Gino Finelli – Era logico pensare che con l’inizio dell’estate e soprattutto con gli eventi per Procida Capitale, si sarebbe dovuto progettare una soluzione per il traffico che, da sempre, rappresenta un grave problema per l’Isola sia sotto l’aspetto della confusione e del disordine che su quello più importante della salute e della vivibilità del territorio.
Come sempre, non avendo mai voluto affrontare la problematica in maniera definitiva per non scatenare le ire dei residenti e per non scontentare qualcuno, l’unica soluzione possibile è quella di imporre un divieto di circolazione in determinate ore del giorno e della notte, divieto che già ampiamente è stato sperimentato, e che comunque presenta lacune e soprattutto viene violato quasi sempre.
E’ certamente giusto imporre una limitazione della circolazione veicolare e lo è per garantire una maggiore salubrità del territorio e consentire anche la possibilità di poter passeggiare, senza doversi preoccupare delle strade strette e dell’assenza di marciapiedi e dei pericoli possibili per il traffico intenso.
Allora bisogna che ci si domandi se al di là delle solite ordinanze di sospensione della circolazione, si possa progettare un modo nuovo e diverso di vivere l’Isola, così come accade in qualsiasi paese che ha necessità di liberare, dalla presenza costanza delle auto, dei motorini ecc., una parte del territorio da destinare ai pedoni. Ebbene, come succede dovunque, si possono progettare le isole pedonali, che hanno appunto lo scopo di delimitare un perimetro entro il quale si può accedere solo a piedi. E anche a Procida si potrebbe fare se non si dovesse tener sempre conto di interessi specifici di commercianti, ristoratori, bottegai, e altri.
Ad esempio si potrebbe chiudere la Chiaiolella completamente, dal lungomare dove vi sono dei parcheggi. Ancora Marina Grande, tutto il tratto dalla Chiesa in poi; il Canalone fino a piazza dei Martiri e Terra Murata; la stradina Via Pizzaco, lasciando via Quattro Novembre in doppio senso. Il resto del territorio organizzato con circolazione in una fascia oraria libera fino alle 20, per poi chiudere al traffico fino alle ore 0.30
Con questa organizzazione garantirebbe un’ampia limitazione della circolazione nelle zone particolarmente frequentate e soprattutto turistiche, lasciando libera l’Isola per gli altri accessi, soprattutto quelli particolarmente disagevoli.
Una parte dei soldi per Procida capitale potrebbe essere spesa per le telecamere dei varchi di accesso alle zone pedonali e per una implementazione ad orario degli spazi destinati a posteggio, con varchi di accesso e di uscita e pagamento a tempo. Riattivando ad esempio il parcheggio di Piazza Posta, che seppur privato potrebbe essere preso in concessione, o quello nei pressi di Piazza Olmo e comunque verificando anche ulteriori disponibilità sul territorio di spazi utili a tal fine.
Questo è solo un esempio di ciò che si potrebbe realizzare e vuole rappresentare un suggerimento che certamente va studiato nei dettagli, opportunamente ampliato o modificato, ma che potrebbe rappresentare un punto di partenza per un rinnovato modo di affrontare la viabilità
Sono sempre più convinto che la popolazione Procidana male accetta, da qualsiasi amministrazione indipendentemente dagli uomini e dal colore politico, le limitazioni e comprendo anche che l’abitudine, maturata e incentivata nel corso degli anni dell’uso indiscriminato e spesso inappropriato dei mezzi di trasporto personali, difficilmente può essere modificata o addirittura eradicata. E proprio in questo senso i miei appelli ripetuti di coinvolgere l’intera collettività, soprattutto nell’anno di Procida Capitale, era non solo doveroso, ma necessario e irrinunciabile. Ciò non è avvenuto per una miopia politica evidente e oggi, ancora una volta, assistiamo a quella conflittualità che è deleteria, pericolosa e vergognosa per un progetto così ambizioso.
Ricordiamo che le parole di De Luca e altri all’inaugurazione degli eventi, sono state quelle di un paese unito che vuole crescere e svilupparsi nel segno e sotto la bandiera di un progetto culturale che passa per il 2022, ma continua nel tempo. Dunque, caro Sindaco, fai tesoro di questi insegnamenti e impegnati per costruire una forte coesione e una unità di intenti.
E così sarai davvero il Sindaco che ha realizzato un progetto sostenibile, condivisibile e condiviso e passerai alla storia, come accadde per Spinetti, come il Sindaco del cambiamento. Se ciò non accadrà finirai con l’essere uno dei tanti Sindaci di un piccolo comune e a nulla sarà servito essere per un anno alla ribalta sul palcoscenico del mondo.