Procida – Nell’ottica di una sempre crescente consapevolezza, sulla spinta di un mai sopito orgoglio meridionale, anche Procida da anni ha deciso di dare il proprio contributo, al rilancio del sud e alle rivendicazioni del meridione d’Italia affiancando realtà simili, di altri territori campani.
Quest’anno con il comune di Sant’Andrea di Conza. In un’epoca in cui le distanze tra Nord e Sud appaiono sempre più marcate, si avverte la necessità di rimettere al centro del dibattito culturale le ragioni che negli anni hanno fatto sì che il divario si ampliasse sempre di più, e di cercare di porre rimedio.
Di questo ed altro si è parlato lo scorso weekend al Procida Sud Festival in un interessante incontro con Raffaele Vescera e il Prof. Pietro Busetta, Matilde Carabellese, l’assessore Antonio Carannante e il sindaco Dino Ambrosino.
Il tutto con il bel percorso di degustazione di prodotti locali e irpini e il concerto, nel magnifico Casale Vascello, del vulcanico Daniele Sepe con la presenza esplosiva nella band di un talento tutto procidano Donato Scotto Di Monaco e la rappresentazione teatrale dal titolo: “Napoli t’ho amata veramente (La rivoluzione napoletana in due atti)” dell’attore e regista procidano Vincenzo Esposito con la sua compagnia.
Deus ex machina della manifestazione l’instancabile Antonio Visaggio che per primo ha creduto nel progetto di dare voce al SUD e alle sue realtà:
“Come staffettisti che portano il testimone, il Procida Sud Festival continua la sua corsa verso la meta della giustizia Sociale, equa ed eguale, convinti che se ci fosse solo l’1% di possibilità di salvarla, la nostra terra, abbiamo il dovere di farlo”.
Sui due giorni di discussione – che si sono animati nello splendido scenario del centro storico isolano – l’assessore Antonio Carannante ha detto:
“”Il Procida Sud Festival, nato grazie al nostro concittadino Antonio Visaggio e tanti volontari, cresce di anno in anno. In questa edizione vi è stato un interessante incontro sul divario Nord-Sud. Sembrano temi scontati ma non lo sono affatto. Occorre uscire dalla retorica di un Meridione assistenzialista, ci sono i numeri che parlano: il Sud è discriminato nei contributi del Governo Centrale, dalla forte emigrazione giovanile che ci impoverisce sempre di più, dalla scarsità di servizi e infrastrutture che rende in ogni caso difficoltoso il restare nella terra di origine. Il progetto di legge sull’autonomia differenziata del Governo Meloni sarà un ulteriore picconata alla nostra terra. Molti cittadini lo ignorano, Occorre prendere posizione. A mio parere il primo compito della politica è quello di far conoscere bene queste problematiche e spingere per l’idea che materie essenziali spettano al Governo centrale e non alle singole regioni. Il rischio è diventare tanti paesi chiusi in se stessi, con poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi. Dobbiamo stimolare incontri del genere. Spesso la difficoltà dell’ordinaria amministrazione ci fa dimenticare che siamo soggetti politici. Sabato abbiamo finalmente parlato di visioni e prospettive”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il prof. Pietro Massimo Busetta:
“Pungermi significa morire insieme”, disse la rana. Perché lo fai? “E la mia natura” rispose lo scorpione! Sul tema del rapporto Nord-Sud si sono dette molte parole, sulla centralità di esso tante, sulle soluzioni possibili si dibatte da sempre tanto che sembrano grida manzoniane. Ma pochi hanno capito che l’attacco concentrico che la Lega, con la complicità di tutto il Governo di destra, sta portando avanti é di quelli finali. Con l’eliminazione del reddito di cittadinanza, l’estensione delle Zes a tutto il Mezzogiorno rendendole ininfluenti e, come colpo finale, l’autonomia differenziata si completa l’assalto ad un Sud esanime che, come la rana bollita, non reagisce più. Parlarne come si è fatto a Procida nel festival sul Sud é un modo di tenere viva l’attenzione.”
Presente anche la consigliere alle politiche di integrazione Matilde Carabellese, che ha sottolineato il problema dello spopolamento del sud e dell’autonomia differenziata:
“Lo spopolamento del Sud non è solo la manifestazione ‘locale’ del declino demografico italiano, ci troviamo di fronte ad un problema complesso che chiama in causa la politica e la mancata attuazione dei diritti di cittadinanza dei meridionali.
La carenza di servizi (scuole,ospedali, servizi di trasporto pubblico) e di opportunità lavorative nel Mezzogiorno hanno spinto, negli ultimi 15 anni, un milione e mezzo di giovani a lasciare il Sud Italia, con direzione Nord Italia e estero.
