Redazione | Quello che si sta profilando all’orizzonte non è niente di positivo. Nelle ultime ore qualcosa sta cambiando, e i primi ad accorgersene sono proprio i rapiti: sulla Savina Caylyn c’è movimento, c’è fretta. Si respira un’aria diversa e lo testimoniano le parole che al telefono ha sussurato il comandante Lubrano alla moglie Nunzia: “Nunzia, ci uccideranno ad uno ad uno. Mi sa che il primo sarò io. Datevi da fare, parlate con l’armatore. Qui è la fine se non verrà pagato il riscatto”.
Dello stesso tono la telefonata dell’allievo di coperta Gianmaria Cesaro che racconta al padre le sue sofferenze annunciandogli che ha ormai scritto una lettera d’addio alla sua famiglia e ai suoi amici.
Sono ore drammatiche quelle che stanno vivendo i familiari che da giorni sono accampati sotto la sede dell’armatore a Napoli e attendono di poter incontrare il Cav. Luigi D’amato che risulta fuori Napoli ed irreperibile.
Il padre di Gianmaria Cesaro, Antonio, ha dichiarato che se entro lunedì la situazione sarà la stessa, si darà fuoco sotto la sede della flotta come ultimo gesto disperato per salvare il figlio.
L’armatore potrebbe pagare lui il riscatto per questi marittimi, sono suoi dipendenti che hanno sacrificato la vita per condurre la nave per i mari del mondo e fargli guadagnare fior di noli, basterebbe che rinunciasse a costruire una altra nave nuova e ne varrebbe la pena, La vita di una persona è più preziosa di una nave.