Gino Finelli – Chi difenderà, come San Michele fece con la sua spada, l’Isola capitale della cultura 2022?
Una domanda che ci si deve porre oggi, a distanza di meno di un anno dall’evento e all’inizio della stagione estiva 2021. E’ una domanda, oltre che legittima opportuna per evitare di incorrere in errori che possono inficiare il futuro della nostra terra e determinare la perdita di un immagine di bellezza che un pò per fortuna ci siamo trovati ad avere.
Per chi come me conosce il territorio da sempre può certamente parlare di fortuna poiché, al di là della indiscutibile bellezza dei suoi luoghi, della sua storia e della sua importanza nel Mediterraneo, in questi ultimi trent’anni, ma direi anche da prima, nessuno ha mai progettato il suo sviluppo nel rispetto della sua bellezza, dei suoi spazi, della salvaguardia delle sue coste e delle sue spiagge, ma di più, io posso affermare con dovizia di causa, che nessuno, salvo rare eccezioni, non lo ha neanche pensato.
E dunque dopo gli innumerevoli oltraggi che il territorio ha subito, determinando così una profonda ferita e una carenza di spazi adeguati per una vivibilità sostenibile, oggi ci troviamo difronte alla Nazione, ma direi al mondo, a dover difendere quello che abbiamo con i denti e la spada e tentare, in una impresa forse quasi impossibile, di mantenere quell’immagine fortunosa che abbiamo gratuitamente avuta e quella impronta storica che appartiene di fatto al territorio e alle genti.
Dunque chi difenderà Procida dal disordine, dal traffico, dal costante e continuo oltraggio del territorio? Chi la difenderà dall’arroganza di chi pensa di vivere al difuori e al disopra delle regole? Chi la difenderà dall’improvvisazione di chi speculerà su un risultato che, legittimamente ottenuto, andrebbe, come il territorio preservato e custodito nel tempo? Infine chi si farà artefice di un progetto di sensibilizzazione della popolazione per un rinnovato senso civico e una cultura ecologica?
Non basterà il suo protettore San Michele e non basterà l’affabulazione vuota e insignificante di chi pensa e crede, in malafede, di poter fare tutto e bene. Non basterà un dictat temporaneo e impositivo privo di cultura e di significato prospettico, né un finto se non inutile tentativo di coinvolgimento di quella popolazione che per anni non ha mai sentito neppure parlare di un progetto sostenibile per lo sviluppo e il futuro dell’Isola.
La cultura organizzativa è di fatto la base del successo o del fallimento di una iniziativa. E proprio per questo è difficile da individuare, definire e capire.
“Una cultura è espressa (o costituita) soltanto attraverso le azioni e le parole dei suoi membri… La cultura non è visibile in sé, ma è resa visibile soltanto attraverso la sua rappresentazione.”
E quale dunque la rappresentazione che noi vogliamo dare della nostra Isola, al di là del progetto vincente e con esso delle sue manifestazioni?
Ecco dove si scontra il progetto vincente con la realtà, quella fatta dell’ordinario, di ciò che risalta agli occhi di chiunque appena mette piede sul nostro piccolo territorio.
Chi ha a cuore il successo e quello che di positivo esso rappresenterà per Procida non può non porsi queste domande e non può non preoccuparsi di ciò che al momento vede e della necessità di porre immediati rimedi. Non può non immaginare che un evento, conquistato meritoriamente dall’amministrazione, non debba avere il coinvolgimento della intera popolazione, delle sue risorse, dei suoi uomini migliori. Non può non vivere questo momento con una preoccupazione per l’incertezza della sua riuscita.
E dunque basta con i soliti atteggiamenti faziosi, di protervia e di chiusura poiché è dovere di chi amministra rendere partecipe la popolazione e diritto di tutti i cittadini partecipare ad un evento che può essere parte determinante per lo sviluppo e la crescita del territorio. Può essere il volano per una alternativa concreta al mare di quei giovani che hanno voglia, desiderio e l’ambizione di fare qualcosa per la propria Isola.
E dunque cosa bisogna fare?
Innanzitutto rendere edotta l’intera cittadinanza sulle iniziative che verranno adottate nell’anno 2022.
Concordare un piano di rivisitazione dell’intero territorio con opportuni, necessari interventi finalizzati a migliorare l’aspetto, la vivibilità e il decoro.
Facilitare un percorso rieducativo per la gestione degli spazi comuni
Definire, fin d’ora, le aree chiuse al traffico anche dei residenti, con la sola eccezione di transito per recarsi alla propria abitazione.
Immaginare un piano colori che consenta, attraverso anche l’utilizzo dei bonus dell’edilizia, di ripristinare il decoro dei fabbricati.
E potrei continuare nelle proposte da porre all’attenzione. Ma sono convinto che a tutti è chiara la necessità di iniziare quel percorso di rinnovamento che passa, oltre che per regole e rispetto delle stesse, anche e soprattutto attraverso una rinnovata coscienza civica. E forse è proprio questo il compito più arduo e complesso per una amministrazione. Riuscire a conciliare le esigenze di tutti modificando quelle abitudini errate che sono state e lo sono ancora, il vero tallone di Achille per la salvaguardia del nostro territorio.
Ma oggi: “di tanta speme questo ci resta” per evitare di naufragare nonostante che: “il naufragare sia dolce in questo mare”