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Viaggio nella crisi del mare IVa puntata: “Anche in disarmo le navi sono a rischio”

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Giu 1, 2020

La stanchezza dell’equipaggio, la riduzione della manutenzione ma anche l’avvicinarsi della stagione degli uragani secondo Allianz sono i maggiori pericoli per le unità ‘inattive’

Procida – La condizione di disarmo, ‘caldo’ o ‘freddo’, a cui molte navi sono state costrette in questi mesi a causa del dispiegarsi dell’epidemia di coronavirus non è esente da rischi, anzi. Lo evidenzia un report di Allianz lobal Corporate & Specialty (dal titolo: Safety of Maritime Assets – Tugged By A Pandemic) che prova ad analizzare la particolare situazione in cui si trovano molte unità, puntando il dito sui pericoli che possono derivare da fattori a volte sottovalutati o in altri momenti meno rilevanti, come la stanchezza dell’equipaggio, costretto a turnazioni più impegnative e quindi più facilmente esposto a errori, o l’assenza di un’attività di manutenzione regolare.  

Per questi motivi, la società suggerisce di ricorrere a piani di disarmo con programmazioni redatte seguendo check list e le liste di controllo fornite dalle società di classificazione.

In particolare, evidenzia Allianz, il piano di disarmo dovrebbe presentare un quadro chiaro dei rischi specifici riferiti al tipo di nave, al luogo ma anche a esposizioni particolari quali le tempeste.

Un pericolo, questo, che ora si fa particolarmente concreto per le numerose navi da crociera temporaneamente in disarmo intorno alla costa orientale degli Stati Uniti, con l’avvicinarsi della stagione degli uragani nell’Atlantico settentrionale. Secondo Allianz è utile dunque che il piano di disarmo tenga conto non solo della manutenzione dei macchinari principali e delle attrezzature, o delle disposizioni antincendio ma anche della disponibilità di rimorchiatori nella zona in caso di emergenza.

Come detto un altro fattore chiave è quello della maggior stanchezza degli equipaggi (Allianz stima  che una quota tra il 75% e il 96% degli incidenti marittimi possa essere provocata da errori umani), a cui si deve rimediare secondo, Nitin Chopra, Senior Marine Risk Consultant di AGCS, con la “regolazione delle ore di lavoro e di riposo” ma anche eventualmente con “l’assunzione di un team di lavoratori disponibili localmente”. Rischi maggiori potrebbero esserci dalle difficoltà che incontrano le società di classificazione nell’organizzare le loro visite a bordo, ma le restrizioni imposte dal coronavirus rendono più dilatati anche gli interventi in cantiere così come le ispezioni di Port State Control, con mancata rilevazione di pratiche e condizioni non sicure a bordo.

L’assenza di manutenzioni regolari, unita ai ritardi nelle ispezioni delle navi, può infine impedire la rilevazione dei problemi, mentre l’interruzione della supply chain può allungare i tempi di consegna di oli lubricanti, con possibili danni ai macchinari. Su questo fronte, AGCS evidenzia anche come, con i servizi di spedizione limitati in molte regioni, potrebbe essere difficile la consegna dei campioni di olio combustibile per le analisi nei laboratori a terra, con aumento di rischio di danni se il comportamento conseguente è l’utilizzo di bunker inadeguato. Allo stesso tempo anche il maggiore uso dei comandi da remoto, per proteggere i lavoratori marittimi dal rischio di infezione, può avere un impatto sulla sicurezza della navigazione.

shipmagazine

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