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Lavoro del mare. Che succede? Il covid frena l’occupazione

DiRedazione Procida

Ago 6, 2021

Procida –La paura di rimanere bloccati sulle onde del mare e chiusi in una cabina sta spaventando non poco il compartimento della gente di mare. Anche dalle pagine di questo giornale i nostri lettori ricorderanno la travagliata storia di Tommaso, bloccato su una nave in Cina per un anno. 

Oppure le tante altre storie di chi ha dovuto restare a bordo sulle navi da crociera e girare il mondo a vuoto pur di tenere in attività la nave.

Questo e tanto altro sta toccando in maniera non banale il mondo del lavoro del mare. Anche sul territorio qualcuno aspetta prima di decidere se accettare un imbarco con tutto quello che questo dannato coronavirus sta creando.

In questi giorni e proprio il comitato legale dell’IMO ha segnalare un allarmante aumento del numero di casi di abbandono dei marittimi dall’inizio della pandemia, lo scorso anno. Tra gennaio 2020 e aprile 2021, la banca dati congiunta ILO/IMO sull’abbandono ha registrato 111 nuovi casi: 85 di questi casi sono relativi al 2020, mentre il saldo di 26 casi si è verificato nel primo trimestre del 2021. Solo 46 sono stati risolti da allora e altri 27 sono stati segnalati da aprile. 

L‘International Transport Workers Federation (ITF) ha riportato un numero leggermente inferiore, con 53 navi e circa 850 marittimi colpiti nel 2020. Seguendo il conteggio annuale di 85 navi dell’IMO, sono stati colpiti più di 1.300 marittimi. 

Il comitato ha notato due risultati positivi in ​​casi di alto profilo. L’equipaggio della bulker Ula, che a febbraio ha organizzato uno sciopero della fame per protestare contro la continua prigionia nel porto di Shuaiba, in Kuwait, è stato rimpatriato. Un membro dell’equipaggio era a bordo da più di due anni e tutti erano sulla nave da più di un anno. Ciò malgrado, il loro stipendio non è stato ancora pagato. 

Gli avvocati hanno anche ottenuto la libertà e il rimpatrio per il comandante della Kenan Mete, che è stato effettivamente tenuto in ostaggio in un hotel in Egitto dopo che un tribunale lo ha dichiarato “custode giudiziario” della nave. L’armatore aveva abbandonato la nave e i 25 membri dell’equipaggio, e il comandante era l’ultima persona rimasta. Dopo l’intervento dell’ITF, i funzionari egiziani gli hanno permesso di tornare a casa.

In risposta all’attuale crisi del cambio dell’equipaggio e al numero crescente di casi di abbandono, il Comitato legale ha istituito un gruppo di lavoro per redigere linee guida pratiche, incluso uno schema proposto per coprire il quadro giuridico, le responsabilità e le procedure per le autorità portuali e dello stato di bandiera. Il comitato ha anche discusso una proposta per istituire un Fondo comune di emergenza per i marittimi per sostenere i membri dell’equipaggio colpiti dall’abbandono.

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