Procida – Riceviamo e pubblichiamo la nota del Com.te Nicola Scotto di Carlo, peraltro già Commissario del Pio Monte dei Marinai di Procida, riguardante la necessità di un intervento della Pia Istituzione a sostegno dei marittimi in difficoltà economica. La proposta che condividiamo fa riemergere le problematiche relative alla sua gestione e che, di seguito, ricordiamo.
Scrive il Com.te Scotto:
“Il Covid-19 ha messo in crisi anche i traffici marittimi sia per il settore croceristico che per il trasporto di merci, finanche del petrolio per il blocco delle produzioni. La riduzione dei collegamenti marittimi nel Golfo di Napoli la tocchiamo con mano ogni giorno.
La ripresa sarà lenta e per il ritorno alle condizioni di vita di appena qualche mese le prospettive sono di tempi lunghi.
Così la navigazione, il settore lavorativo che apporta maggior ricchezza alla nostra isola, vede in calo l’occupazione con conseguenza negativa per ogni categoria di marittimi ed in particolare per i precari e per i più giovani, nonché per chi ha impegni economici da onorare. Non risultano provvedimenti governativi o regionali e comunali che riguardano la categoria. D’altro canto è storia antica che lo Stato italiano presta scarsa attenzione ai lavoratori sul mare ed attività connesse.
I procidani avevano provveduto a pensare alla sopravvivenza economica nei momenti di difficoltà fin dal 1617 quando costituirono il Pio Monte dei Marinai per assistere i marinai e le famiglie dei marinai in difficoltà, sia sotto il profilo materiale che spirituale. Lo spirito e la sostanza degli articoli n° 2 e n°4 dello Statuto è chiaro. Le famiglie dei marinai in difficoltà devono poter essere aiutate.
Oggi che le difficoltà vanno oltre i singoli casi per interessare la categoria emerge in tutta la sua importanza che il Pio Monte espleti la sua funzione originaria di associazione laica di assistenza per i marinai e che venga messa a disposizione ogni possibile risorsa per aiutare chi di loro ne ha bisogno.
La storia, la ragione e, purtroppo, anche l’emergenza per il Covid-19 danno l’opportunità di riportare l’Opera Pia di assistenza ad onorare il suo essere ed il suo essere stato. E’ un dovere da parte del Pio Istituto”.
La proposta del Com.te Scotto, uomo di mare e conoscente del ruolo del Pio Monte dei Marinai, vuole essere una richiesta urgente di aiuto per i marinai in difficoltà ma stimola anche l’interrogativo per l’Ente: “Se non ora, quando?”. Si resta in attesa di conoscere l’esito della pubblica richiesta di aiuto.
Intanto la circostanza rende più che mai urgente la ripresa del tentativo in atto da parte dei marittimi procidani di riportare il Pio Ente giuridicamente e sostanzialmente alle sue prerogative statutarie e alla gestione ordinaria con i marittimi soci e gestori, tentativo interrotto dal diffondersi del virus che ha immobilizzato tanti aspetti sociali ed amministrativi.
Il Pio Monte dei Marinai è stato costituito come associazione laicale di assistenza per il ceto marinaro di Procida. Non è mai stato un’Arciconfraternita, nemmeno da quando gli è stato affibbiata tale etichetta da parte della Curia Napoletana con la compiacenza del regime imperante all’epoca e volutamente non rettificata con una possibile attuazione della normativa prevista dalla revisione del Concordato tra Stato e Chiesa nel 1985.
Arciconfraternita non lo è stato quindi nemmeno durante la gestione curiale, senza “fratelli” e con gestione perenne commissariale per ricavare reddito dal residuo patrimonio immobiliare, elargendo un po’ di spiccioli a qualche bisognoso.
La ricerca di una riscrittura dello Statuto di comune intesa tra i marittimi procidani e la Curia finora ha trovato l’ostilità ecclesiastica sulla riclassificazione del Pio Ente alla luce del vigente Concordato anzidetto.
A peggiorare, se possibile, il rapporto tra marittimi procidani, teorici membri dell’ipotetica arciconfraternita, e Curia è da qualche anno intervenuta una gestione commissariale affidata direttamente a funzionari o consulenti esterni curiali, col vantaggio aggiuntivo di qualche non improbabile vacanza estiva, magari a titolo grazioso, o di un “rafforzamento finanziario”, come affermato dagli stessi, con la costruzione degli ossarini presso il Civico Cimitero a nome di altra Arciconfraternita, quella dei Turchini.
Dopo più di un anno di ricerca da parte dell’ufficialmente costituito Comitato civico di una soluzione concordata, la Curia continua a volere imporre il mantenimento della situazione esistente, salvo marginali formali concessioni. Urge, anche per la situazione di necessità creata dal virus, intraprendere altre procedure.
Non volendo intraprendere alcuno scontro con la Chiesa, non resta che appellarsi direttamente al Santo Padre, certi che dall’alto della sua sensibilità saprà riportare nel giusto alveo statutario il nostro antico Pio Monte dei Marinai.
Poi se anche la burocrazia vaticana dovesse sbarrare la strada, non resterà che intraprendere la via legale per ottenere la giusta collocazione giuridica e funzionale della Pia opera di assistenza.