Procida – Anche quest’anno i riti religiosi legati alla festività di San Michele, l’8 maggio, e la processione per l’isola sono ridotti alla sola celebrazione della Messa nell’Abazia di Terra Murata dedicata all’Arcangelo. A memoria d’uomo, anche nelle circostanze più infauste manifestazioni interne ed esterne all’Abazia si sono sempre tenute, pur se limitate nell’ambito della rocca.
Dallo scorso anno, la giornata era stata riclassificata come festività civile, dopo che agli inizi del secolo era stata fissata al 29 settembre per ricongiungerla alla festa liturgica, e ciò in ricordo e ringraziamento per gli interventi miracolosi a Lui attribuiti.
La venerazione dell’Arcangelo ha origine millenaria. Per i procidani i riti religiosi e i festeggiamenti per la ricorrenza di San Michele hanno radici antichissime, sempre vissuti con grande partecipazione e fede, tanto da venerarlo come Protettore dell’isola, anche ovunque nel mondo gli emigranti procidani hanno costituito delle comunità.
Insieme alle festività pasquali costituiscono i più attesi appuntamenti primaverili come liturgia della rinascita della vita e della natura, del bene che trionfa sul male e per varie manifestazioni di religiosità popolare, anzi li precedono nei lontani tempi di effettuazione.
In verità da qualche tempo, nella generale riduzione della partecipazione dei fedeli ai riti religiosi e, per quanto riguarda Procida anche per i rapporti interni al clero, l’afflato devozionale sembra essersi affievolito, a differenza di quanto avviene nelle comunità estere discendenti da emigrati procidani, in particolare in Francia.