Numerose persone con diverse patologie costrette ad attendere tempi migliori
Procida – Chi pensa ai malati non covid? Se lo stanno chiedendo numerosi isolani e soprattutto tutti coloro che soffrono di patologie non legate al virus, che non hanno mai contratto l’infezione ma che al tempo stesso da circa due mesi non riescono ad accedere alle cure sanitarie. Nè hanno certezza sulla data in cui potranno effettuare quelle che in gergo tecnico vengono definite “prestazioni non urgenti” che sono state sospese durante il lockdown e in questa seconda fase come da disposizione dell’ASL.
Attualmente infatti nella nostra regione, l’assistenza sanitaria è bloccata. Chi ha comunque bisogno di essere curato perchè soffre di altre malattie o ha un problema di salute improvviso non può farlo. Si può andare tranquillamente a caccia, a pesca o a raccogliere i tartufi. Si può andare in pasticceria o al bar che hanno riaperto per l’asporto e per il servizio a domicilio. Non ci si può invece curare. Il problema è generalizzato e sta creando gravi difficoltà non solo ad anziani e malati cronici, ma anche ai più piccoli.
Numerose sono state le segnalazioni che sono giunte in redazione da parte di procidani che avrebbero bisogno di cure e invece devono purtroppo attendere.
È servita una pandemia a far comprendere che tagli indiscriminati, perpetuati dai vari governi che negli anni si sono succeduti, hanno eroso alla base il nostro Sistema sanitario nazionale. Un anno dopo l’altro i bisogni di salute sono aumentati, scontrandosi drammaticamente contro una sanità a due velocità.
C’è chi aveva prenotato una prova da sforzo e non ha potuta sostenerla. “Sarà contattato per un altro appuntamento, ora non è possibile erogare questa prestazione”, si è sentito dire al telefono un paziente cardiopatico. Si sarebbe dovuto recare in questi giorni all’ospedale Cardarelli, il centro ‘riconvertito’ alla cura dei malati di coronavirus.
Non va meglio nemmeno a coloro che hanno bisogno di una radiografia, di una risonanza magnetica o finanche di un dentista a causa di una improvvisa nevralgia dentale: le porte di studi medici, ambulatori e altre strutture pubbliche e private sono sbarrate come previsto dal provvedimento della Regione.
Molti cittadini hanno segnalato i disservizi a Cittadinanzattiva: “Il percorso di cura e assistenza dei malati cronici, se ulteriormente differito, potrebbe peggiorare la loro già precaria salute. Gli anziani hanno dovuto rinunciare alle cure per paura di essere contagiati”. Senza dimenticare il problema delle liste di attesa: rischiano di ‘ingolfarsi’ e allungarsi in una Regione già carente da questo punto di vista. “Lo slittamento dell’intera offerta di assistenza sanitaria – rimarca pure Cittadinanzattiva – penalizza ulteriormente il cittadino, che già nella quotidianità lamenta la difficoltà di accesso al servizio sanitario delle liste d’attesa, che ancora oggi risultano molto lunghe”.
Il Covid ha reso più evidente e veloce un processo che ha radici profonde. Abbiamo voluto declinare attraverso le Regioni i valori nazionali alla base dell’articolo 32 della Costituzione, ma così facendo abbiamo solo valorizzato le diseguaglianze tra un territorio e l’altro. Tra chi ha puntato su una sanità ospedalocentrica, chi ha creduto sul potenziamento del territorio e chi, stritolato dalla spending review, ha semplicemente tagliato tutto il tagliabile (e anche di più). È servita una pandemia a comprendere l’errore. Ma abbiamo veramente imparato la lezione? Al di là dei buoni propositi, qualche dubbio viene. Oggi l’intero sistema sanitario è concentrato ad arginare l’onda d’urto del Covid. Ed è anche comprensibile. Quello che non si comprende è il tempo perso. Perché, forse, si trascura che purtroppo non esiste solo il Covid. Così, nelle regioni del Sud, è stato annunciato e realizzato il blocco di tutte le attività sanitarie programmate e non urgenti. E la misura sarà presto nazionale. Stop ad interventi non indispensabili e, senza annunci, freno a mano tirato su screening e visite di prevenzione. Proprio la prevenzione per anni sottovalutata e sotto finanziata ed unica – per ora – arma in questa difficile battaglia.
Gli effetti di questo cortocircuito sanitario generato dalla pandemia sono già purtroppo manifesti nei tanti appelli provenienti dalle associazioni di pazienti, dalle tante famiglie che si trovano costrette a vivere da vicino il dramma di una malattia rara o una malattia oncologica: tutte vittime di una mancata programmazione.