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Wikileaks-Servizi Segreti: come per la “Bucaneer” anche per la Savina Caylin è pronto il blitz?

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Ago 22, 2011

Redazione | Mentre cresce l’apprensione per la sorte dei nostri concittadini, emerge un inedito retroscena sulla vicenda del 2009 che riguardò la Bucaneer.

Come abbiamo avuto modo di scrivere giorni fa,  l’Andrea Doria  è giunta da una settimana al largo delle coste somale con l’obiettivo di avere più informazioni possibili sulla situazione dei marinai della ‘Savina Caylin’.  L’annuncio arrivò dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa : “Il governo italiano sta “monitorando costantemente” quanto avviene, e si sta “adoperando per cercare di risolvere la vicenda”. Nessuna trattativa è in corso, non spetta a noi – aggiunse il ministro – e dunque non ci intromettiamo. Il nostro compito é quello di intervenire in caso di pericolo di vita o se ci fossero possibilità per un’azione”. “Siamo sempre pronti a farlo – aggiunge La Russa – ma in entrambi i casi si tratta di un intervento molto pericoloso”.

Un intervento che però il nostro governo prese in seria considerazione quando si trattò di affrontare e risolvere la questione della Bucaneer,  la nave italiana presa dai pirati somali nel golfo di Aden l’11 aprile del 2009. L’equipaggio era composto da 16 membri, 10 di questi italiani. La rivelazione è contenuta in un cable dell’ambasciata degli Stati Uniti e pubblicato da Wikileaks. Secondo il documento, cinque giorni dopo il rapimento, il governo italiano chiese e ottenne da Gibuti l’autorizzazione per l’utilizzo di Camp Lemonier come area  logistica nella quale preparare il blitz, che sarebbe stato eseguito dalla Fregata Maestrale, già impegnata nei mari africani in operazioni contro la pirateria. La vicenda, poi, finì bene e non ci fu bisogno né del blitz né del pagamento di alcun riscatto, secondo quanto riferirono le fonti ufficiali. Non riuscendo però a sgombrare il campo da altri dubbi.

Dubbi dovuti soprattutto al ricorso, durante le fasi della trattativa, a un personaggio dal profilo misterioso.  Fu infatti Mario Scaramella a organizzare l’incontro tra i familiari dei rapiti e un gruppo di «esperti». Tra loro, il «comandante dei reparti speciali della marina degli stati uniti» Winter, il responsabile della sicurezza del porto di Gaeta Guido Guideri, e un avvocato americano, Michael Penders. Un sequestro giudicato anomalo, con una voce rilanciata da France Press di un carico di rifiuti tossici – subito smentito dal ministro degli esteri Franco Frattini – e il silenzio stampa chiesto dall’armatore, la Micoperi Marine Contractors di Ravenna. Pane per i denti per Scaramella, che sulle storie di spie, rifiuti tossici e pirati ha costruito una carriera. Autoproclamatosi esperto in crimini ambientali, consulente della commissione Mitrovkin, incappato nel 2006 nella storia dell’avvelenamento al plutonio dell’ex agente Kgb Alexander Litvinenko e in un mare di guai giudiziari, che lo hanno portato alla condanna a quattro anni per traffico d’armi e calunnia aggravata, Mario Scaramella all’epoca dei fatti viveva nella piccola città di Itri, nel sud pontino.

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