Redazione | Non arriveranno in serata – così come prestabilito – all’aeroporto di Fiumicino i marinai della petroliera Savina Caylyn, della compagnia napoletana fratelli D’Amato, sequestrata dai pirati lo scorso 8 febbraio e liberata pochi giorni prima di Natale. L’equipaggio è arrivato sabato al porto di Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti, e sarebbe dovuto partire oggi da Dubai per Roma. Problemi burocratici riguardanti certi documenti hanno fatto rianviare la partenza a domani.
I marinai -dunque – dopo le visite mediche, non si fermeranno a Roma, come proposto dalla Farnesina, ma ritorneranno nelle loro case.
Le autorità locali di concerto con le famiglie chiedono silenzio. Chiedono un po di pazienza ai cittadini e ai cronisti. Per i cinque Italiani catapultarli davanti a feste e a tanto clamore potrebbe significare traumatizzarli ancora di più.
Anche i medici della Marina MIlitare hanno suggerito di assecondare la richiesta dei rapiti, di farli ritornare alla normalità, piano piano.
Una prigionia durata quasi un anno e che li ha visti cibarsi per tutto questo tempo solo con una tazza di riso al giorno. E c’è qualcuno che svela un particolare: «In tutto questo tempo tutto l’equipaggio è rimasto con i vestiti che avevano il giorno dell’assalto della nave», aggiungendo che «ogni giorno poi c’era uno dei carcerieri che ricordava loro ‘se non pagano vi uccidiamo».