Procida – Essere italiano e contemporaneamente filoellenico è dimostrazione di grande sensibilità.
Le opere di Armando Arpaja illustrano il suo amore per la specifica bellezza di ogni cosa, e non soltanto greca. Si limitano in questo amore e da questo prendono energia.
E quale altro luogo d’approdo potevamo pensare per questo artista viaggiatore, carico di esperienze e di visioni? “Ut pictura poësis” è più del sotto titolo di una mostra; ha qualcosa del proclama, qualcosa della confessione: un progetto artistico chiaramente determinato e dichiarato ma, contemporaneamente un’esigenza intima irrinunciabile. Poetica e visionaria, in questo catalogo la pittura di Arpaja si accompagna e dialoga con i versi di alcuni tra i più grandi poeti del Novecento; insieme ne fanno un’opera originale e compiuta, da leggere ed ammirare insieme, come se le immagini, i colori e i versi avessero avuto da sempre il destino, la necessità di incontrarsi e dialogare.
Suggerita dall’affetto natale ai pennelli già tanto carichi di simpatie romane (sua madre era nipote del poeta romanesco Giggi Zanazzo, amico carissimo di Eduardo Scarpetta), la predilezione si è venuta via via maturando, stimolata da precisi raccordi culturali, e sempre con l’ausilio di una raffinata esperienza tecnica. Fino a trovare un’armoniosa intesa tra la tavolozza e i tanti e “diversi” colori del mondo.