Pasquale Lubrano – Le carenze in cui si dibatte la sanità a Procida sono ben note, con una progressiva riduzione dei servizi da decenni ad oggi ed incredibile accelerazione negli anni recenti. Tutto è ben noto e non necessita di ripetere le singole deficienze. Finora le sollecitazioni, presso la dirigenza dell’ASL NA 2 a provvedere da parte del “Tribunale del Malato” e del “Comitato” di protesta, lungo oltre un anno, hanno ottenuto ripetute assicurazioni: “Approfondiremo”. A seguito di contatti, il sindaco di Procida ha riportato più volte, come giustificazione per i tagli ai servizi, la difficoltà a reperire personale, con l’aggiunta di restrizioni da “futura” (ora per allora) introduzione dell’“autonomia differenziata delle Regioni”. Tanto è stato confermato dallo stesso nel corso del dibattito su “Teleischia” ed altrettanto, dal dott. Postiglione, “Dir. Generale per la tutela della salute e il coordinamento del sistema sanitario regionale”.
In merito alla mancanza di risorse finanziarie che non consentirebbe l’attuazione del Pronto Soccorso né il ripristino dei servizi sanitari carenti, ho cercato di fornire al dibattito qualche elemento che ritenevo utile, alla luce di personali esperienze. Chiedendo ospitalità alla pagina Facebook di un mio familiare, inviavo una breve nota a mio nome e qualificandomi come “membro del comitato di gestione dell’USL 22 negli anni’80”, come si può leggere in rete dal video della trasmissione. Il coordinatore del dibattito che ha letto ogni altro post pervenuto e relativo autore, penso, non brillando almeno per equanimità, forse per non mettere in difficoltà qualcuno, ometteva nome e qualifica e riassumeva il tutto in poche parole e con un suo giudizio: “E’ una opinione.” A mia sollecitazione ulteriore, si limitava sempre con anonimato a leggerne qualche rigo in modo vago. E dire che la trasmissione si era aperta con una citazione delle realizzazioni del 1985 di cui il coordinatore era quindi a conoscenza ma definiva “opinione”. L’avv. Luigi Muro ha svelato l’“anonimo”.
Per informazione del giornalista e per supportare le iniziative in atto, allego un estratto da stampa dell’epoca, indicativo dei servizi allora fruibili sul territorio, utile per le incidenze rispetto all’attualità.
Il Comitato di Gestione dell’USL 22 dispose fin dal 1981 la presenza di personale ospedaliero, pur non avendo ancora avuto assegnati i poteri operativi, presso la struttura dell’Albano Francescano con i limiti strutturali esistenti. La causa ultima dell’incidente mortale e le proteste del 1983 vennero generate da disfunzioni e limiti del trasporto infermi via terra gestiti allora dal Comune di Procida e circostanze avverse via mare. Ottenuti i poteri gestionali, l’USL provvide immediatamente ad allestire il servizio ospedaliero con pronto soccorso, la specialistica, laboratori di indagine ed analisi e istituì un distretto sanitario autonomo, tutto con apposita pianta organica approvata dalla Regione con espletamento dei concorsi ed inserimento nell’organico complessivo, per consentire la rotazione dei medici, a parte i coordinatori fissi. In parallelo si provvedeva alla totale ristrutturazione dei locali dell’Albano-Francescano con relativi supporti tecnologici.
Ora deve essere chiaro che non si tratta solo di ottenere ciò che compete ai procidani secondo legge, ma la restituzione di ciò che avevamo e ci è stato tolto per scelta, destinando altrove le risorse economiche e il personale assegnati dalla Regione. Non ci si può lavare le mani sostenendo: “Arrangiatevi, non ci sono soldi”.
La spesa autorizzata per Procida rientrava e rientra per continuità nel budget generale dell’USL, come dell’ASL oggi, che viene fatta fruire in gran parte da terzi. Altri comportamenti esemplari della considerazione delle nostre esigenze, riferito ai tempi nostri, sono il famoso milione di Euro stanziato da un decennio per ampliamento del Presidio Ospedaliero, rammentato in ogni circostanza ma mai speso, anzi più volte si è cercato di destinarlo altrove o i droni ed il gommone per le emergenze promessi per “Procida Capitale”.
Le lamentate resistenze dei medici dipendenti a venire a Procida e non verso le altre isole, potrebbero essere le stesse di quando nell’85 si impiantarono quei servizi. Allora furono superate dalla determinazione del Comitato di Gestione e della Dirigenza sanitaria. Col rinnovo dei membri del Comitato di Gestione presero sopravvento ragioni politiche, anche con la connivenza di partiti che si battevano e si battono oggi per le esigenze sanitarie dei procidani, sia per l’utilizzo del personale, sia nel non funzionamento di alcuni servizi sull’isola,e sembra ovvio, vennero destinati a migliorare o istituire strutture altrove, con l’utilizzo quindi delle risorse finanziarie destinate a Procida. Appare in controsenso la notizia positiva dell’inaugurazione, pochi giorni or sono, di nuove strutture sanitarie non di urgenza ed emergenza in aree viciniore. L’impossibilità economica e l’assistenza per soddisfare primarie esigenze complessive devono andare sempre a danno dei procidani mentre si soddisfano quelle collaterali altrove? Per i servizi eliminati o eliminabili a Procida per ridotta utenza, perché non estendere la possibilità di fruizione con prenotazione a cittadini non residenti sull’isola e renderli così maggiormente compatibili anche economicamente? Qualche economia e funzionalità non potrebbe essere attuata accorpando attività specialistiche o altro, tra Distretto e struttura ospedaliera?
Quando ho cercato di rappresentare tali tematiche, censurato, nell’ambito del dibattito a “Teleischia”, non era certo per vanteria di cui non avverto il bisogno, tanto che non l’ho mai ricordato nemmeno nelle pubbliche assemblee locali tenutesi in questi quarant’anni. E’ stato ritenuto trattarsi di “roba vecchia”. Era solo l’occasione per chiarire con il D. G. dott. Postiglione la vera origine da cui scaturisce l’eliminazione delle strutture di emergenze realizzate e riduzione delle altre, cosa che è una costante che portò sia alle vicende del 2005 che del 2015, come alle attuali, e al reiterato tentativo di rifilarci allora un “Ospedale di Comunità”. Il blocco di quei tentativi e la prosecuzione delle attività avvennero comunque al ribasso di fatto, ufficialmente e poi con ridimensionamento continuo in sordina.
Il dott. Postiglione ha detto di poter sfidare anche il TAR (l’eventuale Commissario ad acta), sul reperimento dei fondi. In realtà La Regione dovrebbe render conto di quelli finalizzati e poi distratti per utilizzo altrove. Il tutto appare legato quindi non solo a decisioni di funzionari, ma a scelte di politica sanitaria regionale e tematiche politiche generali, con Procida “vittima sacrificale”. L’azione delle rappresentanze istituzionali locali e la pressione popolare deve svilupparsi in primis lungo i canali tecnici, ove i margini di successo appaiono minimi, con l’ausilio della magistratura amministrativa rappresentando, se necessario, il distorto utilizzo dei fondi e, senza accondiscendenze, coinvolgendo i vertici politici regionali che sono i veri centri decisionali con indirizzi ai tecnici, D.G. compreso.
Grazie dell’ospitalità.