Gino Finelli – Finalmente siamo al punto di partenza per poter iniziare questa grande avventura.
Un programma ben articolato ricco di eventi, ma soprattutto con una progettualità che guarda al futuro attraverso l’implementazione del patrimonio storico- culturale del posto, la tradizione e quella necessaria apertura ad un futuro sostenibile che, attraverso la spinta propositiva della cultura, apporti beneficio, sviluppo, crescita e innovazione non solo economica, ma soprattutto della coscienza civica.
Un progetto che guarda avanti nel tempo e che mira a costruire un percorso che duri nel tempo lasciando così un patrimonio alla popolazione che, se ben sfruttato, può essere il volano per uno sviluppo sostenibile.
Non sarà di certo facile gestire un progetto così ambizioso e per alcuni versi anche un po’ esagerato per un piccolo territorio come Procida, ma la speranza, quella che è ultima a morire e che anima tutte le nostre iniziative, deve questa volta essere sopportata da un impegno collettivo affinché il sogno divenga realtà e allo stesso tempo possa essere perseverato per una sua continuità.
Quando si parla di sviluppo attraverso la cultura e cioè utilizzando la storia, le tradizioni, le conoscenze del territorio, non si può non essere d’accordo e soprattutto non si può non partecipare ad una iniziativa che, oltre a vederci protagonisti per la prima volta oramai da molti secoli sulla scena, ci fa assumere anche un ruolo importante quali rappresentanti di un percorso di rivalorizzazione del territorio che non tiene però conto solo della sua realtà , ma che si apre anche alla Nazione per rappresentare un nuovo tentativo di strada da seguire per un turismo ecosostenibile e capace di modificare abitudini e comportamenti.
Bene dunque per la complessità del progetto e per la sua capacità di essere innovativo e bene per il pensiero positivo e l’ottimismo necessario sempre in queste occasioni.
E’ ora dunque giunto il momento forse più difficile e complesso e cioè compattare l’intera popolazione. Far comprendere la necessità di essere non solo presenti o osservatori esterni, ma protagonisti di questa realtà. Far si che si ritorni a tentare una coesione tra le parti, un coinvolgimento della collettività tutta che, consapevole di un momento storico unico e irripetibile, contribuisca al successo e allo stesso tempo alla rinascita del territorio.
D’altronde anche le ragioni che sono alla base del titolo di Capitale della Cultura, sono essenzialmente orientate proprio alla coesione della popolazione e al suo coinvolgimento.
E’ questo forse oggi il compito più difficile che l’amministrazione dovrà affrontare, un compito che non solo è un suo dovere, ma un preciso impegno per rispettare ciò che è scritto e sancito nella proclamazione a Capitale della Cultura Italiana.
D’altronde quale uomo di cultura non impegnerebbe il suo tempo, le sue energie e le sue competenze nel tentativo di conciliazione della collettività e della comunicazione costante finalizzata a far comprendere a tutti la necessità di collaborare attivamente?
Che cultura sarebbe e quale esempio verrebbe veicolato se non si insegnasse, e uso volutamente questo verbo, a comprendere che lo sviluppo di questo territorio può avvenire solo attraverso un percorso formativo di tipo culturale? E quale immagine si darebbe alla Nazione se, avendo vinto un titolo ambito e insperato, indiscutibilmente ottenuto per la intelligenza, la volontà e la caparbietà di chi lo ha sostenuto, si assistesse a una conflittualità tra le parti?
E’ dunque il tempo di mettere da parte conflitti, personali, politici o addirittura familiari e di dare spazio al nuovo percorso che, utilizzando questa unica ed irripetibile occasione, metta insieme tutte le possibilità presenti sul territorio per una crescita esponenziale sostenibile rispettosa dell’ambiente, della sua storia e della sua bellezza.
In un tempo presente, difficile, faticoso, segnato da incertezze, smarriti dobbiamo ora spingerci a sperare al domani con una vita diversa.