Gino Finelli –
Finalmente la politica ritorna a rinascere attraverso uomini e idee frutto di una esperienza antica, conoscenza, cultura e preparazione amministrativa.
Ascoltare vuol dire apprendere, porsi cioè davanti agli interlocutori con un atteggiamento teso all’implementazione delle proprie conoscenze, idee e valutazioni, spesso recependo informazioni, suggerimenti e spunti di pensiero propositivi e utili per un progetto di sviluppo sostenibile e comune.
Ecco dunque come si è presentato a tutti noi e soprattutto ai politici di oggi, il nuovo Presidente incaricato. Poche parole, nessun social, atteggiamento autorevole e fortemente dignitoso per la sua elevata caratura e personalità. Un esempio, insomma, di come dovrebbe e potrebbe essere il vero politico, quello capace di traghettare questo paese in macerie verso una sua rinascita e un suo percorso di concreto sviluppo per le generazioni a venire.
Cade il mito di tutti uguali e tutti in grado di governare, cade il linguaggio populista dell’inutilità della conoscenza e cultura e crolla quell’atteggiamento populista e di arroganza che ha caratterizzato i nuovi politici soprattutto quando vanno, per una strana e assurda coincidenza della vita, ad occupare posizioni di prestigio non solo non idonee alla loro formazione, ma neanche al loro pensiero.
E’ stato davvero uno scenario grottesco e, per certi versi drammatico, vedere sfilare tutti quelli che ci hanno rappresentato fino ad ora, con un atteggiamento dimesso difronte ad un ipotetico Preside, per così dire, che, dopo aver ascoltato la scolaresca, doveva trarre decisioni sul come educarli e sul come organizzare la didattica politica.
La negazione di tutto ciò che si era detto e fatto nel solito teatro della mistificazione e menzogna politica, trovava così un finale con la chiusura di quel sipario, lasciando gli spettatori in attesa, non già di una nuova commedia dell’arte, ma di un documentario raffinato e concreto sul nostro futuro.
La grande stagione della cosiddetta rivoluzione del pensiero progettata da Grillo attraverso il Movimento 5 stelle, che già aveva attraversate contraddizioni e incapacità, finisce così difronte alla consapevolezza della necessità, per amministrare una Nazione di avere conoscenza, esperienza, credibilità internazionale. Si arena difronte non ad una squadra di uomini talentuosi e capaci, dal curriculum invidiabile, ma difronte alla personalità di un solo uomo, quello dei master, della cultura universitaria, della conoscenza di lingue, della gestione della macchina amministrativa e della politica a livello mondiale. Un uomo che ha costruito la sua carriera con assoluta compostezza e preparazione riuscendo così a dimostrare quanto conta ed è necessaria la formazione che, non può e non deve passare attraverso una sorta di praticantato spicciolo acquisendo spesso ruoli e posizioni, imparando così da essi senza apportare mai un proprio contributo. Una politica spesso improvvisata che necessariamente deve piegarsi, come è accaduto, alla volontà e alle decisioni di burocrati che finiscono con lo scavalcare il politico attraverso una sorta di veti e difficoltà
Nel lavoro come nella politica, a maggior ragione, non può esistere l’uomo qualunque cui affidare la nostra sorte e la gestione della società e con essa della nostra vita, non può determinarsi quell’assurda condizione di attribuirsi capacità e cultura solo per avuto un consenso popolare spesso rabbioso e incoerente.
Certo la democrazia ha le sue regole, ma anche i suoi limiti, quelli del consenso a tutti i costi, della necessità di non scontentare, della scelta frequentemente voluta di uomini insignificanti, buoni ad obbedire al leader di turno e buoni per tutte le stagioni.
Personalmente non posso che ritenermi soddisfatto del giro di boa e mi auguro che non si finisca con il solito teatro e cioè che quando si capisce di non essere i protagonisti, si rivoltano le carte.
Massima fiducia al Presidente Draghi sia per l’alto profilo culturale, esperienza, conoscenza della politica e non solo, sia per le difficoltà che dovrà affrontare per tentare di riportare su una strada di sviluppo un paese in macerie gestito per anni da uomini che avrebbero fatto bene ad interrogarsi sulle loro capacità e sulle loro deficienze.
Certo non tutti, ma quando si è costretti ad ascoltare la massa quella del consenso, anche una mente capace finisce con il doversi adeguare alla mediocrità nel tentativo di mantenere in piedi un sistema vacillante che non ha una linea comune, quella della qualità.
E’ vero che conta poco avere grande cultura se non si ha la capacità di trasformare un’idea in un fatto concreto, ma il vero problema è proprio avere un’idea, quella che consente di creare processi di cambiamento in un mondo sempre più complesso e difficile. E l’idea non può nascere dal nulla essa è frutto di conoscenza, esperienza, competenze specifiche e capacità dialettica e di confronto.
Vorrei ricordare a tutti coloro che si sono cimentati in politica, spesso sorvolando sulle loro conoscenze e capacità, che Aristotele diceva: “La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella consapevolezza di meritarli.”