Sebastiano Cultrera* – È tempo di riflessione. E ci vuole del tempo. Ma NON C’E’ TEMPO per una scelta importante che preclude, di conseguenza tutte le altre. Riguarda la POSTURA del PD nei confronti del Governo che si va formando. E non è un tema irrilevante, per quanto non irreversibile. Dire che dobbiamo fare una opposizione DURA, come dice Letta o peggio DURISSIMA, come preconizza qualcun altro, cosa significa? Se significa essere RIGOROSI sul rispetto della nostra posizione EUROPEISTA e ATLANTISTA, sono d’accordo, giacché ogni sbavatura rispetto a quella scelta già consolidata della nostra Nazione, sarebbe nefasta per i cittadini italiani.
La campagna elettorale è terminata e non credo che, da premier, la Meloni si sognerebbe mai di esordire ufficialmente in Europa con “La pacchia è finita” anche perché ci sarebbe il serio rischio di scatenare alcuni paesi europei che muoiono, oggi, dalla voglia di dirla a noi, quella frase. Ma se, invece, opposizione DURA, significa I GIROTONDI e la riscoperta del popolo VIOLA o di nuove frotte di pesce azzurro, lo dico subito: NON CI STO! Se vogliamo compattare il partito o, di più, tutta la sinistra coi balletti di strada dietro qualche saltimbanco che ulula in qualche piazza, mi sembra una cattiva idea. Se ciò ci serve per “compattare l’opposizione” peggio ancora. Tutto si può fare, se frutto di scelte ponderate e di una linea politica consapevole. Ma non buttarla in caciara per recuperare un qualche protagonismo politico.
Credo che un Grande Partito di Governo dimostri la propria Cultura di Governo anche dal ruolo di opposizione al quale i cittadini lo hanno consegnato. Per fare ciò DOBBIAMO ACCETTARE LA SFIDA che, presumibilmente, ci verrà proposta dal premier Meloni a COSTRUIRE il FUTURO ISTITUZIONALE dell’ITALIA. E dialogare su questo. Se ciò non accadrà sarà stato un grave errore per LEI (se perdesse l’occasione), ma anche per Noi. Ma soprattutto per l’Italia, sarebbe un disastro RIMANERE ABBARBICATI ad un PASSATO delle nostre istituzioni, che non rappresentano più gli italiani; e ciò non ci farebbe onore. Potrebbe entusiasmare qualche nostalgico.
Ma non faremmo nessun passo avanti. Secondo me la PARTITA VERA, che possiamo giocare è questa. E va giocata con gli italiani e all’interno e all’esterno del partito per recuperare energie nuove. Riguarda scelte da fare rapidamente. Da questa impostazione ne deriverà il significato del nostro prossimo congresso, che avrebbe temi più alti che il solito (subalterno) tema delle alleanze. Fra qualche giorno o qualche settimana, credo potrebbe esserci un quadro nuovo di cui tenere conto.
ACCETTIAMO LA SFIDA: Il significato della corrente legislatura potrebbe sintetizzarsi su un tema: Fare le Riforme Cambiando la Costituzione e, forse, l’assetto istituzionale dell’Italia. Bisognerà, secondo me, andare oltre la bile per la sconfitta e l’antipatia (politica ma non antropologica) della Destra. E, correttamente, fare il focus su una domanda: “Conviene all’Italia?”.
La strada comoda di DEMONIZZARE ogni modifica della Costituzione “perché lo propone la destra” mi sembra un percorso senza futuro. Pensare che ogni idea di PRESIDENZIALISMO equivalga ad una avvisaglia di DITTATURA è sbagliato (molte democrazie sono presidenziali). Inoltre ricordo sommessamente a tutti che tra le proposte COSTITUTIVE del Partito Democratico del LINGOTTO c’era una RIFORMA semipresidenzialista alla francese, con annesso doppio turno elettorale. Proprio quando qualche capobastone super radicale di oggi vuole riscoprire le “ragioni costitutive” del Partito Democratico, ricordargli anche questo non sarebbe peccato.
Siamo giunti ad una stagione in cui non ci servono nuove foglie di fico. Non abbiamo bisogno di un nuovo Segretario e meno che meno di aprire un dibattito sulle Alleanze: per andare dove, quando, e perché? Abbiamo bisogno di recuperare un rapporto limpido tra POLITICA e REALTA’, smettendola col massimalismo tattico, spacciato per “radicalismo sociale”. Il difetto del PD NON È STATO un eccesso di RIFORMISMO, peraltro solo dichiarato. Ma ha pesato il permanere di posizioni ideologicamente pauperiste e praticamente poltroniste.
Per mantenere le quali qualcuno vorrebbe che SI CAMBIASSE TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA, come da gattopardesca memoria. Il massimalismo è spesso risultato vincente, nella Storia, ma non ha mai portato buono alla sinistra. Propose, tra l’altro, la disavventura dell’AVENTINO, che fu una fuga delle responsabilità. I tempi e le vicende non sono le stesse. Solo la sconfitta è simile. Bisogna reagire essendo presenti attimo per attimo nel confronto (e se serve nello scontro) su ogni aspetto della politica del nostro Paese.
* Membro dell’assemblea nazionale del PD