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Arciconfraternita Pio Monte dei Marinai: «Non c’è spazio per manipolazioni ideologiche. L’ente non apparterrà mai ai disegni di chi vorrebbe trasfigurarne fisionomia, funzione e identità.»

DiRedazione Procida

Mag 21, 2021

Procida – «Il Governo d’Ufficio dell’Arciconfraternita del Pio Monte dei Marinai di Procida intende replicare agli inesatti e fuorvianti  contenuti  apparsi recentemente su di un giornale locale ( Procida Oggi ndr)  e con i quali si assiste ad un mistificante capovolgimento della realtà e delle dinamiche riguardanti la storia, la gestione ed il futuro di questo Ente Ecclesiastico.

Si denunzia, in questo pezzo di stampa, l’assenza di incontri e confronti con Largo Donnaregina: quest’affermazione non è vera.  Più volte il Direttore dell’Ufficio Diocesano Confraternite ha ricevuto ed ascoltato coloro che, come cittadini di Procida ed accompagnati dal Sindaco, esponevano istanze a nome della cittadinanza.   Ci si è finanche scambiati bozze epistolari in vista della redazione di un nuovo Statuto che potesse sintonizzare l’identità dell’Arciconfraternita con le attuali esigenze dell’Isola.                                                       

A troncare il dialogo che la Curia stava conducendo è stata, tuttavia, l’ostinazione sistematica – a volte cieca –  con cui queste persone  rigettavano ogni ragionevole proposta di rivisitazione statutaria al solo ed evidente scopo di far prevalere una linea ideologica votata a negare la natura ecclesiastica dell’Arciconfraternita e ad affermare una gestione “civica” del Sodalizio, indipendente dal Vescovo diocesano.

Una posizione del tutto illegittima sul piano giuridico ed antistorica: non solo l’Arciconfraternita, sul piano legale, ha visto riconoscere, sin dal 1939,  dal Ministero dell’Interno,  la sua natura di ente religioso, per quanto è stata proprio questa sua precisa identità canonica ad averla salvata, sul piano sostanziale, dal dissolvimento: se l’Arciconfraternita non avesse costituito un ente ecclesiastico civilmente riconosciuto (per usare la nomenclatura della successiva Legge dello Stato Italiano n. 222 del 22.5.1985) essa sarebbe stata soppressa per inattività a norma del Codice ed il suo patrimonio sarebbe stato devoluto ad altri enti.   Ed invece l’intervento diocesano, legittimato proprio dall’appartenenza dell’Arciconfraternita al circuito ecclesiale ed il suo assoggettamento alla vigilanza dell’Arcivescovo, ne ha permesso la conservazione, l’asservimento alle finalità di culto, devozione e carità così ben rimarcate nel secondo Statuto del 1862.

Proprio in merito al patrimonio dell’Arciconfraternita, bisogna rilevare che  il Governo d’Ufficio, nominato dall’Arcivescovo per restituire vigore all’esperienza associativa e per redigere il nuovo Statuto su cui fondare questa rinascita, si è tuttavia inaspettatamente imbattuto in una vera e propria emorragia e dilapidazione patrimoniale, constatando che, nel tempo, buona parte degli immobili di cui era titolare la Confraternita grazie alla devozione e alla generosità dei fedeli, si era volatilizzato, scomparso. Il Governo ha dovuto dunque iniziare un’opera di ricostruzione di quanto accaduto e la stessa Curia, come organo tutorio e di vigilanza, sta promuovendo verifiche volte a stabilire le responsabilità di quanti hanno permesso o favorito questa selvaggia dismissione immobiliare

E’ stata dunque  la Curia a interrompere questa drammatica tendenza depauperativa, a salvare il patrimonio  e ad accentrare, in un Governo di diretta emanazione diocesana, l’amministrazione dell’Ente, ottenendo peraltro sin da subito importanti  risultati in termini di consolidamento patrimoniale e ed economico, nonché – e soprattutto – attraverso un’operazione di rilancio e ricostituzione della vita attiva della Confraternita.

E’ solo con il Governo d’Ufficio della Curia Arcivescovile  che è infatti  finalmente pronto ad essere promulgato il nuovo Statuto del Sodalizio, che segnerà l’inizio di una nuova stagione associativa, in continuità con la storia fondativa ma con lo sguardo rivolto al futuro, alle nuove esigenze di Procida e dei procidani, con l’iscrizione di nuovi confratelli e consorelle che inietteranno nuova linfa nella santa opera di un Ente Ecclesiastico che ancora tantissimo può donare alla sua terra (apertura alle consorelle che è di fondamentale importanza, perché nella Chiesa – e dunque nella Confraternita – le donne svolgono un ruolo attivo e primario che va puntualmente valorizzato e condiviso).  

Lo Statuto che permetterà tutto questo è un atto di grande equilibrio, vagliato da esperti di diritto civile, ecclesiastico e canonico e che coniuga le origini dell’Arciconfraternita con le istanze che oggi emergono dalla terra e dal popolo di Procida.  Lo stesso Sindaco, ingiustamente definito “ambiguo” in questo articolo di stampa, ha invece espressamente manifestato la sua posizione e, da lungimirante ed accorato rappresentante della cittadinanza procidana, ha inviato qualche mese fa una ammirevole lettera  nella quale sposa la missione della Confraternita, ne saluta il valore ed il  modo in cui l’Ente Ecclesiastico  avrebbe potuto concorrere con il Comune a combattere le povertà e le criticità che affliggono l’Isola di Procida.

Ed anche sotto questo punto di vista non è possibile dimenticare che sotto la guida del Governo d’Ufficio la Confraternita, lungo dall’avvitarsi su se stessa, non ha solo assicurato solidità amministrativa ed economica al Sodalizio, ma ne ha impiegato le rinnovate risorse per l’organizzazione di opere di carità, devozione, culto e cultura di cui, negli ultimi 3 anni, anche giornali a tiratura nazionale hanno parlato.

Non solo, pertanto, la Curia si è presa cura dell’Arciconfraternita del Pio Monte dei Marinai adottando la scelta severa e spartiacque di un Governo d’Ufficio in grado di rimettere in piedi l’antico Ente Canonico risolvendo i guasti patrimoniali rinvenuti, per quanto attraverso tale Governo diocesano  essa ha creato finalmente le basi affinché, di qui a qualche tempo, l’Oratorio di S. Maria e la sede associativa di Via Roma diventino il centro nevralgico ed un il polmone pastorale  dove uomini e donne, animati dallo spirito di servizio che contraddistingue l’opera dei laici nella Chiesa, faranno rivivere un organismo che sin dalla seconda metà del Seicento professa e testimonia, con virtù e devozione, l’antica ed autentica fede dei popoli del mare.

Non c’è spazio per manipolazioni ideologiche laddove i fatti sono cristallini e la loro concatenazione racconta di un impegno concreto e collettivo che si eleva al di sopra di sparuti e miseri interessi personali. Confidiamo perciò che queste precisazioni valgano definitivamente a sconfessare la illegittima e triste crociata contro un ente che è di Procida e per Procida e che non apparterrà mai ai disegni di chi vorrebbe trasfigurarne fisionomia, funzione e identità.»

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