Sebastiano Cultrera – L’amico Vincenzo Esposito ha lasciato, da poche ore, la sua vita terrena. Questa dipartita è stata giustamente commemorata e partecipata da tanti commentatori e protagonisti (di ieri e di oggi) della vita politica isolana e (più ampiamente) dell’area napoletana, ché Enzo è stato, anche, tra i protagonisti di una stagione importante del riformismo napoletano.
Molte cose sono state dette, molti ricordi sono riaffiorati alla memoria collettiva, molti meriti di “Enzuccio” sono stati sottolineati. A partire dalla sua capacità politica, unita ad un tratto di umana benevolenza, che lo fanno ricordare da tutti come un personaggio capace di catalizzare due sentimenti (che non sempre sono intimamente congiunti) che sono la stima e l’affetto.
La sua parabola umana è intimamente legata al percorso politico. La sua vita è stata sicuramente informata al concetto di Pietro NENNI: la politique d’abord (la politica davanti a tutto). Ed egli ne ha fatto una prassi oltre che una convinzione.
Quindi, starò lontano delle “miserie” che la “comédie humaine” propone anche nelle vite dei migliori (anzi soprattutto in quelle) e proverò a sorvolare le vicende luminose (e meno) che hanno caratterizzato la vita e le azioni di un significativo personaggio politico quale Enzo è stato.
Nella nostra isola è stato, senza dubbio, il vero maker delle vicende di governo dell’isola per circa due decenni: ben oltre quei 5/6 anni che lo videro direttamente protagonista e del breve periodo in cui ricoprì l’incarico di Sindaco dell’Isola.
In realtà l’ingresso in politica, al fianco del grande Vittorio PARASCANDOLA, di un gruppo di “giovani leoni” della politica, capitanati appunto da Esposito, cambiò la sintassi della politica procidana.
Si passò dall’idea di una opposizione solo di principio (o addirittura solo nel momento elettorale) ad una idea di una sinistra isolana che finalmente cominciava a porsi l’obiettivo del Governo dell’isola, pur trovandosi, in quel frangente, nella condizione di minoranza.
E la grande sfida di Governo, proposta negli anni 80 (ma già nelle amministrative del 1978) fu quella di costruire un PROGETTO politico rivolto a TUTTA LA COMUNITA’, scavalcando limiti ideologici, con “vocazione maggioritaria” (come diremmo oggi).
La proposta socialista, garantita da un personaggio molto popolare come Vittorio PARASCANDOLA, divenne una proposta seria e sfidante e alcune intuizioni (politiche, programmatiche economiche) di quel PROGETTO sono state valide negli anni, e rimangono, nei suoi concetti, attuali ancora adesso.
Il contributo dei “fantastici quattro” (oltre ad Enzo, vi contribuirono Pasquale Lubrano, Maria Capodanno e Domenico “kiodo” Ambrosino) ad una modernizzazione dell’isola e a riscoprire i temi della produttività dell’isola ALL’INTERNO dell’isola stessa, è stato importante.
Ma il PROGETTO socialista fece fatica a diventare egemone in una epoca in cui il Turismo (insieme ad altre “attività” isolane) era culturalmente (e, ahimè, economicamente) minoritario. La “ricchezza” che proveniva copiosa dal lavoro nelle petroliere dagli anni 60 aveva forgiato un altro modello culturale e di vita, rimodellando l’isola (che pure vanta un glorioso passato produttivo ed imprenditoriale) in un dorato dormitorio senza nessuna risorsa economica autoctona.
Ma il PROGETTO fu anche altro. Fu una capacità di incidere nella realtà circostante, negli enti pubblici e nei rapporti con i livelli istituzionali superiori. Il Progetto socialista proponeva, insomma, di riportare Procida al CENTRO di uno scenario più ampio e più complesso. Naturalmente fu altro ancora: impegno, passione, scontro e confronto. In poche righe non si può riassumente una stagione importante della Storia isolana.
Di tutto questo processo il punto nodale fu lui: Enzo Esposito. Non aveva la popolarità e la grande sensibilità culturale di Vittorio PARASCANDOLA, ma aveva un acume politico ficcante ed una rara capacità di sintesi politica (e amministrativa) che lo poneva, naturalmente, al centro dei processi decisionali. Le stagioni che videro i due leader socialisti d’accordo (non lo fu sempre) sono state le migliori stagioni politiche della nostra isola.
Fu, soprattutto, capace di superare le barriere e le differenze politiche, anche di quelle ataviche: dietro alla “grande conciliazione” tra il vecchio “ras” democristiano Cennamo e lo stesso Parascandola ci fu una trama politica abilmente tessuta da Esposito, cui i due vecchi “gattopardi” dovettero adeguarsi per non essere eliminati.
E credo che quella sia una vicenda che dovremmo meglio rivalutare in una epoca quando sembrano farla da padrona le contrapposizioni gratuite e le polemiche (talvolta) fini a sé stesse.
Ma fu quello sguardo alla modernizzazione dell’isola e al futuro (di quella classe dirigente e di quelle idee) che entusiasmò anche qualcuno di noi che era un poco più giovane. E credo sia il vero patrimonio che dovremo serbare proprio adesso che si schiude, davanti alla nostra isola, un futuro complesso ed entusiasmante.
Credo, quindi, che la fine, mortale di Enzo Esposito debba essere un motivo di più per farci riflettere, ripensare e ricalibrare il rinnovamento di un PROGETTO, di una POLITICA, di una idea di FUTURO.