Sebastiano Cultrera – Il dibattito di questi giorni vede al centro il tema di un muretto ricostruito (male?) sulla Panoramica.
L’opposizione e qualche privato cittadino, non dichiaratamente impegnato in politica, hanno denunciato, sui social, la costruzione di un muretto, in cemento (male) armato in una delle zone più dotate di una bella vista e di un ambiente naturalistico di tutta l’isola. La Panoramica, cioè via De Gasperi, nasce proprio per dare una prospettiva migliore alla passeggiata tra la parte centrale dell’isola, cioè l’Olmo e Sant’Antonio, e la zona dell’isola che guarda Capri, cioè verso la Punta di Solchiaro. Vengono, all’uopo, utilizzate, per i muretti, le Pietre di Centane, che hanno acquisito, nel tempo, un grande valore in termini geologici, architettonici e paesaggistici.
Un intervento di messa in sicurezza, con pretese di miglioramento della zona, sta comportando, quindi proteste e dissensi tra gli abitanti. Su queste proteste si è subito gettata, a capofitto l’opposizione consiliare all’attuale amministrazione, che con proclami e esposti, ha denunciato pubblicamente l’incauta (ri)costruzione e ha gridato allo scempio ambientale e culturale compiuto.
Tutto ciò all’interno di una legittima dinamica democratica che affida, appunto, all’opposizione, il compito di vigilare sull’operato amministrativo.
C’è da dire, nel merito, che il muretto in questione non è ancora terminato e non conosciamo il dettaglio del progetto finale. C’è chi fa capire che le “Pietre delle Centane” saranno presto messe a rivestimento della struttura in costruzione e c’è chi dice che ciò avverrebbe SOLO DOPO la protesta e la denuncia della bruttura.
Personalmente mi sarebbe piaciuto, in tutta quella grande curva, un parapetto in legno rustico, ma non so se avrebbe risposto a tutti i criteri di sicurezza. Ma gusto personale a parte, mi auguro che la vicenda si risolva con un lieto fine e che vinca, in qualunque modo, il buon senso e, soprattutto, il buon gusto. Confidiamo, quindi in un intervento positivo dell’amministrazione.
Rimane, tuttavia, un argomento, più volte sottolineato dai cittadini e che lascia riflettere. Ma perché l’Ente Pubblico può tranquillamente proporre brutture, con poca sensibilità ambientale, mentre se un cittadino osa mettere una finestra fuori posto, si scatena l’ira di Dio?
I procidani, infatti si ritengono penalizzati dalle leggi di tutela paesaggistica ed architettonica. In realtà non siamo stati particolarmente rispettosi, in media, negli anni, di quelle leggi. Gli stravolgimenti di facciate, portoni, scale e prospetti sono stati, ahimè, troppi, negli ultimi decenni. Sono quasi scomparsi, per esempio i tantissimi balconi “a Pietto e Palummo” che abbellivano le strade principali dell’isola.
Tuttavia l’argomento proposto è assolutamente pertinente e va approfondito. Perché, a guardare bene, le BRUTTURE maggiori, nell’isola di Procida, sono state costruite da ENTI PUBBLICI. Iniziando dall’enorme edificio della Scuola Media, assolutamente fuori da ogni linea architettonica presente o compatibile con la nostra isola. La stessa Casa Comunale si presenta come un edificio squadrato e sgraziato, incapace di aprirsi al mare non distante e incapace di armonizzarsi con l’architettura della vicina Marina di Sancio Cattolico.
Un edificio che, invece, preannuncia la triste passeggiata, motorizzata, nell’insediamento (mediamente brutto) del susseguirsi di edifici di via Libertà: la strada della “nuova” agiatezza, della Procida del consumismo e del miracolo economico. E sempre nella stessa strada, un poco più avanti (costruito ancora più di recente), c’è l’obbrobrio più brutto di tutti: la caserma dei Carabinieri, costruita (per legge) in barba ad ogni legge di tutela paesaggistica, per motivi di massima sicurezza. E a pensare, che qualche decennio prima perfino un Carcere veniva concepito con maggiore rispetto del paesaggio!!!
Va citato, inoltre, il pessimo intervento, di pochi decenni fa, della Sovrintendenza (ai Beni Artistici, credo), per la ristrutturazione della Chiesa della Pietà, a Sancio Cattolico: intervento che ha stravolto la facciata, annullando alcuni dettagli fondamentali.
Insomma ancora una volta permane la sgradevole sensazione che il potere (con la p minuscola) sia più efficiente nel VIETARE, piuttosto che nel proporre MODELLI virtuosi. Ma, al di là delle querelle politiche, possiamo dire che è un vizio del nostro tempo. Come si può venirne fuori? Recuperando una progettualità dove la BELLEZZA ritorni protagonista. D’altronde per noi procidani è obbligatorio credere, sul serio, che “la Bellezza salverà il Mondo”. O no?