Procida – Accompagnato dal figlio Eduardo, la due giorni di Antonio Lubrano a Procida è stato un susseguirsi di emozioni.
L’ultima volta è stato sull’isola in occasione delle riprese tv di “Provincia Capitale” una trasmissione televisiva targata RAI andata in onda lo scorso ottobre.
Cappello, polo verde, giacca e mascherina. Stile british, come gli uomini di un tempo. Il suo incidere sul basolato vesuviano delle stradine dell’isole, contornate di motocicli e auto, è quello di uno che quelle viuzze le conosce a memoria. Quasi come a fiutarle, ricordando vecchie botteghe, vecchi mestieri, vecchi proprietari.
Sull’isola per il disbrigo di alcune pratiche comunali, che ha voluto seguire egli stesso di persona, Antonio ha incontrato anche un pò di suoi conoscenti, alcuni parenti giunti da Ischia. In mattinata ha incontrato anche il Sindaco al quale ha suggerito di non dimenticare mai la gente di mare, le origini marinaresche dell’isola, la storia e le tradizioni, magari con la indizione di un premio per chi appunto si è contraddistinto nel mondo della professione marittima, di cui egli stesso è andato da sempre fiero ricordando molto spesso la figura paterna.
Nel pomeriggio dopo qualche ore di riposo, un frugale tuffo nelle splendide acque della spiaggia della Chiaiolella e in serata la visita alla congrega dei Turchini per visitare la mostra.
Così, la giornata è trascorsa tra strette di mano e aneddoti. I procidani non hanno dimenticato uno dei figli di maggior lustro che si è fatto largo nel mondo della televisione e che da sempre porta Procida nel cuore.
Uno su tutti Don Antonio Assante a cui – nella mattinata di ieri poco prima di pranzo – ha voluto fare visita.
Il nastro dei ricordi si è avvolto quando giovanissimi frequentavano la spiaggia della lingua, prospiciente il centro storico dell’isola. I tempi di una Procida che non c’è più e le rispettive esperienze di vita. Decenni passati sulle navi per Don Antonio come cappellano di bordo e decenni trascorsi negli studi televisivi per Antonio Lubrano.
Due amici a cui sul vecchio vefio di casa Assante, sotto un sole cocente, è bastato riabbracciarsi per emozionarsi e al momento e dei saluti l’augurio di rivedersi quanto prima.
A rappresentare la felicità sul volto di Antonio Lubrano di questi giorni trascorsi sull’isola, il figlio Eduardo che al telefono ad un amico ha sussurrato: «Papà sta da Dio qui, si sente bene. E’ contento, spensierato, tranquillo». Infondo è a casa sua.
Quella casa che lasciò giovanissimo per poi spiccare il volo nel mondo della televisione e del giornalismo italiano.
Radiocorriere tv e, Rai 2 redazione cultura, gli anni dell’inviato e gli studi della dizione – come lui stesso ricorda alla presenza di un attore che spiegava ai giovani cronisti i tempi televisivi. Poi la parentesi alla redazione politica con le interviste ad Andreotti a Craxi, da Fanfani a Spadolini.
La svolta arriva sul finire degli anni 80 allorquando il direttore Antonio La Volpe gli affida la rubrica, in coda al Tg, che fu intitolata, non a caso, Diogene come il filosofo greco che girava con la lanterna in mano anche di giorno e, a chi gli domandava il perché, rispondeva: sto cercando l’uomo.
«Quel programma – come ha raccontato egli stesso tempo fa – nacque per essere il quotidiano del cittadino. Quando ho cominciato, sono andato in onda con un maglione, anziché con la giacca e la cravatta. Il direttore mi disse: perfetto, non cambiare mai look. E così feci, perché per entrare davvero nelle famiglie e nei loro problemi, dovevo anche apparire come uno di loro. Il risultato fu che, grazie a Diogene, il Tg2 passò da due milioni e mezzo a tre milioni e mezzo di telespettatori».
Quel volto ironico, che anche oggi non ha perso, quel parlare semplice ma senza facilonerie, e forse l’accento napoletano garbato e rassicurante, gli permisero addirittura di condurre un programma che portasse il suo nome “Mi Manda Lubrano”, che si ispirava al film «Mi manda Picone» di Nanni Loy, contro le truffe e a favore dei cittadini, voluto dal direttore di Raitre Angelo Guglielmi, autrice Anna Tortora, la sorella di Enzo Tortora.
«In pochi anni – dice Antonio – “Mi manda Lubrano” passò da due a sei milioni di telespettatori. Era anche la prima volta in assoluto che un programma sui diritti dei cittadini veniva trasmesso in prima serata»
Dopo una breve parentesi a Telemontecarlo come direttore del Telegiornale è tornato in Rai ad occuparsi di lirica con una trasmissione intitolata “All’opera”.