Gino Finelli – Non ero presente all’inaugurazione del giorno 9 aprile di Procida Capitale della Cultura per il 2022, ma ho seguito la diretta televisiva con molto interesse. Il protocollo imponeva una rigorosa selezione ed un contenuto numero di invitati.
I posti erano pochi e dunque era necessaria una selezione e mi auguro che sia stata fatta davvero e non, come sempre, per dare spazio all’amico o a chi è utile in un determinato momento, cosa che è sempre più frequente nel modo di gestire la politica italiana.
Bella la cerimonia, dignitoso e corretto il discorso del sindaco, pessimo quello di Franceschini, così come retorico, fuori luogo e progettato su imitazione di Saviano, quello del giovane.
Ho avuto l’impressione che si fosse preparato una sorta di show anche attraverso il modo di esprimere i concetti, molto teatrale e in ogni caso elementare, a mio avviso, anche nei contenuti.
Davvero invece esaltante il discorso di De Luca, uomo di certo abituato al microfono che riesce sempre a stupirmi per la sua cultura umanistica e non solo. Un esempio di come si deve difendere la propria terra. Il racconto della sua storia, se pur necessariamente breve, è riuscito a sintetizzare la grandezza di questa Regione, la sua magnificenza, oltre che nella natura, in infiniti settori (arte, musica, medicina, scienza, ecc. ecc.). Parole semplici e concetti facili da comprendere che sono alla base di quella capacità di eloquenza che serve sempre, in queste occasioni, per trasferire un messaggio.
Nonostante, dunque, i miei frequenti appunti su De Luca, oggi gli dico Bravo e ancora Bravo.
Senza grande slancio e, come sempre istituzionale, il discorso di Mattarella, a cui deve essere espresso tutto il nostro ringraziamento per la sua presenza che è di fatto una immensa vetrina per la nostra Isola.
Nulla ho da dire su Reitano, soltanto che forse sarebbe stato meglio che non fosse inserito in scaletta.
Ora che la festa è iniziata, speriamo di riuscire a godere tutti e che si possa dare un contributo affinché rimanga nel ricordo degli Italiani e non solo.
Infine, un appunto al commento della telecronaca. Sono state dette moltissime inesattezze sulle quali comunque possiamo anche sorvolare, ma sulle affermazioni, più volte ripetute, e cioè che vi è stato un coinvolgimento dell’intera popolazione, è stata detta davvero una menzogna grandissima.
Infatti, non solo la popolazione non è stata coinvolta, ma addirittura non informata e il tutto si è conservato in una sorta di scrigno segreto e, come un uovo di Pasqua, aperto al momento opportuno. Una scelta infelice dell’amministrazione, assolutamente impropria e non in linea con il significato della nomina che vuole, attraverso la cultura, rinsaldare i rapporti dell’intera collettività e sanare le conflittualità.
Tutto ciò non solo non è avvenuto, ma si è addirittura esacerbata la conflittualità finendo così con il dividere ulteriormente la popolazione. Non è certo un merito per gli amministratori e per gli organizzatori, né un segnale di un rinnovamento per uno sviluppo sostenibile, ne tanto meno un iniziale percorso di sensibilità verso la propria terra e la sua conservazione.
Comprendo che il sindaco dirà che è stato bravo, ed è vero perché l’evento è per Procida un trampolino per il suo sviluppo e la sua crescita ed il merito è tutto suo. Ma la bravura, quella dello statista e politico vero e non mestierante, capace di gestire e coinvolgere l’intera collettività senza divisioni, senza se, senza ma, si vede nel tempo e dunque ai posteri la sentenza. Io, come dice il Manzoni “chino la testa”, e osservo con attenzione fiducioso che tutto possa essere un trionfo per la nostra Isola, ma allo stesso tempo osservatore attento e presente.
Voglio in conclusione, e volutamente l’ho faccio in chiusura, esprimere tutta la mia stima ad Osvaldo Di Dio, figlio di Procida, che ama profondamente la sua terra e che non smette mai di stupirmi con la sua eleganza artistica e la sua capacità di sapere, con maestria, usare il suo strumento. Una bellissima nota che sarebbe di certo stato meglio utilizzare senza le parole.
La melodia delle note in uno scenario incantato, come quello del tramonto sull’Isola, sarebbe ampiamente bastata a far capire la grandezza del luogo e la grande capacità artistica dei suoi figli.