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La Salute: un diritto dei cittadini un dovere di chi governa

DiRedazione Procida

Nov 24, 2024

Gino Finelli – Continua una polemica sterile ed inutile di contrapposizione sulla problematica sanitaria. Con la recente sentenza del TAR si è alimentato un dibattito che ancora una volta divide, invece di unire, i due schieramenti politici che dovrebbero essere sensibili all’interesse comune della popolazione evitando stupide e dannose considerazioni, spesso dettate come sempre da antipatie e rancori personali.

Forse non è chiaro, ed è meglio puntualizzarlo, che si sta parlando di salute, l’unico vero patrimonio che dovremmo tutti salvaguardare in tutti i modi e con tutti i mezzi. Chi non ha mai vissuto tra i malati e le loro patologie, non conosce e non comprende, perché non sa o non vuole sapere, la sofferenza, il dolore e le infinite difficoltà che si devono affrontare e non solo quelle legate alla malattia, ma oggi soprattutto quelle determinate dalla burocrazia, dalla inefficienza del sistema sanitario e dalla incapacità e spesso ignoranza di chi lo gestisce. E come sempre per poter difendersi dalle lacune e dall’arroganza del potere politico si deve ricorrere alla magistratura, che però va bene solo a tratti, quando cioè non scalfisce e interviene sui propri interessi e sulle proprie deficienze. Io non ho un buon concetto del potere giudiziario in toto, poiché spesso anch’esso, purtroppo come la politica, è minato da faziosità e da eccesso di potere.

E ancora non ho un buon concetto del tribunale amministrativo regionale che, nato per tutelare il diritto dei cittadini, finisce spesso con il creare confusione e difficoltà alla macchina complessa della burocrazia amministrativa. Ma nonostante le mie considerazioni, questa volta per davvero, si è espresso in maniera chiara e opportuna. Chiara perché ha di fatto riconosciuta la necessità, che più volte ho scritto, di un organico proprio dell’Ospedale, opportuna perché sanziona l’azienda Sanitaria che non ha ottemperato ai suo doveri riconoscendo i giusti diritti dei cittadini.

Cerchiamo di fare chiarezza. Procida, come le altre realtà alla pari, non può avere un ospedale, intendo una struttura sanitaria, (che non può e non deve essere mai chiamata stabilimento), che possa soddisfare tutte le esigenze della moderna medicina. Sarebbe necessaria una organizzazione immensa con dei costi eccessivi ed anche inutili per la scarsa mole di lavoro che andrebbe a sopportare, ma un pronto soccorso efficiente, una sala operatoria funzionante, una radiologia e una diagnostica di laboratorio sul posto o con un proprio organico certamente sì.

A questa struttura di emergenza, o meglio di prima emergenza, potrebbero essere affiancati servizi ambulatoriali scegliendo tra quelli particolarmente indispensabile per la comunità, come ad esempio, la cardiologia, la pediatria, la chirurgia, l’oncologia, la geriatria e la medicina interna. Ambulatori che eviterebbero alla popolazione spostamenti difficili e spesso complessi per una semplice visita o un consulto. E tutto questo udite con costi neanche eccessivi se si tiene conto che oggi, per gestire il nostro nosocomio, si spendono cifre da capogiro per i medici in turnazione e per tutte quelle viste, indagini strumentali e di laboratorio, consulenze che spesso vengono svolte in strutture private accreditate e per i trasferimenti in elicottero o in idro ambulanza che in alcuni casi potrebbero essere evitati con una buona ed efficiente organizzazione interna.

Dunque nulla di nuovo, nulla che non sappiamo e che più volte abbiamo richiesto e che più volte ci è stato negato. La partecipazione popolare, che si concretizza con un’azione collettiva di unità di intenti e di coscienza civica comune, deve unire essere appoggiata da tutti, nessuno escluso e, quei tutti qualunque sia la carica e il ruolo che occupano, debbono sempre ricordarsi che sono delegati pro tempore, fiduciari di un consenso popolare che non va mai tradito, neanche quando si rischia di poter perdere una parte di quel consenso e credibilità. La politica quella vera, è in democrazia, uno strumento per tutelare l’interesse dei cittadini in quanto forma compiuta di cultura e non è autonoma dai valori e non può agire al difuori di una impostazione culturale. Il disinteresse che si manifesta con la defezione dal voto è proprio la manifestazione del disinteresse della politica dalla cultura e della sua declinazione dei principi e dei valori e ciò contribuisce alla decadenza di questi nostri tempi.

Oggi accade che i nostri governanti usano tutte le forme che hanno a disposizione di potere per mistificare nascondere le verità scomode e dimenticano che come diceva Giovanni Paolo II che “Il potere tradisce sé stesso quando mira a governare i desideri dell’uomo e conduce alla perdita di libertà di coscienza da parte di interi popoli, ottenuta con l’uso cinico dei mezzi di comunicazione sociale da parte di chi lo detiene” Dobbiamo dunque difendere tutti insieme senza polemiche e senza contrapposizione un bene che assicura la salute e contribuisce al benessere del territorio.

Papa Francesco si affacciò dal balconcino del decimo piano del Gemelli di Roma dove era stato ricoverato e non parlò tanto di se stesso, di come si sentiva, ma dedicò l’Angelus a coloro che lo avevano curato dicendo:
“Non bisogna perdere questo bene prezioso, bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti”

Su questo argomento, che non risponde a logiche politiche, ideologiche, faziose, non è consentito alcun pensiero, considerazione, commento che esca da un unico obiettivo: proteggere, implementare, lottare per ottenere il diritto più importante per i cittadini: la salute e chiedere, ad alta voce, che venga rispettato il dovere assoluto e prioritario di chi ci governa, perché venga garantita.

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