Gino Finelli – E’ un po’ di tempo che non scrivo di Procida. E non per pigrizia o nolontà, ma perché dovrei ritornare su vecchi argomenti già trattati e conosciuti senza, dunque, riuscire a soffermare l’attenzione del lettore. Oramai ho imparato in tantissimi anni, che è davvero difficile riuscire a mettere insieme le anime di quest’Isola e sperare in un dialogo costruttivo capace di coinvolgere tutti per l’interesse di tutti. L’enorme faziosità, frammista ad una perenne incapacità dialettica, pregna di personalismi e di ambizioni, domina la scena politica e sociale di questo territorio.
Dunque ripetere sempre le stesse cose senza mai riuscire ad incidere sulla coscienza individuale, diventa soltanto un esercizio di scrittura, priva di qualsivoglia utilità. A questo si aggiunge il grave lavoro in senso negativo dei social, che danno voce a chiunque senza alcuna capacità di valutazione, creando un mix esplosivo, dal punto di vista socioculturale, di pessimo livello qualitativo e povero di contenuti ed idee.
perenne conflittualità politica che divide di fatto l’Isola determina anche nel sociale fratture e incide fortemente sulla capacità aggregativa che dovrebbe essere la missione di chiunque ha temporaneamente la gestione della cosa pubblica, anche se spesso è frutto proprio degli atteggiamenti e della arroganza di chi governa.
Allora scrivere di vita ordinaria, forse interessa ancora e certamente suscita attenzione. L’enorme incremento dei prezzi che si rileva oramai da più di un anno diviene sempre più esponenziale mettendo in crisi le famiglie e anche il turismo. A partire dalla benzina, con un cartello elevatissimo rispetto alla terra ferma, che malamente, a mio parere, può essere soltanto giustificato dal trasporto, agli alimentari, l’incremento dei generi di consumo è di circa il 30% rispetto alla terra ferma. Un incremento di fatto non in linea né con l’inflazione, né con il pur vero aumento dei prezzi determinatosi in questo ultimo anno.
Una spesa giornaliera per una famiglia media nell’Isola ha un costo molto più elevato dei paesi limitrofi e della città. Comprare qualsiasi genere di consumo impone un budget elevato e rende difficile la gestione familiare. Certo è vero che il tenore di vita degli abitanti, in ragione del lavoro sul mare, da sempre ben retribuito, e la crescita del turismo, possono mitigare l’incremento a dismisura del costo della vita, ma questo non può e non deve giustificare un fenomeno che ancora è in crescita esponenziale.
Dal punto di vista turistico, se è vero che la nomina a Capitale della Cultura Italiana del 2022 ha di fatto enormemente contribuito ad incrementare le presenze, è altrettanto vero che i gestori di alberghi, ristoranti, case vacanze, b&b, hanno elevato le tariffe rendendo, a dir poco difficile, la permanenza sull’Isola. E non da meno è avvenuto con i trasporti marittimi, infatti al biglietto di andata e ritorno di un semplice traghetto da Pozzuoli, la tratta più breve già alto, un turista deve aggiungere una tassa di sbarco di tre euro a persona. E così una famiglia di quattro persone spende per trascorre una giornata a Procida tra traghetto e panino, senza chiaramente considerare la spiaggia, adattandosi a quello che rimane di pubblico, la cifra di oltre 120 euro, senza ristorante e chiaramente senza pernottamento.
, per esempio, considerando le tariffe più basse, non in alta stagione, la stessa famiglia se volesse dormire e fare un solo pasto dovrebbe aggiungere la somma di circa 320 euro per un totale giornaliero complessivo di oltre 450 euro, sempre utilizzando la spiaggia non in concessione.
Ed infatti anche i prezzi degli stabilimenti balneari sono lievitati di oltre il 30%. Sedersi ad un bar significa aumentare il costo della comanda di oltre il 40%, costo non giustificato dal servizio che spesso, oltre che carente, è lontano dalla professionalità necessaria. Infatti è capitato che un turista del nord ha chiesto al cameriere la carta dei dolci e si è visto consegnare non già l’elenco dei dolci della casa, ma la carta per incartarli.
Ecco dunque la necessità di aprire un tavolo di dialogo, di porre la problematica in evidenza e di tentare, attraverso un progetto comune, di trovare le giuste soluzioni e, a mio parere, di implementare i controlli.
L’Isola ha più di diecimila abitanti e di certo, solo pochi sono favoriti dall’afflusso turistico di questi anni, la maggior parte continua a svolgere il lavoro sul mare, quello per cui i Procidani sono conosciuti nel mondo e quest’ultimi si trovano ad affrontare un incremento della spesa che di certo incide sulle possibilità di scelta delle famiglie, che non trovano neanche più case da fittare o da comprare. Un necessario approfondimento è doveroso e necessario e per farlo richiede collaborazione di tutti, in particolar modo di chi gestisce la cosa pubblica.
Spero che aver scritto di vita ordinaria, quella che interessa tutti, possa essere l’inizio di una coscienza per un dialogo aperto e democratico.