Luca Palumbo | A Procida muore in media un giovane all’anno per droga: una catena tragica. Tutte vittime di un male oscuro di cui quasi nessuno riesce a liberarsi.
Anno dopo anno cresce il numero di ragazzi e di giovani che cominciano a drogarsi per non smettere, poi, quasi mai più. Le statistiche vedono l’ isola di Arturo al primo posto tra i comuni dell’area flegrea , in proporzione al numero di abitanti, per diffusione e consumo di sostanze stupefacenti. Per capire i motivi di questo triste primato abbiamo intervistato la dottoressa Vera Slepoj, psicanalista di fama internazionale, Presidente della Federazione Italiana Psicologi e dell’ International Health Observatory.
Dottoressa Slepoj, lei è stata molte volte a Procida. Perché sull’isola la droga è diffusa in percentuali più alte rispetto ad altri comuni?
L’isola, come la montagna, è un luogo che non consente l’allargamento delle relazioni.
E quindi tutte le situazioni in cui l’individuo vive in contesti molto concentrati, dove c’è di un sistema molto rigido di controllo, l’uso delle droghe diventa quasi una sorta di antistato. In questi luoghi il malessere e le patologie del tessuto sociale si manifestano con la devianza su scelte che possono essere interpretate come uno stare fuori dalle regole. La droga, in senso molto metaforico, è un potente antidepressivo: altera la realtà, lenisce gli stati di ansia e di angoscia. Porta chi ne fa uso a vivere in un mondo parallelo ( parliamo almeno delle droghe più importanti: la cocaina, l’eroina, gli oppiacei, il popper e tutte le altre droghe sintetiche): il tossicodipendente vive insieme agli altri ma pensa come se vivesse in un mondo a parte. L’uso delle droghe provoca stati di alterazione: l’alterazione è un potente antidepressivo perché non ti fa affrontare i problemi. Non a caso i tossicodipendenti sono quelle personalità che per guarire devono imparare ad affrontare le responsabilità. Perché a Procida la percentuale è più alta rispetto ad altri comuni? Perché Procida ti da meno alternative per superare quelle che possiamo chiamare le disarmonie interiori.
Quando un genitore viene a conoscenza dell’uso di droghe da parte del proprio figlio si richiude in se stesso e come prima reazione nega il problema. Perché in un primo momento viene negata l’esistenza del problema?
“I genitori negano perché il problema nasce all’interno della famiglia. La famiglia che ha figli con problemi di tossicodipendenza è tendenzialmente una famiglia poco responsabile. In genere le famiglie con problemi di tossicodipendenza sono quelle famiglie che non danno le regole. Sono sempre quelle famiglie che non costruiscono contenuti nel percorso evolutivi. Va da sé che la famiglia ha essa stessa ha un “pensiero tossicodipendente” nel senso che non affronta i problemi, non li comunica nei passaggi educativi. E quindi nel momento stesso in cui il ragazzo ha queste problematiche la famiglia rifiuta di affrontarle perché essa è il produttore stesso del problema.”
Qual è l’atteggiamento giusto che dovrebbe avere un genitore: cosa si deve fare prevenire l’uso di sostanze stupefacenti e nel caso si viva il problema per aiutare un figlio?
“L’atteggiamento giusto di un genitore è dare le regole. E’ importate educare il bambino aiutandolo a costruire una personalità adulta e responsabile. Per fare questo sono fondamentali il concetto di fatica e di frustrazione. Le famiglie devono iniziare precocemente. Bisogna far comprendere ed affrontare il concetto di frustrazione al bambino già nei primi anni di vita: La presenza di regole e di divieti lo addestra a reggere le frustrazioni. E’ fondamentale che il bambino impari ad affrontare le difficoltà e non ad evitarle. Se non si insegna ai bambini a controllare le proprie pulsioni secondo un modello educativo coerente, connotato da regole chiare, diventerà un adolescente incapace di affrontare la realtà, di superare le difficoltà del vivere quotidiano, di perseguire un progetto.
Anche lo studio è fondamentale: è un’attività che richiede spirito di sacrificio. E crea quei presupposti necessari per costruire un atteggiamento adulto. Quando un bambino o un ragazzo non va bene a scuola i genitori dovrebbero fare in modo che vi sia questo tipo di recupero.
Per tutte le famiglie che hanno questi problemi il consiglio è di non essere assolutamente buonisti. E di rivolgersi alle comunità terapeutiche con le quali iniziare immediatamente, senza perdere tempo, un percorso di recupero.”