Procida – Perché nò mi sono chiesto stamane dopo aver letto il manifesto del comitato per l’Ospedale di Procida. Perché non utilizzare lo slogan che hanno coniato e cioè di: Procida capitale della pazienza. Uno slogan appropriato e in linea con ciò che è successo proprio nell’anno della nomina a Capitale della cultura, in un anno di grande affluenza di visitatori e di enorme incremento della popolazione presente sull’isola che non ha avuto le sufficienti garanzie in campo sanitario per aver, come sempre l’Ospedale, ma direi l’intera Asl, funzionato male e senza una sufficiente organizzazione. Anche in questo caso la fortuna ha avuto la sua parte consistente, evitando che si verificassero episodi gravi che sarebbero inevitabilmente stati alla ribalta dei media.
Resta dunque un enorme problema e cioè quello di una riorganizzazione del presidio ospedaliero che non si vuole, e ripeto non si vuole, far funzionare continuando sempre a parlare di una ipotetica produttività aziendale che nella sanità pubblica non può e soprattutto non deve esistere.
La salute va salvaguardata con ogni mezzo e la prevenzione è un aspetto fondamentale della civiltà di un popolo. La politica con i suoi politicanti continua a riempirsi la bocca citando la nostra costituzione (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo) senza però applicarla nella forma e nel contenuto.
Ha ragione il comitato quando richiede i servizi minimi essenziali, quale radiologia, medicina interna, chirurgia generale, trasporto degli infermi e aggiungerei ostetricia. Ha ragione quando pone l’accento sulla necessità di un organico definito e stabile con un responsabile della struttura e, ha ancora di nuovo ragione, quando definisce inaccettabili le carenze e i disservizi anche in presenza di una sentenza del Tar che invita la Regione a modificare il piano ospedaliero, nella fattispecie quello previsto per Procida.
È dunque, come ho sempre scritto e cercato di far capire a tutti compresa la popolazione, oltre naturalmente all’amministrazione in carica carente e deludente per non aver provveduto ad attivare tutte le sollecitazioni e le eventuali proteste necessarie, che non basta avere un ospedale, ma bisogna far sì che esso funzioni e sia davvero utile come presidio di emergenza. Ma alzerei ancor di più le richieste con l’organizzazione degli ambulatori soprattutto quelli che sono necessari per evitare un continuo spostamento sulla terra ferma dei cittadini: oncologia, cardiologia, ginecologia, pediatria. Sono solo alcuni degli esempi possibili.
Dunque, plaudo all’iniziativa del comitato che mi trova al suo fianco in questa battaglia di giustizia sociale, ma non basta.
È necessario un coinvolgimento della collettività da attuarsi attraverso assemblee pubbliche e informazioni social per far comprendere lo stato attuale, del presidio, le necessità e costruire un movimento comune di sollecitazione e stimolo affinché si possa ottenere che l’Ospedale oltre ad esserci funzioni. Inoltre bisogna che si faccia presente all’amministrazione che, anche se la sanità è materia della Regione Campania, ciò non vuol dire che non si possa esercitare un ruolo di stimolo e se necessario di critica e opposizione, ai comportamenti o alle scelte stabilite. Nella gestione e tutela della salute non può esserci nessun momento di distrazione perché, come diceva Sartre: “Un solo momento di distrazione è un momento di complicità”.