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Gabriele Scotto di Perta: «L’altra notte ho accompagnato il Cristo con le lacrime agli occhi»

DiRedazione Procida

Set 17, 2020

Gabriele Scotto di Perta – «Grande entusiasmo nella comunità parrocchiale di Maria S.S, della Pietà e di S. Giovanni Battista per la ostensione della Venerata statua del Cristo Morto, vera icona della Passione.

L’invito a portare la sacra immagine del Cristo morto alla marina in occasione delle celebrazioni per il settenario della Madonna della Pietà, è arrivato direttamente dal parroco della Madonna della Pietà, P. Giovanni Costagliola, avallato dal consiglio pastorale della parrocchia.

La richiesta diretta al Priore Matteo Germinario e al governo della Congrega, come vuole la prassi, ha avuto immediatamente parere favorevole ed è stata inviata alla Curia arcivescovile di Napoli come di dovere.

Il nulla osta dalle autorità ecclesiastica è arrivato in tempi brevissimi con elogio per l’iniziativa fermo restante il rispetto delle norme anticovid. Per questo motivo la traslazione della statua è avvenuta in modo strettamente privato e in ore insolite.

Comunque quel piccolo corteo, preceduto da due ceri accesi e da una ventina di uomini che portavano a spalla la statua del Cristo coperta da un panno di velluto, ha suscitato in chi ha potuto vederlo, un grande pathos emotivo e grande commozione. Non mi vergogno di affermare che guardano dal mio balcone a Callia, mi sono venute le lacrime agli occhi. Forse sarò ritenuto matto o no ma è il mio grande amore che nutro per questa immagine con la quale sono stato a diretto contatto per circa sessanta anni.

Il pathos che si sprigiona da quella immagine non può non riportare il pensiero alla Passione di Cristo che nella sua potenza di Figlio di Dio poteva anche esimersi da tanto dolore, ma ha scelto  la strada della sofferenza  per caricarsi di tutti i peccati degli uomini e in questo modo e solo in questo modo redimerci dal male. Tutto questo per un pezzo di legno?  Così il Cristo Morto fu definito tempo addietro.

Ma noi non siamo mica scemi. In tutte le immagini sacre di questo mondo, siano esse di gesso, di legno, di argento o pittoriche, noi cerchiamo di vedere ciò che i nostri occhi non possono vedere. La nostra natura umana è sensoriale e i nostri sensi hanno la necessità di ammirare e venerare non il materiale di cui sono fatte ma ciò che rappresentano. Per me il Cristo Morto mi riporta alla tragedia del Golgota e non è poco per meditare».

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