Procida – Anche a Procida non è passata inosservata quanto la stampa nazionale sta portando all’attenzione della popolazione circa la possibilità che le spiagge si trasformino in recinti di plastica per tamponare la diffusione del virus nell’estate ormai alle porte.
Non poteva infatti non fare scalpore la proposta di un’azienda emiliana che ha pubblicizzato dei pannelli di plexiglass, come possibile soluzione anti-contagio.
La principale testata di settore, Mondo Balneare aveva deciso inizialmente di ignorare la “notizia”, in quanto si trattava semplicemente dell’iniziativa commerciale di una ditta privata, del tutto legittima anche se tanti operatori del settore l’avevano giudicata stupida. Tuttavia l’elevata visibilità che le avevano preso nelle ultime ore, e soprattutto le fake news che si sono ricamate sulla stampa e sui social (provocando gravi danni d’immagine a un settore già in ginocchio a causa dell’emergenza coronavirus), li ha spinti ad intervenire per mettere le cose in chiaro.
Non c’è niente di più sbagliato: “conoscendo bene il settore, – dicono da mondo balneare – possiamo assicurare che nessuno stabilimento balneare monterà quei pannelli, per vari motivi che andiamo ora a elencare.
Innanzitutto ci sono delle ragioni pratiche e oggettive che impediscono materialmente l’installazione di strutture del genere in spiaggia (ma chi ha progettato questi pannelli sembra non averne tenuto conto, forse perché non conosce affatto il settore). Alla prima mareggiata o folata di vento forte e improvviso, il plexiglass verrebbe verrebbe spazzato via lontano per centinaia di metri (rappresentando peraltro un grave pericolo), mentre durante le giornate di caldo, l’atmosfera all’interno di tali recinti di plastica si farebbe irrespirabile e renderebbe impossibile restare per più di pochi minuti stesi sul lettino, persino per un amante delle saune estreme.
Ma c’è di più: come ben sanno i titolari di concessioni demaniali marittime, anche l’installazione di un semplice cestino dell’immondizia sulla spiaggia (che è un oggetto indubbiamente utile e di beneficio per l’ambiente) richiede una lunga trafila burocratica tra svariati enti; figuriamoci dunque se possono esserci i tempi tecnici necessari per autorizzare l’eventuale collocamento di questi enormi recinti entro l’estate prossima.
I motivi pratici appena elencati basterebbero già a far capire l’inutilità di strutture del genere e di chi le ritiene verosimili, ma oltre a ciò, ci sono anche delle ragioni di immagine e di buonsenso: la vacanza al mare è da sempre sinonimo di relax, spensieratezza e salute, mentre l’installazione di questi pannelli trasparenti tra gli ombrelloni renderebbe la spiaggia un ambiente coercitivo, insalubre e soffocante. Insomma, piuttosto che passare una giornata in una prigione di plastica, per tante persone sarebbe meglio non solo prendere il sole sul balcone di casa propria, ma persino infilarsi direttamente in un forno crematorio.
Per non parlare del clamoroso autogol che comporterebbe l’installazione di strutture in plastica, un materiale che per sua natura si degrada e si diffonde in microparticelle dannose per la salute del mare, dei pesci e degli esseri umani; proprio dopo che la stagione 2019 è stata incoronata come “l’estate del plastic free“. Per tutti questi fattori oggettivi, è altamente improbabile che le autorità sanitarie possano obbligare i titolari di stabilimenti a installare delle strutture del genere, come invece qualche giornale sta colpevolmente facendo credere. Quando l’emergenza sarà finita e le imprese balneari potranno riaprire, saranno imposte adeguate protezioni e distanze di sicurezza tra un ombrellone e l’altro per evitare il rischio di contagio tra i clienti, senza che sia necessario ingabbiare i turisti in roventi gabbie di plexiglass.
La spiaggia infatti è un ambiente all’aria aperta e ventilato, dove il rischio di trasmissione del virus è molto inferiore rispetto ai luoghi chiusi come gli alberghi e i ristoranti. Tanto abbiamo sentito il dovere di scrivere, per fare chiarezza sull’ennesima fake news montata in questi giorni che sono già piuttosto difficili, anche senza il bisogno di diffondere ulteriore ansia e rabbia. Come ha dichiarato Danilo Piraccini della Cooperativa Bagnini di Cervia, commentando in maniera esauriente la questione, «solo chi non conosce le dinamiche turistiche, ambientali e forse anche sanitarie può spacciare serragli in plexiglas come una soluzione protettiva, pensando di confinare d’estate famiglie e bambini dentro un recinto di materiale plastico.
La responsabilità sta nel comunicare e soprattutto garantire condizioni di sicurezza e di vivibilità, e non nel proporre soluzioni fantasiose». Speriamo quindi che queste idee non trovino più spazio acriticamente sui giornali, né tantomeno sulla spiaggia”.