In questo quadro appare chiaro che né l’autonomia differenziata di Calderoli, né i progetti iper liberisti per rendere il Sud una grande zona economica speciale (zes) o una meta per il turismo ‘estrattivo’ , sono la risposta. Abbiamo bisogno di politiche di coesione territoriale che valorizzino le vocazioni locali senza fariseismi linguistici”.
A coordinare l’evento Raffaele Vescera che ha sviscerato una serie di numeri che hanno fotografato il divario tra Nord e Sud:
“I divari del Mezzogiorno rispetto al Nord Italia, certificati dall’Istat nel 2023 parlano da sé. A partire dai 33.400 Euro annui di Pil procapite di un cittadino del Centro-Nord, mentre per un cittadino meridionale è pari quasi alla metà, 18,500 Euro. Altro dato inquietante è l’occupazione giovanile che nel Sud è pari solo al 45,7% dei giovani tra i 25 e i 34 anni, ben al di sotto di quella dei giovani settentrionali pari al 72,4%. Disoccupazione che si traduce in un tasso migratorio altissimo dei giovani meridionali, pari al 15,9%, quasi 16 volte in più dei giovani settentrionali, fermi allo 0,9% di migrazione. Giovani meridionali che emigrano verso il Nord e verso l’estero nella misura di oltre 100.000 l’anno, due milioni di giovani negli ultimi vent’anni, buona parte laureati, costati alla loro famiglia e alle istituzioni del Sud ben 200.000 Euro ciascuno, come certifica nel suo libro “La rana e lo scorpione” il prof Pietro Busetta, consigliere Svimez, presente alla quinta edizione del Procida Sud Festival, svoltasi lo scorso week end. 200.000 euro che moltiplicati per il gran numero di emigrati costituiscono un capitale umano e finanziario enorme perso ogni anno dal Mezzogiorno.
La differenza di dotazione delle infrastrutture tra Nord e Sud è semplicemente scandalosa, come si evince dalla seguente tabella:
Chilometri di autostrada ogni 100 kmq. Nel Nord-Ovest 3,3%. Nel Sud l’1,7%.
Chilometri di ferrovia ogni 100 kmq. Nel Nord-Ovest del 7,2%. Al Sud del 4,7%.
Alta velocità ferroviaria, nel Nord è del 9,6. Nel Sud del 1,4%.
Ferrovie elettrificate al 77,2% al Nord, laddove il Sud è fermo al 48,6%.
Aeroporti: Tra Albenga e Trieste, ben 17, al Nord 1 x 50 km. Al Sud 1 x 200 km.
Porti: Porto franco a Trieste, inclusione del porto di Genova nella nuova “via della seta”, con esclusione dei porti del Sud, Messina, Gioia Tauro, Taranto etc.
Ma questo è il meno, tra Bari e Napoli meno di 300 km, esiste un solo treno che colleghi direttamente le due maggiori città del Sud continentale impiegando oltre 4 ore di viaggio, alla velocità media d’antan di 80km l’ora. Mentre da Bari a Reggio Calabria occorrono ben 14 ore di treno per fare 450 km, a una velocità media di 30 km l’ora. Ancora peggio va in Sicilia, dove tra Ragusa e Trapani per poco più di 300 km occorrono quasi 15 ore, e in Basilicata dove i treni sono fantasma.
Stessi divari scandalosi esistono in servizi sociali quali la sanità che costa al Sud un tasso migratorio del 9,6% dei malati i quali sono costretti a spendere fior di quattrini per farsi curare al Nord e l’istruzione, a partire dagli asili dove, come riportato dal prof. Busetta nel suo libro, nella città di Reggio Calabria, oltre 180.000 abitanti, esistono solo 3 asili pubblici, laddove a Reggio Emilia, che di abitanti ne ha meno, ve ne sono ben 66.
Divari che fotografano un’Italia duale, composta da cittadini di serie A e di serie B. Quali le cause? Al di là del mantra mediatico propagandistico di colpevolizzare il Sud, “incapace” di spendere le risorse che, ad avviso di lorsignori, verrebbero ad esso elargite, esiste la triste verità certificata da istituti autorevoli quali Svimez, Eurispes e Banca d’Italia che annualmente, in infrastrutture e servizi, per un cittadino meridionale lo Stato italiano spende 3.500 Euro in meno che per un cittadino del Nord, per il colossale importo di oltre 60 miliardi di Euro l’anno sottratti al Sud e dirottati al Nord.
E ciò avviene da sempre, come denunciato dopo l’unità d’Italia da grandi meridionalisti quali Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci, Saverio Nitti e altri.
Per quanto un numero sempre più largo di meridionali sia vieppiù consapevole di questa disuguaglianza di trattamento, senza una presa di coscienza generalizzata dei quasi 20 milioni di cittadini meridionali, minorizzati sin dall’Unità d’Italia in un Sud ridotto ad una sorta di colonia interna, non vi può essere un vero riscatto del nostro Mezzogiorno”