Nicola Riccio | Da poco conclusa l’inchiesta sommaria sull’affondamento del M/P “Antonio Padre”, verificatosi nell’ottobre u.s. presso l’approdo denominato Marina Corricella, un altro motopesca, iscritto nei registri navi minori e galleggianti dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Procida al numero 3NA 2270, affonda in circostanze ancora da chiarire, stavolta nello specchio acqueo prospiciente il molo di Levante del porto di Marina Grande.
All’alba di lunedì 18 aprile, una telefonata alla Sala Operativa della Guardia Costiera informa il personale di guardia che l’unità da pesca “Elisabetta”, abilitata alla pesca con attrezzo “cianciala”, giace nel punto di ormeggio assegnato, su di un fondale prevalentemente sabbioso di circa 2,50 metri, adagiata sulla fiancata sinistra ed affiorante solo con mura di dritta, cabina di comando e gru di sollevamento.
Il personale militare portatosi sul posto per verificare la segnalazione non ha potuto che constatare l’evento.
In relazione alla presenza di una lieve iridescenza delle acque in corrispondenza dell’affondamento, peraltro, l’Autorità Marittima ha disposto l’allertamento del battello ecologico GA 1907, di proprietà del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Detto battello ecologico, ormeggiato stabilmente in porto ed in comodato d’uso al Comune di Procida, ha eseguito una preliminare ricognizione sul luogo dell’affondamento, adoperando, a titolo precauzionale, una modesta quantità di prodotto disperdente in dotazione.
Il proprietario/armatore del peschereccio ha dichiarato che il M/P Elisabetta, dodici metri di lunghezza fuori tutto con motore entrobordo potenza 145 HP e 107 KW, non aveva a bordo più di 20 litri di gasolio.
Previa autorizzazione della superiore Capitaneria di porto di Napoli, il Comandante del porto ha quindi provveduto a notificare al proprietario/armatore del M/P Elisabetta, D.S. nato a Napoli e residente a Procida, la diffida ad adottare ogni misura atta a prevenire il rischio di inquinamento marino, ovvero a contrastarlo qualora fosse in atto, entro e non oltre il termine di dieci giorni naturali e consecutivi, ai sensi dell’art. 19 della Legge 979/82 sulla “Difesa del mare” e successive modifiche ed integrazioni.
L’Ufficio Circondariale Marittimo di Procida ha aperto una inchiesta sommaria nel merito di questo sinistro marittimo. “Non possiamo escludere alcuna ipotesi – ritiene il Comandante del porto di Procida, T.V. (CP) Flavia LA SPADA – da una condotta omissiva ad attiva, dalla colpa al dolo. Nei prossimi giorni saranno sentite a sommarie informazioni tutte le parti in causa, senza escludere la possibilità che taluno apporti dichiarazioni spontanee nell’ambito dell’inchiesta in corso, anche tenuto conto del fatto che il M/P Elisabetta ha un punto d’ormeggio ben visibile all’interno del porto.”
Nell’attesa di acquisire gli elementi di cognizione necessari a chiarire la dinamica dell’evento, il peschereccio è stato posto in disarmo d’ufficio dall’Autorità Marittima di Procida.