Pasquale LUBRANO – Uno scritto del dott. Retaggio definisce “indecente proposta” anonima quella avanzata su “un giornale locale” (in realtà, unico e articolo firmato) tesa a valutare problematiche per il rilancio del “Pio Monte dei Marinai”, nel contesto delle difficoltà crescenti che incontrano le chiese procidane, dal punto di vista gestionale e pastorale, con pensionamento dei parroci addetti e assenza di sostituti.
Tale proposta è stata generata, come indicato nell’articolo, da miei rapporti intercorsi con parroci locali e reggente una Rettoria napoletana in cui è sepolto il personaggio del 1700 trattato in una ricerca, Domenico Ferrari. Con l’insediamento del nuovo Governo del “Pio Monte dei Marinai” come Arciconfraternita, mi è parso opportuno spronarne il rilancio del suo ruolo originario di sostegno al ceto marinaro, sociale e religioso, contestuale alla difesa del valore storico, culturale della Chiesa dei Marinai, con la disponibilità di sacerdoti volontari non parroci. La Curia napoletana accanto a chiese inattive e “parrocchie” vaste, per le quelle di maggior pregio ha autorizzato Rettorie. Sono ben a conoscenza che la stessa Curia è totalmente restia a disdire “parrocchie” (anzi si “incatenerebbe” insieme ai sostenitori) per motivi “organizzativi” generali.
Ho ritenuto che tra “parrocchie” sulla carta e parroci impegnati su vari edifici di culto, la Rettoria meglio rispondesse alla custodia e valorizzazione e azione religiosa in uno al ritorno alle funzioni originali del “Pio Monte”. “Una chiesa rettoria, nota come chiesa curata, é situata in un territorio parrocchiale che dipende dalla chiesa parrocchiale locale per le questioni religiose e pastorali”. Non comprendo dove sia la proposta indecente, tale da produrre la indecorosa chiassata, con livore spropositato da riferire forse a qualche interesse toccato o intrigo pregresso in ambito clericale a cui sono del tutto estraneo. L’articolo é su “Procida Oggi” di marzo; si può verificare il contenuto.
Chi ha condiviso con pari chiassata lo scritto del dott. Retaggio ritiene sia meglio avere chiese parrocchiali funzionali molto part time, Stia tranquillo, così resterà. Il dott. Retaggio, oltre a gridare a vuoto, lo ha indotto in errori clamorosi. Intanto abbiamo altre chiese che “parrocchie” non sono, ma conservano funzionalità e tutelano storia e tradizione. Nessuno si é mai incatenato per la loro modifica in parrocchie e la chiassata contraddice i malumori crescenti in corso tra i fedeli per limitazioni di funzionalità delle “parrocchie” con parroci in cogestione. I social passano, la carta stampata resta. Il tempo sarà giusto giudice.
E bene farebbe il dott. Retaggio a rettificare almeno le grossolanità dei riferimenti storici, a beneficio dei fan che lo ritengono storico di riferimento. Dovrebbe ben sapere che la storia del Pio Monte dei Marinai per oltre 400 anni, con beni immobiliari di proprietà, compresa la chiesa e il suo contenuto, i simboli di Fede a cui andavano le preghiere e gli sguardi prima di andare lontano, con il sostegno economico fornito a sacerdoti e collaboratori per tener viva la fede cattolica, è stata frutto del duro lavoro sul mare, non della Curia. Non era la funzione “parrocchia” la ragion d’essere, tutt’altro. L’acquisizione al Clero è avvenuta, dopo secoli, per legge nazionale; la trasformazione del “Pio Monte” in “Confraternita”, una gigantesca forzatura, se non altro.
E strano risulta il paragone con le vicende di Palazzo D’Avalos, il suo passaggio dallo Stato al Comune: “una Ferrari regalata ad un clochard”. Non crediamo si riferisse all’amministratore oggi addetto, perché il Comune rivelò una “Ferrari”, ma c’erano tutte le concrete e reali possibilità che tornasse ad essere il Sito reale che fu, con testimonianze da carcere, non viceversa. Dopo è stato fatto decadere a rudere con ampie possibilità di finire in fondo al mare ma ci si bea nel poter sapere che il dottore visitava i gerarchi fascisti. La storia, le tradizioni religiose o le vicende civiche non iniziano dalla nascita di chi le racconta o per l’averci lavorato o perché magari, senza titolo, minaccia denunzia di plagio l’Abazia che ha osato ricordare un po’ della sua vita.
Da anonimi, senza catene o strilli, per quel che contiamo, continuiamo a cercare di finalizzare il nostro impegno a far conoscere, valorizzare e tutelare il nostro patrimonio storico, culturale ambientale, religioso. Con buona pace dei personaggi di peso che lo stanno svilendo.