Procida – Un viaggio nel tempo in quella Procida di oltre mezzo secolo fa. La narrazione attraverso gli scatti fotografici di un’isola che – purtroppo – non esiste più o che esiste solo nei ricordi di qualche attempato procidano.
“Procida nello sguardo di Vittorio Pandolfi” è essa stessa, prima che una mostra, una fotografia del tempo andato. Scatti in bianco e nero con scale di grigio, di un tempo che fu.
Si dice che buoni fotografi sono rari e indefinibili, ma essi hanno sempre un tratto in comune, quello di andare al di là di se stessi, d’essere più di ciò che potevano essere, di avere questa piccola “musica?… in breve di essere un po’ miracolosi.
In fondo quelli che vengono chiamati “grandi fotografi? non sono che coloro ai quali questo incidente fortunato è arrivato un grande numero di volte, perché fare una buona foto è sempre vincere sull’azzardo. L’azzardo dell’incontro, della comprensione immediate, della sua trascrizione istantanea.
La mostra inaugurata lo scorso weekend Biblioteca comunale Don Michele Ambrosino resterà a palazzo ex conservatorio delle orfane fino al 21 luglio con orari 10-13.30 16.00 -18.00 (probabile apertura fino alle 19/20 da luglio con gli orari estivi della casa di Graziella)
Procida nello sguardo di VITTORIO PANDOLFI in 16 foto degli anni 50 e 60.
Testimonianza di un paesaggio isolano in gran parte scomparso e dell’attività di un grande fotografo del secondo Novecento
La mostra, patrocinata dal Comune è a cura dell’Archivio Fotografico Vittorio Pandolfi, del P.I.D.A. di Ischia e dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e conservatori di Napoli e provincia
Ad interpretare al meglio lo spirito di questa opera Maria Antonella Fusco, tratta propria dal catalogo:
“È il febbraio 1957 quando Einaudi pubblica nei Supercoralli il romanzo di Elsa Morante, L’isola di Arturo. È il 4 luglio quando il Premio Strega viene assegnato a Elsa, prima scrittrice a vincerlo a dieci anni dalla sua istituzione.
Ed è ancora il 1957, quando il giornalista Antonio Scarfoglio chiede ad un ventiseienne Vittorio Pandolfi di trascorrere una giornata a Procida, dall’alba al tramonto, per un reportage fotografico destinato ad un giornale dell’EPT di Napoli.
Due rullini da dodici scatti, quindi non più di ventiquattro pose. È presumibile che le immagini che qui si presentano per prime, siano “quel che rimane” nello studio del fotografo, dopo aver consegnato il reportage al giornale: non certo gli scarti, ma piuttosto le immagini non congrue all’esigenza della committenza, che possiamo immaginare tesa all’elaborazione di una immagine procidana per i turisti che improvvisamente cominciavano ad affluire grazie al successo del romanzo di Morante.
Dunque, si tratta di inserti di lettura, di narrazione personale, all’interno del reportage commissionato. E di profonda suggestione narrativa possiamo parlare, se esaminiamo l’immagine qui scelta per la copertina, in cui Pandolfi bilancia a sinistra l’edicola sacra con il Crocefisso, quasi una silhouette vista controluce dal retro, con una 600 parcheggiata a destra: si tratta dell’edizione Fiat del 1957, quasi simbolo dell’Italia che rinasce.
Da questo punto nasce il viaggio procidano di Pandolfi, che percorre l’isola in una domenica, con attenzione al paesaggio interno, quasi partecipe dello spirito empatico che aveva guidato L’isola di Arturo.”