Sebastiano Cultrera – Coloro che scrivono, in questi giorni, che Dino Ambrosino e la sua compagine avrebbero conseguito una vittoria dimezzata, scrivono una sciocchezza. Così come la scoperta che “l’Isola è spaccata a metà” mi sembra una affermazione inutile.
Non solo perché in democrazia basta un voto per decretare il vincitore e i conseguenti diritti e doveri di maggioranza e opposizione. Ma soprattutto perché il dato politico che l’isola fosse “spaccata a metà” era un dato risaputo e scontato da qualche anno e ulteriormente accentuato durante la campagna elettorale.
Bisognava solo capire quale delle due metà prevalesse, e di quale misura. Se la distanza fosse stata di 300 voti invece di 150 sarebbe cambiato qualcosa?
Il derby stracittadino si è giocato con le regole dei derby, e con il tifo e la passione dei derby. Condito da ogni malevolenza possibile, da una parte e dall’altra. E molti procidani che si attardano (o fanno finta) a lamentarsi per via del “clima acceso” sono, spesso, gli stessi che hanno speso energie e tempo ad alimentare chiacchiere e maldicenze, piuttosto che approfondire qualche tema.
In altra sede approfondirò gli esiti e i significati della mia esperienza di candidatura regionale, che mi ha molto soddisfatto. Anticipo solo che la “furia” del derby ha coinvolto anche le elezioni regionali, a Procida, facendo sprecare tanti voti in liste civiche che TUTTI SAPEVANO NON AVREBBERO PORTATO A NULLA. Ma ci sta. Senza il successo del Partito Democratico, però, la nostra isola sarebbe uscita molto indebolita nei confronti della Regione e del Governo nazionale. Ma, nonostante tutto, i cittadini procidani, a conti fatti, hanno premiato il Partito Democratico e si potrà lavorare facendo la nostra parte anche per continuare a sostenere la nostra isola in tutte le sedi.
Torniamo alla politica locale, anzi cerchiamo di riportare il derby stracittadino in una dimensione politica.
Per comprendere ciò che è accaduto faccio una domanda: abbiamo assistito ad una manifestazione di fiducia nei confronti dell’amministrazione uscente (e del suo operato nei 5 anni passati)? O, piuttosto, si è trattato di una “resistenza” del corpo elettorale a TORNARE AL PASSATO? (in altre parole: ha vinto AMBROSINO o ha perso MURO?)
Certo, hanno inciso entrambi i fattori. Il problema è capire i pesi e l’incidenza di ciascun fattore. Ho sempre sostenuto che l’ordinaria amministrazione di Ambrosino e della sua squadra era stata abbastanza tranquilla e con pochi strafalcioni: in definitiva quasi mai peggiore di “quelli di prima” (forse, troppe volte, in grigia continuità, in particolare sui temi del traffico, della vivibilità, del turismo, etc). E ho spesso ripetuto che chi scommetteva sulla diffusa “voglia di togliersi questi usurpatori dalle scatole” avrebbe sbagliato conteggio. Peggio era affidarsi ciecamente all’idea che sarebbe bastato “stendere la mano” e raccogliere la vittoria: così sarebbe bastata una squadra costruita con buoni “portatori di voti” per sbrigare la pratica; anche senza evidenti significati, senza idee portanti e senza programmi chiari.
Ma alcune idee si erano, tuttavia, palesate in questi anni, da quelle parti. Certo si trattava di una lista civica, ma un nocciolo duro di destra (che ha poi costituito il cuore della lista) aveva fatto un lavoro carsico, in questi anni, puntando su una sorta di ideologia sovranista quasi filoleghista, di pura contestazione. La Procida per Tutti ha raccolto in pieno l’eredità di 5 anni di opposizione dei reduci dell’esercito sconfitto del Capezzuto 2. Un esercito che NON HA FATTO i compiti a casa (per revisionare cosa non andava), e che, EVITANDO OGNI AUTOCRITICA, attribuì quella sconfitta a fattori esterni (la terza lista, Woodcock, etc). Insomma tutti quegli interpreti si sono, evidentemente, fidati della capacità di Luigi Muro a VINCERE DA SOLO queste elezioni. E, in realtà il Leone Muro ha combattuto alla grande: indicando tutte le alchimie, famiglia per famiglia, candidato per candidato, sostenitore per sostenitore su COME prendere i voti e COME intercettare ogni rivolo di consenso potenziale. Mancava, forse, un PERCHE’ e comunque non brillavano chiare le motivazioni. Non c’è dubbio che le motivazioni dei candidati e sostenitori della Procida che Vorrei erano più solide, più di squadra e più unificanti.
Ma Luigi Muro ha combattuto la sua Waterloo con grande onore. Naturalmente non gli auguriamo Sant’Elena, ma una presenza utile alla politica e alla comunità procidana: alla fine farò una proposta in tal senso.
Ma tornando ai (pochi) contenuti emersi ne voglio segnalare tre di quelli SCONFITTI dai procidani che, invece, si credeva fossero dei grimaldelli per convincere gli elettori CONTRO l’amministrazione.
Parlo dei temi della IMMIGRAZIONE, della SANITA’ e della CULTURA.
Ho sempre pensato che se il referendum proposto, sugli immigrati, si fosse svolto, i cittadini procidani avrebbero votato A FAVORE dell’accoglienza. Questo tema si è trascinato fino alla campagna elettorale e NON E’ STATO UTILE a Muro & company per fare saltare il banco contro l’amministrazione uscente.
L’idea che i problemi sanitari di una comunità si potessero governare giudiziariamente A COLPI DI RICORSI AL TAR, è una idea sbagliata. In ciò anche l’amministrazione ha talvolta indugiato, ma il mantra della Procida per Tutti è sempre stato: “Il ricorso è prima NOSTRO” e “Muro ha salvato l’Ospedale”. La faccio breve facendo notare quanto neanche questo argomento sia stato recepito dall’elettorato.
“Procida capitale della Cultura” è una operazione intelligente, indipendentemente dagli esiti. La Procida che Vorrei ha puntato sulla cultura di più e meglio degli avversari e “l’abbandono del campo” di una collaborazione istituzionale su un tema del genere è stato un autogoal.
Chiudo venendo ad una proposta di conciliazione istituzionale.
Dino Ambrosino ha PIENO TITOLO di amministrare e PIENA FACOLTA’ di affidare (in armonia con la propria maggioranza) gli incarichi istituzionali a chi ritenesse più opportuno. Abbiamo fatto giustizia, anche con questo mio scritto, della inconsistenza politica dell’argomento della SPACCATURA A META’ della comunità. Ma potrebbe essere interessante, per l’amministrazione e per la comunità, UTILIZZARE, in positivo, l’esperienza e la competenza di Luigi Muro.
Quindi propongo che Dino faccia un gesto “nobile” di conciliazione indicando Luigi come Presidente del Consiglio Comunale. Sarebbe un bel gesto, utile al Sindaco, al Consiglio tutto e alla Comunità.