Procida – Il ruolo dell’agricoltura nella società umana ha subito nel corso dei secoli numerose modificazioni in funzione della evoluzione del sistema socioeconomico nel suo complesso e in relazione ai meccanismi di adattamento che hanno caratterizzato il settore nel corso del tempo.
«Boom di giovani che tornano in campagna», «Non finisce gli studi per dedicarsi alla pastorizia», «Ritornano gli antichi mestieri». Sono solo alcuni dei titoli che capita di vedere sui giornali o in molti programmi televisivi che la domenica raccontano l’agricoltura.
Un’agricoltura molto bucolica, spesso romantica, che fin dagli anni ’80, quando debuttò nei piccoli schermi il film cult di Renato Pozzetto, Il Ragazzo di Campagna, proponeva un modello che però è lontano dalla realtà.
Fuori dagli spot la verità sulla vita del contadino è certamente più vicina a quella che emergeva anni fa dai dati di Unioncamere, con una fuga pazzesca dalla terra e che solo negli ultimi anni ha visto fare un’inversione ad U, con molti giovani che tornano ad intraprendere la vita agricola.
Questo fenomeno anche sull’isola di Arturo ha avuto la sua stratificazione e molto spesso è finito nel dimenticatoio, senza numeri e idee di rilancio.
Almeno fino a quando la delega all’agricoltura – a memoria non molto ambita – non è finita tra le priorità del lavoro assessoriale dell’. Avv. Antonio Carannante che sin da subito si è messo a lavoro per definire il rilancio del settore che rientra tra gli obiettivi prioritari dell’Amministrazione procidana.
Ne abbiamo parlato proprio con lui alla vigilia del workshop “Verso una nuova agricoltura” che si terrà oggi e domani al comune nella sala consiliare alle ore 15.30 e a terra murata al tenimento agricolo del carcere alle 10.30.
Avvocato, con la tua nomina ad assessore l’agricoltura è stata messa al centro dell’agenza politica di quest’amministrazione.
Doverosamente e per tre semplici motivi: fa parte della nostra identità, tutela l’ambiente ed è un’importante via di sviluppo sostenibile sulla quale dobbiamo investire. Lo dobbiamo al nostro territorio e ai nostri giovani.
Nel 2021 sei partito da un censimento.
Si, per capire in quale direzione andare, a maggio scorso ho deciso di partire proprio dal nostro territorio, dalla nostra tradizione, e di ascoltare chi ci lavora grazie a un censimento svolto sul territorio da Alba Pezone, una consulente amante di Procida.
Com’è andata?
La risposta è stata entusiasmante. I procidani sono stati collaborativi. Abbiamo coinvolto tutti i proprietari di terreni agricoli, agricoltori di professione ma anche hobbisti. La cosa bella è che sono intervenuti con piacere anche tanti cittadini che non sono agricoltori ma che sono proprietari di terreni e vogliono partecipare a un qualcosa di collettivo.
Si respira un’aria nuova, la comunità avverte la necessità di gestire diversamente il territorio, e che si possono aprire nuove opportunità di lavoro e nuovi stili di vita.
Cosa è emerso?
La superficie agricola è troppo frazionata, ci sono troppi giardini incolti, il prezzo al mq dei fondi è troppo elevato e frena l’imprenditorialità, gran parte degli agricoltori non destina i prodotti al mercato, la trasformazione dei prodotti freschi in prodotti a più forte valore aggiunto è troppo marginale, l’uso di nuove tecnologie è assente.
Fattori positivi?
Procida ha una produzione agricola di elevata qualità che dobbiamo quindi imparare a valorizzare e a trasformare meglio. Inoltre, abbiamo delle eccellenze: il carciofo più antico della Regione Campania; un certo tipo di pomodoro e menta che hanno grandi peculiarità, e poi il nostro limone. Anche su questo vi sono grandi margini di lavoro.
Forte anche su questo tema il rapporto con la Regione Campania.
Certamente, anche sotto questo aspetto, abbiamo intensificato il rapporto con la Regione che ci ha dato ampio sostegno soprattutto in vista di finanziamenti destinati agli imprenditori locali, specie per coloro che saranno capaci di cooperare e di lavorare in rete. Un aspetto fondamentale per il rilancio dell’agricoltura locale.
Stai alzando l’attenzione anche sui terreni incolti.
Questo è un aspetto a cui tengo particolarmente e che risulta strategico per il rilancio del settore. Si tratta di terreni che possono e devono tornare ad essere produttivi, ma occorre ragionarci tutti insieme perché la soluzione non può essere che collettiva.
Sabato e domenica prossimo nuovo incontro.
Ho convocato gli imprenditori ma anche i proprietari terrieri che hanno sensibilità verso questo tema, per avviare, sempre con la collaborazione della laboriosa Alba Pezone, un ascolto e una a riflessione sulle ambizioni ed esigenze di ciascuno; capire quale forma assumere tutti insieme per portare avanti un lavoro comune; ma anche sulle opportunità che stanno nascendo con i Bandi in calendario della Regione Campania.
Ottimista?
Sempre. Avverto che ci sono le giuste sinergie. Sto ricevendo contatti anche dalla terraferma da parte di iniziative simili. Uniti, e con la voglia di cambiare le cose, possiamo davvero realizzare una vera “isola giardino” produttiva e sostenibile, che promuove la sua eccellente agricoltura lavorando in maniera collettiva e creando, perché no, un nuovo stile di vita.