Procida – «La mia isola morirà di traffico» ebbe a dire qualche anno fa il sindaco di Procida Dino Ambrosino. E ne aveva ben donde. Da mattina a sera l’isola è stretta in una morsa di auto e moto e bici da far letteralmente rabbrividire. A nulla sono valse le targhe alterne (come ampiamente prevedibile ) e a nulla è valso la istituzione di ZTl e isole pedonali.
Il traffico e tutto ciò che gira attorno è uno dei problemi atavici dell’isola di Arturo. Da sempre come abbiamo spesso ricordato, le amministrazioni presenti e passate, si sono avvalse come in un processo di NON RISPONDERE e di proseguire sul solco dei divieti, delle ZTL, targhe alterne ed altre amenità varie che, come si può vedere quotidianamente non, servono o servono davvero a poco.
Come far coesistere allora un parco auto di 4600 unità, circa 3300 motocicli, 2500 ciclomotori e 7 /800 autocarri mezzi speciali e le miglia e migliaia di bici elettriche che imperversano per le stradine dell’isola di Arturo?
Bene una soluzione nessuno ce l’ha. O per meglio dire a nessuno interessa provare ad averla perché NON curare alla radice questo morbo e proporre sempre – come avviene da decenni pannicelli caldi – per nascondere la polvere sotto il tappeto, serve a non scontentare nessuno e tirare a campare.
L’aspetto turistico
Una quota di turisti vive con fastidio il traffico dell’isola. Ma una gran parte di loro è solo meravigliato, e, perfino un po’ divertito di questo strano fenomeno di promiscuità tra macchine, biciclette e pedoni attraverso le piccole strade di una piccola isola. Mi risulta stia diventando oggetto di curiosità e di “simpatica” originalità.
Potrebbe, addirittura, divenire una ulteriore attrazione, un po’ come il treno di Maeklong in Thailandia (quello del filmato del treno che passa dentro al mercato, con le tende che si alzano prima e si abbassano dopo il passaggio).
D’altronde, pensiamoci bene: una parte importante dei turisti stranieri vengono da metropoli mondiali dove nei centri storici il traffico o è vietato o si svolge lontano dai percorsi pedonali. Potere assistere, e vivere dentro un “girotondo” di circolazione di varia natura (pedonale, ciclistico e automobilistico) è sicuramente suggestivo, superato lo scomodo approccio iniziale al fenomeno.
I turisti cominceranno, quindi, a guardarci sempre più, come INDIGENI un po’ selvaggi attaccati alle vecchie abitudini del motore che danno quotidianamente vita a un caos quasi divertente, rendendoci da soli scomoda la nostra vita, pur vivendo in un luogo bellissimo.
La mobilità sbagliata ha come conseguenza un traffico caotico
«Il traffico è la diretta conseguenza di una mobilità sbagliata e che purtroppo è sempre la stessa da anni – dice Andrea Potere commissario di Forza Italia Giovani – Una mobilità sul territorio che non è stata capace di seguire i tempi di urbanizzazione dell’isola. Ricordo per quanto mi è stato detto che la costruzione di vila libertà negli anni 50/60 doveva servire proprio a rendere meno trafficato il centro storico. Solo in parte c’è riuscito. Oggi abbiamo che una buona percentuale di esercizi commerciali e non gravitano proprio nella prossimità di strade strette e senza marciapiede. Solo al porto di sono 2 banche e altre diverse attività importanti che si aggiungono all’area portuale che di per se è già incasinata di suo. Mettere mano alla mobilità su un territorio come il nostro, deve essere un imperativo di tutte le forze politiche in campo di destra di centro o di sinistra. Costruire un quadro entro il quale muoverci e progettare i prossimi 20 anni e remare tutti nella stessa direzione. Solo allora si potrà dire che la mobilità e dunque il traffico stanno a cuore della politica isolana»