi dalla processione, per mancanza di portatori, E di altri simboli della passione, o come le Funi e le Parole. Come sono da tempo scomparsi i Mazzieri, che regolavano l’ordine e le dinamiche della processione con pugno di ferro, e tradizionale mazza al polso. Nella spettacolarizzazione della processione i misteri prevalgono da tempo. E, obiettivamente c’è stata una deriva culturale (pur, in parte, rimediata) che stava facendo diventare, impropriamente, questa processione in “processione dei misteri”.
Invece, nella sua complessità, e con tutti i suoi significati, ciò che manca, oggi, all’isola di Procida è la Processione del Venerdì Santo.
Ma quest’anno la popolazione dell’isola di Procida che, immancabilmente, lasciava in massa le proprie case per riempire, come ali di folla, le strade dell’isola dove passava la processione, dovrà vivere questa giornata nel chiuso delle proprie abitazioni. E ci piace immaginare un ideale corteo che possa unire ciascuna famiglia procidana, stretta nel suo focolare. E tuttavia ogni famiglia costituisce un PEZZO di una comunità che, in questo giorno, usa raccogliersi attorno al suo più potente simbolo religioso, sociale ed antropologico. Perché tale è, a tutti gli effetti la Processione.
Ma la nostalgia del Venerdì Santo, per un momento di compassione collettiva, non è nostalgia della tragedia e della tristezza. È piuttosto consapevolezza del “picco” di un momento di passaggio inevitabile: quello della RESURREZIONE. Noi cittadini attendiamo, nelle nostre case, la via d’uscita, annunciata, della nostra condizione. E, oggi, abbiamo un’altra certezza, che DOBBIAMO ricordare. Che il Venerdì Santo è il prologo della PASQUA: e quindi il “passaggio” (anch’esso annunciato) del superamento della nostra misera condizione umana. Passando attraverso una stagione di CONVERSIONE e di rinnovamento. Che stavolta non potrà NON RIGUARDARE, molto in profondità, tutte le nostre relazioni, il nostro modo di essere, la nostra società, la nostra VITA.
Ci renderemo, presto, tutti conto che il mondo che troveremo, DOPO IL VIRUS sarà un mondo profondamente cambiato. Che dovremo imparare a vivere con più cautele, con più trasparenza e rivalutando i VERI VALORI.
Primo fra tutti l’AMORE, come ci ha insegnato Gesù Cristo. Passerà di moda la BANALITA’ del MALE, che ci ha reso possibile giustificare (con l’alibi della paura) chi usava girarsi dall’altra parte quando un nostro fratello soffriva, magari solo perché era diverso (di pelle, di religione o di idee) o era nostro avversario (economico, politico o solo sportivo).
Ci toccherà, ciascuno per il proprio tratto, di costruire una nuova strada di crescita e sviluppo di una società dove torneranno di moda le COMPETENZE, la CULTURA e le tante qualità che hanno fatto grande un Paese come l’Italia.
Dove la Tecnologia e la Scienza andranno rispettate e rivalutate, a scapito della IMPROVVISAZIONE e della SUPERFICIALITA’, che stavano diventando il vero merito di una società allo sbando. Come dice il nostro Santo Padre: “Il momento ci spinge a prendere sul SERIO ciò che è SERIO”. Nel giorno del Venerdì Santo, nella NOSTALGIA della Processione, anche la nostra isola deve cominciare a pensare di fare la propria parte, in questo MONDO NUOVO.