Procida – Uno studio di qualche mese fa riportò la notizia che l’Italia potrebbe perdere ben 1.030 km di spiagge entro i prossimi 80 anni, a causa dell’innalzamento dei mari dovuto al riscaldamento globale.
In sostanza, secondo lo studio entro il 2100 una spiaggia su tre in Italia non esisterà più, anche se altri paesi avranno una situazione peggiore rispetto alla nostra: per l’Australia si stima infatti una perdita di ben 14.849 km di spiagge, per il Canada 14.425 km, per il Cile 6659 km. Seguono Messico (5488 km), Cina (5440 km), Stati Uniti (5530 km), Russia (4762 km) e Argentina (3739 km).
A Procida molto più impellente rispetto al 2100 che resta una data comunque da segnare col pennarello rosso, resta il problema dell’erosione degli arenili.
Sia l’amministrazione, sia l’opposizione in campagna elettorale avevano presentato due progetti per il ripascimento delle spiagge che non possono essere più procrastinati nel tempo.
Dopo le mareggiate di questo invero che di fatto hanno portato via non poca sabbia, in queste settimane un timido ripascimento naturale è avvenuto.
A darne contezza l’assessore ai lavori pubblici Rossella Lauro:
«Come ogni anno abbiamo monitorato la situazione delle spiagge. Di solito dopo gli allarmi del mese di novembre e dicembre, la natura fa il suo corso facendo ritornare la sabbia pian piano dal mese di febbraio. Molti tratti del lungomare sono stati interessati da un ripascimento naturale. Purtroppo data la protezione della scogliera, che abbiamo voluto rinforzare, per proteggere la pedana realizzata tra il lido e la capannina dobbiamo intervenire con il ripristino dell’arenile per consentire l’utilizzo della rampa per accedere alla spiaggia. Dopo aver approfondito la materia, seguiremo le linee guida pubblicate dalla Regione Campania adottando la modalità semplificata prevista in questi casi. Domani effettueremo un altro sopralluogo per definire le modalità di intervento e per avviare le procedure. Ringraziamo l’Arch. Gioacchino Rosario De Michele, risorsa preziosa per il nostro Comune”.
RICERCHE SUGLI ARENILI LOCALI
I risultati delle ricerche morfo-sedimentologiche e dinamico-evolutive condotte negli ultimi decenni da Cocco e coll. lungo le coste della Campania, fanno emergere un quadro poco confortante: vasti tratti di litorale appaiono soggetti a fenomeni irreversibili di erosione e fortemente compromessi dalla urbanizzazione, altri risultano stabilizzati da opere di difesa, altri ancora, molto esigui, si mostrano in equilibrio o in avanzamento. La causa di questa “tendenza erosiva” che fa seguito ad un periodo plurisecolare di progradazione è imputabile principalmente a fattori antropici (considerando che le variazioni climatiche e l’innalzamento del livello marino -fattori naturali pur presenti- hanno “scale temporali” apprezzabili solo nel lungo periodo) e specificamente:
- alla drastica riduzione degli apporti solidi fluviali in conseguenza della realizzazione di dighe di ritenuta, della estrazione degli inerti in alveo e della sistemazione idrogeologica dei bacini montani. I sistemi costieri, non più adeguatamente alimentati, presentano pertanto un bilancio “deficitario” (il materiale che perviene alle spiagge non compensa più quello che viene “smistato” naturalmente dalle correnti costiere lungo la riva)
- alla variazione del regime litoraneo indotta dalla costruzione di porti turistici e di opere di difesa in genere. I porti con i loro imponenti moli intercettano il materiale trasportato dalle correnti lungo riva nelle aree “di sopraflutto” (a monte) non rendendolo più disponibile per le aree a valle delle opere stesse (“aree di sottoflutto”) che sono costrette ad arretrare. Le opere di difesa in genere (barriere aderenti alla costa o distaccate da essa, pennelli, etc.) stabilizzano sovente solo il tratto sotteso, innescando processi erosivi accelerati nei tratti contigui.
Nel periodo 1987/2005 elemento peculiare di tutto il paraggio è costituito dall’arretramento della falesia nel settore di Ciraccio dove, oltre a provocare il distacco del secondo faraglione, rende addirittura “pensile” il balcone di una abitazione realizzata sulla sommità stessa del costone. Nel settore di Chiaiolella, persiste l’attacco da parte del moto ondoso alle strutture che limitano la spiaggia verso l’entroterra, talchè si è dovuto ricorrere al posizionamento puntuale di difese aderenti.
Da rilevare che nel 2002 è stato appaltato, a cura dell’Amm.ne Comunale, un intervento di difesa dall’erosione basato su un sistema di drenaggio della linea di riva (BMS: Beach management system). Tale intervento, che avrebbe dovuto consentire una ricostituzione dell’arenile pari a 8 m nell’arco di un anno, non ha raggiunto l’obbiettivo a causa della “particolarità del luogo di installazione”: il sistema BMS è stato applicato per la prima volta in ambito mediterraneo su una spiaggia insulare priva di apporti fluviali, come si apprende dal sito ufficiale “bmsonline”.