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TGPROCIDA

Raccontare il presente, capire il futuro

Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti…

Ditgprocida

Dic 31, 2010

                                                    Al venditore di calendari che gli offre la sua merce, un passante chiede se preveda un anno più lieto di quello che sta per finire. La risposta è affermativa; ma a una nuova domanda (“a quale degli anni che avete vissuti vorreste che somigliasse questo nuovo?”) l’altro tentenna, si smarrisce e, alla fine, deve ammetter che, dovendo rivivere esperienze identiche a quelle già vissute, non vorrebbe ritornare indietro negli anni: il carico dei dolori e delle disillusioni che tocca ad ognuno di noi è assai più gravoso di quello delle gioie.
La vita futura, invece, è attraente nella misura in cui ce la fingiamo lieta con l’immaginazione. La speranza che l’anno venturo non somigli assolutamente ad uno già vissuto introduce il tema del desiderio di una vita migliore. Migliore perchè ancora sconosciuta.

Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere

di Giacomo Leopardi

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

1 commento su “Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti…”
  1. FUTURO, territorio sempre inesplorato che, anche se dà vita a incertezze e interrogativi, è sempre provocatoriamente affascinante, seducente.
    Il richiamo dell’uomo Ulisse non è mai sopito, ci spinge verso l’ignoto sconosciuto per carpirne la sua conoscenza.
    “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”

    Ciao Leo, buon anno con l’augurio che il tuo blog diventi il no. 1

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