Redazione – I tratti identitari dei procidani sono stati delineati da Pasquale Lubrano nel libro appena edito: “Procida. Un pacifico popolo di mare.” “Ripercorrendo alcuni momenti salienti della storia di Procida dalle origini ai giorni nostri, attraverso racconti mitici e letterari, vicende avventurose ed episodi curiosi, l’Autore delinea un quadro identitario del popolo procidano, che si riconosce essenzialmente nella cultura del mare.
Dopo secoli vissuti alle porte di Napoli, di fronte alla terra ardente dei Campi Flegrei, i procidani conservano ancora oggi gelosamente gli originari valori e i loro tratti caratteristici, guardando al mare come proprio habitat naturale, mezzo di comunione culturale con i popoli del Mediterraneo e di contatto con altri i popoli del mondo, per tramite di naviganti ed emigrati.”
Storia, costume, personaggi di ieri e di oggi, immagini, compongono un mosaico di informazioni e sensazioni che fa rivivere in modo partecipato al lettore millenni di vita vissuta.
La narrazione che fa parte di “FLEGREA -Storia, arte e scienze nei Campi Flegrei” diretta dal prof. Maurizio Erto, inizia delineando e raffigurando le origini geologiche dell’isola all’interno delle evoluzioni dei Campi Flegrei insieme alla vicina Ischia. La vicenda umana inizia dall’arrivo dei Micenei che si integrano con gli abitanti del tempo con un travaso di idee, operosità, tecnica, spirito di intraprendenza e di avventura, tanto che poi sarà difficile definirli Procidani-Micenei o Micenei-Procidani.
In tali scenari si innestano i ritrovamenti archeologici su Vivaro e su Procida come testimonianza dei rapporti con i popoli del Mediterraneo, il ricordo dei ricercatori che le hanno rese possibile da Buchner a Marazzi e Tusa, cui attualmente è intitolato il Museo civico. Vengono ricordati in questo ambito gli illustri geologi procidani Imbò e Parascandola.
Se questi sono i segni dei tempi lontani, dal 1500 ad oggi i procidani sono stati e sono dediti ad operare in continuità sui mari del mondo, rapportandosi con i popoli di terre vicine e lontane per lavoro e per emigrazione, costituendo una delle più rinomate marinerie del mondo. Si sono affermati in campo culturale e scientifico. Vengono, sempre a titolo esemplificativo, ricordati pionieri della navigazione a vela, della cantieristica, della pesca, delle attività di supporto alla navigazione, emigrati di successo. Notevole è stata la presenza nelle istituzioni pubbliche a livello nazionale ed internazionale.
Con la l’area flegrea più prossima lo spostamento nei due sensi della popolazione è stata continua, tanto da fondersi in una sola entità amministrativa fino agli inizi del ‘900. Gli insediamenti in terre estere, Francia, Nord Africa, Americhe, Australia confermano la capacità di convivenza pacifica e integrazione, ottenendo rispetto ed affermazioni professionali e culturali.
A rappresentare questa presenza nel mondo di ieri e di oggi, Pasquale Lubrano cita alcuni personaggi emblematici, uomini e donne, i loro contributi scientifici e nelle istituzioni. Peraltro, ricorrendo l’ottantesimo anniversario dell’approvazione legislativa del Codice della navigazione, è d’obbligo ricordare Antonio Scialoja che ne curò l’elaborazione.
L’istruzione nautica in uno dei più antichi Istituti d’Italia ha avuto un ruolo fondamentale. Le istituzioni di mutua assistenza (in particola il Pio Monte dei Marinai fin dagli inizi del1600) ed associazioni di categoria, comprese quelle ancora operative hanno assicurato un supporto per i marittimi, specie nel tempo in cui il sostegno pubblico era inesistente.
Molta attenzione viene dedicata a Capitan Giulietti che nella prima parte del ‘900 “redense gli schiavi del mare”, riuscendo con la sua iniziativa sindacale a carattere nazionale ad imporre migliori condizioni di vita dei lavoratori del mare trattati come schiavi sulle navi divenute a vapore. Anche i procidani parteciparono alle sue iniziative.
Molto interessante e suggestivo é il servizio fotografico posto in appendice, per illustrare le fasi di pesca da parte di una “saccaleva”.
La pubblicazione risulta particolarmente opportuna per rappresentare al mondo che ci guarda le virtù di un popolo che ha sempre goduto di grande considerazione, accanto ai paesaggi, la cucina e quant’altro, tutto tanto apprezzato,