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«#Procida non deve morire»: intervista a Ciro Bruno Linardo

DiRedazione Procida

Giu 30, 2021

Procida – Sfogliando le pagine del libro d’esordio di Ciro Bruno Linardo, #ProcidaNonDeveMorire – un saharawi con il mare nel cuore edito da Edizioni Mea, si ripercorre la vita di Giovanni bancario puteolano che svolge servizio nella piccola e magica Procida. Il destino favorisce l’incontro con Moulay, un giovane saharawi che beneficia di un programma di adozione per motivi di studio ed è fortemente motivato a diplomarsi per realizzare i suoi ambiziosi sogni di libertà. La storia, un noir mediterraneo, ha gli odori e i sapori di Procida, da cui i due protagonisti sono rapiti “in tutti i loro sensi”.

Un progetto editoriale che ha anche uno scopo solidale, poiché un quarto del ricavato della vendita dei libri viene devoluto al popolo del deserto ed in particolare a giovani donne saharawi che studiano per diventare insegnanti.

Come nasce #ProcidaNonDeveMorire?

«Nasce dalla passione per Procida e per i suoi abitanti. Lavoro su questa minuscola e popolatissima isola già da tre anni ed ho avuto modo di apprezzare le caratteristiche dei suoi abitanti, schivi all’inizio nei confronti del “furastiero”, ma che poi si aprono svelando la loro tenerezza. Sono un po’ come i buonissimi ricci di mare che danno vita al famoso piatto tradizionale, lo spaghetto al riccio, e che svelano il sapore che si nasconde sotto gli aculei.  A questa passione ho abbinato quella per i miei amici saharawi, che conosco e frequento da oltre vent’anni, creando una storia dai toni del giallo che spero avvinca il lettore nella scoperta dell’assassino che scompagina la quiete procidana».

Un libro scritto per mare.

«Ho scritto su un file Word del mio cellulare ed esclusivamente durante la navigazione da e per Procida. Ispirato dai meravigliosi paesaggi della costa flegrea da un lato e dalla penisola sorrentina e da Capri verso sud. Non potevo non dare sfogo alle mie emozioni dinnanzi ad albe che donano colore e ad infuocati tramonti. Il mio potrebbe definirsi quindi un “boat book”!»

Veniamo ai giorni d’oggi. Come va il libro?

«In effetti, come dico da un po’ di tempo a questa parte, la realtà ha superato di gran lunga ogni mia più rosea aspettativa. Dopo le presentazioni nelle meravigliose cornici di Procida, del Rione Terra di Pozzuoli, di Chiavari e della Sala dei Baroni nel Maschio Angioino partenopeo, ho raggiunto il traguardo delle mille copie vendute pochi giorni fa, nella mia nuova casa dell’Amatori Napoli Rugby dove amici, parenti e compagni di gioco mi hanno festeggiato a dovere.

Sono a dir poco stupito da questo traguardo raggiunto con tenacia e dedizione, ma credo fortemente nel potere evocativo e simbolico di questa storia.

Il libro è stato anche adottato come “manifesto” da numerose associazioni appartenenti alla Rete Italiana di Solidarietà verso il popolo saharawi.

Dal punto di vista della critica invece il mio lavoro sta cominciando a produrre i suoi frutti. #ProcidaNonDeveMorire è infatti finalista sia al Premio Letterario Virgilio in Antica Atella – città di Frattaminore, sia al premio Letterario il Borgo italiano. Entro i primi giorni di luglio saranno scelti i vincitori di entrambi i premi. Incrociamo le dita»

Mentre facciamo il tifo per te perché leggere #ProcidaNonDeveMorire?

«Innanzitutto, per aderire ad un progetto umanitario e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla storia e le tradizioni di un popolo che da quasi cinquant’anni chiede di esercitare il diritto all’autodeterminazione (come previsto dalla risoluzione numero 1514/1960 delle Nazioni Unite), attraverso la promulgazione di un Referendum che possa liberamente concedere la possibilità di esistere come repubblica Autonoma Saharawi Democratica nella propria terra natìa, il Sahara Occidentale.  Inoltre, il racconto esalta le bellezze, paesaggistiche ma non solo, e le tradizioni degli abitanti di questo “scoglio incantato”, come lo chiamo io.

Ritengo che le distanze geografiche si annullino quando due popoli (procidano e saharawi) sono accomunati dai valori semplici ed autentici che essi esprimono. Ho voluto creare un immaginario ponte culturale che, travalicando mari, montagne, città e deserti, porti il lettore in un viaggio fantastico in questi luoghi e nei miei sentimenti».

Altre fatiche letterarie all’orizzonte?

«Oramai la scrittura scorre dentro di me mescolandosi al mio sangue tra le piastrine e i globuli bianchi e rossi. Scrivo perché altrimenti le emozioni che provo mi esploderebbero nel petto. A settembre uscirà “Fiori nell’hammada”, il sequel di #ProcidaNonDeveMorire. L’ho realizzato per rispondere alle numerose curiosità postemi dai lettori subito dopo aver ultimato #ProcidaNonDeveMorire, un testo che ha offerto tantissimi spunti di riflessione, molti dei quali per nulla previsti ed immaginati. Alcuni di essi, non vi nascondo, mi hanno suggerito brillanti idee a cui ho dato vita in questa storia. Spero che questo racconto percorra la stessa fortunata strada del fratello maggiore».

 

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