Procida – Il museo Tusa, il piccolo gioiello dedicato alla narrazione dell’antica genesi vulcanica di Procida,
ospita da sabato 4 marzo e fino al 9 aprile la mostra “L’Oro Nero del Mediterraneo. L’ossidiana
nella preistoria”, promossa da Lunaria Onlus A2. A tagliare il nastro è stato l’assessore Antonio
Carannante insieme al direttore Nicola Scotto di Carlo e alla presidente dell’Associazione Sonia
Gervasio.
Ad accompagnare il pubblico intervenuto alla scoperta della pietra nera, protagonista di una storia
millenaria e unica nella quale si mescolano genti e culture mediterranee, è stato il professor Franco
Foresta Martin primo curatore della mostra.
L’incontro con il noto divulgatore scientifico, per oltre 30 anni capo servizio e inviato del Corriere
della Sera, oltre che studioso dell’Ossidiana, ha affascinato i presenti che lo hanno letteralmente
tempestato di domande.
La spiegazione, volta alla conoscenza geologica e archeologica di questo vetro vulcanico, è iniziata
dalla definizione stessa di “Oro Nero”, così chiamato per la prima volta dall’archeologo Giovanni
Lilliu, proseguendo poi con il ruolo centrale assunto dall’ossidiana nel corso del Neolitico quale
preziosa materia di scambio tra le comunità Siciliane, Sarde, Campane e ancora fra quelle che
vivevano sulle coste del Mediterraneo centro-occidentale.
Ma anche i vulcani di Procida, pur non avendo generato ossidiane adatte a realizzare strumenti litici
appuntiti e affilati, hanno prodotto un vetro i cui minuti frammenti furono usati come abrasivo,
secondo quanto risulta da una recente e inedita ricerca effettuata a Vivara dai proff. F. Bertino, A.
Cazzella, C. Giardino, M. Marazzi, M. Moscoloni, L. Pontieri, M. Scotto di Covella e T. Zappatore.
La mostra itinerante “Oro Nero” curata da Franco Foresta Martin, Licia Corsale e Anna Russolillo,
unica nel suo genere, è stata esposta nel 2019 al Museo Salinas di Palermo, nel 2022 al Museo
archeologico dei Campi Flegrei, e quest’anno si fermerà al Museo Tusa di Procida, a Ustica e a
Lipari, col proposito di valorizzare l’ossidiana, le sue eccezionali peculiarità geologiche e le sue
straordinarie implicazioni culturali.
Il successo della mostra è dovuto al fatto che essa non coinvolge solo gli addetti ai lavori ma l’intera
comunità ospitante perché questo prezioso vetro vulcanico è in grado di esaltare le peculiarità del
territorio e l’attitudine delle genti a essere aperte all’accoglienza e agli scambi, fin dalla preistoria.
Questo lucente vetro vulcanico è memoria di antichi gesti perduti, di raffinate consapevolezze
tecniche e di una rete estesa di relazioni tra comunità apparentemente divise dal mare Mediterraneo.
La mostra rientra nell’iniziativa di divulgazione scientifica e delle pratiche educative, con
particolare riferimento alla didattica e alla comunicazione museale “Vivere nel Vulcano” di Lunaria
onlus A2 e l’ultima tappa della mostra sarà arricchita da un importante catalogo edito da Villaggio
Letterario che conterrà i luoghi, le genti e la storia dell’Oro Nero del Mediterraneo.