Gino Finelli – Da più parti si sentono e si leggono lamentele di turisti o visitatori che si recano sul nostro territorio stimolati dalla nomina di Procida a capitale della cultura italiana per il 2022. La maggior parte di essi, che non conosce la nostra storia e il nostro percorso culturale, si aspetta di trovare un luogo pieno di monumenti, con musei, gallerie d’arte. chiese di altissimo valore storico, biblioteche e quant’altro connesso all’immenso patrimonio culturale ed artistico presente sul territorio italiano. Sono attratti dalla preparazione che il territorio, pensano stia mettendo in atto, in vista dell’anno 2022 e dunque, una volta sbarcati, cercano di trovare motivazioni e ragioni che hanno portato l’Isola ad essere scelta per l’anno 2022 a rappresentare la cultura italiana. È evidente che queste persone non solo non conoscono la storia di Procida e non si sono neanche preoccupate di leggerla prima di avventurarsi nel loro tour turistico, ma soprattutto non sanno cosa vuol dire essere capitale della cultura italiana.
Si tratta di un bando a cui possono partecipare tutti i comuni Italiani piccoli o grandi e non importa che abbiano già un percorso culturale o se il territorio sia dotato di quelle attrattive a cui siamo abituati, poiché nell’intento del ministero si tratta e riporto fedelmente il testo di: “ sostenere, incoraggiare e valorizzare la autonoma capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione senza conflitti, la conservazione delle identità, la creatività, l’innovazione, la crescita e infine lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”. Dunque, a chi è assegnato il titolo spetta l’onere di incentivare uno sviluppo culturale quale paradigma del proprio progresso economico e di una maggiore coesione sociale, di coinvolgere tutti i cittadini senza generare conflitti, di valorizzare i beni culturali e paesaggistici, di migliorare i servizi rivolti ai turisti, di sviluppare le industrie culturali e creative, di favorire processi di rigenerazione e riqualificazione urbana.
Non importa dunque ciò che ha la città prescelta, la sua storia e le sue caratteristiche urbane, né è significativa la presenza sul territorio di siti culturali, ma solo il progetto futuro, quello di sviluppare il proprio progresso, in particolare turistico, attraverso l’implementazione di tutto ciò che rappresenta e fa cultura.
In realtà il legislatore intende il progetto culturale quale volano di sviluppo anche di piccoli territori e si allontana di molto dall’idea dell’Europa che, con la definizione di Capitale della cultura Europea, intende con questo titolo stimolare uno scambio tra artisti e intellettuali, professionisti ed operatori culturali, valorizzare la ricchezza delle diversità culturali in Europa, evidenziare gli aspetti comuni delle culture europee. Uno sviluppo culturale quale paradigma del proprio progresso economico e sociale.
Dunque, nell’idea Europea si tratta di stimolare e implementare ciò che già esiste e facilitarne la sua conoscenza attraverso un interscambio, nel caso italiano è semplicemente combustibile per lo sviluppo della attività turistiche e commerciali.
Vince dunque un progetto e non la città con le sue caratteristiche e la sua storia. Vince chi è capace di metter in chiaro un percorso culturale sostenibile per il futuro. Procida ha vinto non già per la sua bellezza e la sua immensa storia soprattutto di mare, ma per ciò che è riuscita a programmare dal 2022 in poi per il suo sviluppo turistico, commerciale sotto la bandiera della cultura. Ecco svelato il perché delle infinite lamentele sui social e sui giornali di chi quest’anno è venuto a visitarla. Non hanno letto, non si sono informati e, come succede sempre in Italia attratti da una curiosità superficiale e maldestra senza alcuna preparazione, si sono trovati disorientati e delusi e addirittura qualcuno ha fatto un paragone, fuori luogo, con siti archeologici, musei e quant’altro. Mi domando: come ha attratto queste persone la parola cultura se la loro carenza di conoscenze e la loro scarsa informazione li ha portati ad esprimere la loro delusione?
Certo è innegabile che l’Isola non è preparata ad un evento così mediatico e così male spiegato, così poco visibile sul territorio. È innegabile che persiste una conflittualità tra la popolazione che anche essa non ha capito, o non vuole capire, il significato e il senso di questa vittoria. È evidente una chiusura dell’amministrazione a tentare, proprio, nello spirito della nomina a capitale della cultura, un percorso di coinvolgimento e, dove è possibile, di riconciliazione tra le fazioni.
Ci saranno inevitabilmente critiche e commenti negativi, e questo perché non si può mettere in piedi una macchina organizzativa imponente senza la coscienza collettiva di ciò che si vuole per il territorio e le sue genti. Ho scritto varie volte che amministrare una piccola comunità è difficilissimo e a volte impossibile, ma i traguardi ottenuti richiedono che qualsiasi atteggiamento divisivo, anche se giustificato o giustificabile, venga meso da parte nel rispetto del ruolo che si ha nei confronti dell’intera Nazione e soprattutto nei confronti della collettività che si rappresenta. Chiunque maggioranza e opposizione devono collaborare su un progetto sostenibile per il futuro di questa terra, ricordando che l’unica possibilità turistica che ha il nostro territorio è solo quella di un turismo culturale. Si facciano tutti i passi necessari per tentare, nel possibile, di evitare un turismo di massa insostenibile per noi e non qualificante che Procida, per spazi, per tradizione, per genti e infine per l’insularità tipica di questo popolo, non solo non può sostenere, ma tollerare.
Chiedo a tutti, amministratori, politici, intellettuali, uomini di spettacolo, artisti, cittadini comuni, di prendere coscienza e di non lasciarsi sfuggire una occasione unica e rara per la salvaguardia, il decoro, la disciplina, la vivibilità e la protezione del nostro territorio.