Riccardo M. Strada* | Che l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno fosse ormai abbandonata a se stessa, governata solo formalmente da un Consorzio di Gestione, dedito ultimamente solo alle proprie lotte intestine ed a dispetti tra i sei comuni di Ischia e Procida, chi va per mare l’aveva capito da tempo.
Ma che si giungesse ad un regolamento di conti a fil di coltello tra amministrazioni locali per il controllo dei pochi fondi erogati dal Ministero dell’Ambiente, paralizzando una Istituzione di rilevanza internazionale pochi potevano immaginarlo.
Ormai da mesi l’Area protetta, vero gioiello di biodiversità nel Mediterraneo è lasciata priva di sorveglianza, le reti a circuizione impazzano pescando nelle zone santuario dell’AMP, gli uffici sono chiusi, tentare di avere un contatto telefonico è impossibile ed i cittadini che vorrebbero essere in regola con le autorizzazioni non possono far altro che sperare nel buon cuore degli organi di polizia, dato che l’autorità a cui rivolgersi per le sanzioni ha chiuso battente.
Ma… formalmente funzionava tutto… almeno nelle comunicazioni mandate al Ministero dell’Ambiente, a cui si rispondeva con il contagocce e nascondendosi dietro al paravento delle delibere ufficiali… vuote ma ufficiali.
La realtà, complice la stagione invernale, era rimasta in frigorifero, ma ha cominciato lentamente a scongelarsi avvicinandosi Pasqua, momento in cui le prime barche tornano in mare e gli appassionati della piccola nautica emergono dal letargo invernale.
L’Area Marina Protetta non c’è più. Questo è quello che in molti hanno pensato.
Alcuni con stupore, altri, finalmente liberi di fare quello che volevano in mare, con sollievo.
Da quando, il 31 ottobre dello scorso anno è terminato l’incarico del direttore Riccardo Strada, sostituito “pro tempore” dal segretario comunale di Ischia, gli uffici sono stati chiusi, il conto di tesoreria dove sono depositati i fondi del Ministero dell’Ambiente è stato congelato ed è stato dichiarato un metaforico “tutti a casa”.
I titolari delle attività economiche non hanno più saputo a chi rivolgersi, la Guardia Costiera di Procida e di Ischia ed i Carabinieri della Compagnia di Ischia hanno tentato invano di trovare un interlocutore… nulla. Nulla fino ad alcune settimane fa, quando il Consiglio di Amministrazione “temporaneo” , presieduto dal comandante dei vigili urbani di Procida, avvocato Trotta, non è esploso.
Rimasto di fatto senza direttore, di fronte al persistente rifiuto delle amministrazioni dell’Isola d’Ischia di mettere a disposizione personale e risorse il Presidente dell’AMP scrive una dura lettera all’Assemblea del Consorzio; lettera inviata per conoscenza al Ministero dell’Ambiente, che, di fronte all’evidenza di aver ricevuto fino a quel momento solo informazioni addomesticate chiede chiarimenti sulla gestione, sui programmi e sulla programmazione futura dell’Area protetta.
Tutti chiarimenti impossibili da dare, da parte di un Consiglio di Amministrazione a cui era stato affidato dal sindaco di Ischia appoggiato da quelli di Lacco Ameno e di Barano un solo compito.
Riuscire a nominare un direttore di sua assoluta fiducia.
Il CdA si era talmente applicato alla missione da annullare uno dopo l’altro tre bandi di concorso per l’assunzione del direttore, tutti e tre con lo stesso difetto: c’era il rischio che vincesse una persona competente. La resa dei conti viene il tre maggio, data in cui, in una assemblea infuocata il sindaco di Ischia guida i comuni isolani contro Procida, che viene esclusa dalla rappresentanza nel CdA ed a cui viene negata anche la rappresentanza nella commissione che esaminerà i candidati al posto di direttore.
Un esilio sancito per due anni. Beghe interne…. Forse, se non fosse per il fatto che lo scopo del Consorzio è quello di gestire per il bene comune una delle più importanti aree marine protette dello Stato; se non fosse che l’Area marina protetta circonda due isole, Ischia e Procida, e se non fosse che i comuni, titolari delle concessioni d’uso del demanio marittimo (spiagge, campi d’ormeggio ecc.) devono chiedere l’autorizzazione all’Area Marina Protetta per ogni lavoro svolto sul demanio, come ripascimenti, consolidamenti ecc.
Vale a dire che da oggi l’isola di Procida dovrà “chiedere il permesso” all’isola d’Ischia per ogni operazione pubblica sulle coste.
Non crediamo che questa situazione possa essere sopportata a lungo dall’amministrazione e dalla cittadinanza di Procida; aprendo la strada ad una stupida, pericolosa e sicuramente distruttiva guerra tra le isole sulla “pelle” dei cittadini delle attività economiche e dell’interesse nazionale.
* ex Direttore dell’AMP Regno di Nettuno
Concordo con quanto scritto dal Direttore Strada. Giosi Ferrandino è nemico giurato di Procida ed essendo il rappresentante del PD la siruazione è ben chiara. Dove è il PD Procidano? Già in passato quando i Procidani furono chiamati pirati, nessuno ha mosso un dito per difendere Procida e i Procidani, che giustamente li hanno condannati all’opposizione. A questo pumto bem venga un commissario per l’area Marina Protetta, e se Capezzuto ha le palle deve portare avanti l’interrogazione di Cascone e uscire da un consorzio che ci ha messo al bando. Ischia non può comandare su Procida e i Procidani. Basta….