Pasquale Lubrano – Quest’anno i riti religiosi legati alla festività di San Michele, l’8 maggio, e la processione per l’isola sono ridotti alla sola celebrazione della Messa nell’Abazia di Terra Murata dedicata all’Arcangelo, senza partecipazione dei fedeli. A memoria d’uomo, anche nelle circostanze più infauste manifestazioni interne ed esterne all’Abazia si sono sempre tenute, pur se limitate nell’ambito della rocca.
Da quest’anno, la giornata era stata riclassificata come festività civile, dopo che agli inizi del secolo era stata fissata al 29 settembre per ricongiungerla alla festa liturgica, e ciò in ricordo e ringraziamento per gli interventi miracolosi a Lui attribuiti.
La venerazione dell’Arcangelo ha origine millenaria. Per i procidani i riti religiosi e i festeggiamenti per la ricorrenza di San Michele hanno radici antichissime, sempre vissuti con grande partecipazione e fede, tanto da venerarlo come Protettore dell’isola, anche ovunque nel mondo gli emigranti procidani hanno costituito delle comunità.
Insieme alle festività pasquali costituiscono i più attesi appuntamenti primaverili come liturgia della rinascita della vita e della natura, del bene che trionfa sul male e per varie manifestazioni di religiosità popolare, anzi li precedono nei lontani tempi di effettuazione.
In verità da qualche tempo, nella generale riduzione della partecipazione dei fedeli ai riti religiosi e, per quanto riguarda Procida anche per i rapporti interni al clero, l’afflato devozionale sembra essersi affievolito, a differenza di quanto avviene nelle comunità estere discendenti da emigrati procidani, in particolare in Francia.
A Procida a San Michele è titolata la più recente delle confraternite locali, la “Congrega di San Michele”, ovvero “dei gialli” dal colore del mozzetto che vestono gli affiliati, a cui partecipavano anche le donne, e che ebbe il riconoscimento curiale il 21 marzo 1885; precedentemente, a Mers el Kébir, i pescatori pure avevano fondato una confraternita nel 1862, riconosciuta nel 1878 con mozzetto celeste.
Purtroppo i “procidani” francesi, di La Ciotat e di Saint Mandrier sur Mer, discendenti dei pescatori costretti a lasciare l’Algeria, che da anni hanno intensificato i rapporti con la terra d’origine e vengono anche a festeggiare il “Santo Protettore”, con grande devozione, questa volta non possono esserci.
Il sindaco di Saint Mandrier sur Mer, con cui siamo legati da gemellaggio, non ha mancato di farci sentire con un messaggio la vicinanza dei francesi – procidani per le nostre difficoltà causate dal virus.
A stare a quanto ebbe a scrivere il Curato Nicola Ricci a fine ‘800, raccogliendo tradizioni orali ed esperienze vissute, l’Arcangelo Michele tante volte ha risposto alle invocazioni dei procidani “Defende nos in proelio” che si portavano al cospetto della sua effige o nella solitudine dei mari o di luoghi di sofferenza con fede. Il Curato ricorda: nel 1534 la sua apparizione mise in fuga la flotta del pirata Barbarossa la cui truppa si apprestava a saccheggio e distruzione; nel 1799 fece altrettanto contro una flotta partita da Napoli con gli stessi intenti; nel 1855 salvò Procida da una terribile siccità; nel 1866 con il colera che mieteva vittime dappertutto appena si verificò un caso mortale a Terra Murata la sua intercessione evitò il propagarsi nell’isola; altrettanto avvenne nel 1873 e nel 1893; nel 1883 in occasione di un forte terremoto e in occasione di alcuni uragani in tempi diversi, in particolare il 25 febbraio 1879 quando il mare aveva invaso con furia i magazzini e le case della Corricella. I naviganti invocavano il Suo intervento per calmare le tempeste che stavano per affondare i loro bastimenti, come provano i residui ex-voto ancora esistenti. Tanti gli ex-voti per guarigioni ottenute.
Anche nel corso della prima grande guerra, continuamente i procidani invocavano forte la sua protezione per i parenti al fronte e sui mari; le lacrime e le preghiere non rimasero senza ascolto. In tempi più prossimi a noi l’intervento invocato, spesso ha riguardato la “liberazione” da droghe.
Per la dottrina cattolica, i miracoli sono segni di Dio e sono orientati alla Fede. Oggi che viviamo la pandemia del covid-19, fortunatamente l’isola è stata finora solo sfiorata per i danni alla salute ma restano quelli economici e sociali. I credenti, se vorranno, in occasione della festività potranno pregare dal chiuso delle proprie case con rinnovato ardore, come gli antenati, affinché con la sua intercessione ci porti fuori dal disastro. E chissà che l’Arcangelo ancora una volta ascolti le suppliche del suo popolo, magari perdonando qualche trascuratezza nei tempi moderni verso di Lui ed anche verso l’Abazia a Lui dedicata.
L’occasione mi dà l’opportunità di ricordare il Diacono Sergio De Candia, prematuramente scomparso pochi giorni fa. Profondo studioso del culto di San Michele, ha dedicato una ricerca storica, una guida storico-religiosa alla Sua devozione, edita nel maggio del 2017. Siamo fiduciosi che “valida venne una Sua man dal cielo, e in più spirabil aere pietosa il trasportò”.