Sebastiano Cultrera – Oramai siamo alla riapertura. Pur con qualche residua cautela e con qualche giorno di incertezza e di ritardo, anche dalle nostre parti riapriranno tutte le attività commerciali e si ritornerà ad una vita economica e di relazioni ai livelli precedenti.
Come al solito i messaggi che giungono dalle parti politiche impegnate sul campo (e in perenne campagna elettorale) sono contraddittori ed insufficienti. L’amministrazione è stata puntuale nelle informazioni e nella gestione della fase di chiusura, con il Sindaco che si è obiettivamente comportato bene nella conduzione della macchina comunale e nel rapporto diretto coi cittadini. Ma non emerge nessuna strategia per la riapertura, non si coglie neanche, onestamente, una razionalizzazione, sul piano territoriale, degli stimoli, dei sostegni e delle suggestioni che Stato e Regione stanno mettendo in campo per rilanciare l’economia. Ma forse è ancora troppo presto per ciò.
Le opposizioni, purtroppo non brillano di senso di responsabilità e sono attardate a brandire la paura (sperando di lucrarne elettoralmente). Che viene alternativamente usata come paura del contagio, se solo si vede un estraneo sbarcare sull’isola (guai se con l’accento del nord), o, al contrario, come paura della mancata apertura degli esercizi commerciali e turistici, se solo De Luca chiede di usare prudenza. Insomma il tutto e il contrario di tutto pur di fare “ammuina”. Mi chiedo, però: ma se i turisti vanno “fermati sul bagnasciuga” come qualche bontempone minaccia in post deliranti… a chi sarebbero rivolti i servizi turistici che devono aprire prima di SUBITO?
Il quadro, quindi, è poco felice. Ma, per fortuna, ci sono i procidani. Che nei momenti di difficoltà sanno dare il meglio di sé stessi. I cittadini continuano ad essere abbastanza ordinati e rispettosi (tranne rare eccezioni) delle disposizioni anti Covid. Qualche operatore non fa nulla ma protesta e si lamenta (quasi sempre contro fantomatiche regole annunciate da media o soggetti con notizie improvvisate e fuorvianti). La maggior parte, invece, è operosa, nella tradizione isolana. E si sta informando da istituzioni e da fonti sicure dandosi già da fare per mettere a norma i locali, per adeguarsi alle regole certe che mano a mano vengono comunicate. Notiamo che una maggiore, più completa e più tempestiva comunicazione sarebbe stata opportuna, non solo per Procida, ma per l’Italia tutta.
Ma le notizie del contagio vanno monitorate di giorno in giorno e la gestione di questa uscita dal lockdown è densa di pericoli che si cerca di prevenire. Stiamo tutti sperimentando una vicenda unica nella nostra vita (che speriamo rimanga tale).
Nel frattempo la vita reale, l’economia reale prevale sui problemi e le preoccupazioni. I social sono pieni di testimonianze di sanificazioni e di adeguamenti di attività economiche pronte a ripartire.
Ripartirà il turismo? Si chiede qualcuno. Vogliamo sottolineare prima un concetto attorno al quale dovremmo cercare di essere tutti d’accordo e tutti solidali. Temo, tuttavia, che non sarà così (la mamma dei cretini sbarca spesso anche sulla nostra isola ed essendo, com’è noto, sempre incinta, ha seminato figli anche da queste parti).
Ma il comandante Nicola Scotto di Carlo, adesso a riposo, è stato invece illuminante nel sollecitare aiuti speciali (anche dal Pio Monte, Ente preposto a ciò) per i marittimi. Perché ha sinteticamente spiegato come il settore della navigazione stia andando incontro alla più grande crisi dal dopoguerra. Le varie componenti più colpite (tra cui la crocieristica, i trasporti di idrocarburi e delle merci in genere, automotive in testa) non lasciano immaginare, a breve, uno scenario prevedibile di ripresa. Diciamo, per essere ottimisti che, solo per cominciare a intravvedere una luce, dovranno passare almeno tre anni.
Una fetta importante (forse la maggiore) del reddito dell’isola viene ancora da questi settori e, se quelle previsioni fossero, drammaticamente, veritiere, andremmo incontro a uno scenario di grossa difficoltà.
Bisogna fare uno sforzo, tutti insieme, e progettare uno scenario, a breve e medio termine, di RECUPERO DELLA PRODUTTIVITA’ locale. L’isola e le sue risorse devono essere messe al centro del progetto (dal Turismo, alla Cultura, alla Risorse del Mare che bagna l’isola, all’agricoltura di qualità, alla forza morale di una grande religiosità diffusa).
Qui i procidani devono e possono avere uno scatto d’orgoglio. L’amministrazione sia più generosa e aperta nei suoi progetti e l’opposizione abbandoni lo strumentalismo della paura e della protesta elettoralistica. Facciano un patto non già sull’ordinaria amministrazione preelettorale (anche perché persino la proroga che verrà non comporterà nessun vincolo in tal senso), ma si incontrino INSIEME ALLE FORZE MIGLIORI DELL’ISOLA per recuperare una indispensabile VISIONE comune del futuro.
Proprio la indispensabile e, finalmente, partecipata disponibilità ad accettare il Turismo va considerata come elemento determinante per un cambiamento culturale dell’isola; che talvolta viene accelerato da CRISI drammatiche come quella che stiamo vivendo. Nel frattempo incombe l’urgenza di non fare errori gravi. Dobbiamo, quindi, insistere, già da questa estate, PER SALVAGUARDARE IL TURISMO DI QUALITA’, che in questi ultimi anni stava cominciando a scegliere la nostra isola. La suggestione di abbassare i prezzi, e, ulteriormente, gli standard di qualità è una TENTAZIONE PERICOLOSA.
Ricordiamoci che il modello “Mappatella Beach” non ha mai segnato positivamente il futuro di un territorio: lo ha sempre, piuttosto, definitivamente degradato.