Redazione | Avrebbe avuto lo stesso successo l’Olocausto se non fosse stato così facile individuare in qualcuno di concreto la responsabilità di quella tragedia? Chi si ricorda i nomi delle quattro persone morte in quella che è diventata celebre come la Strage di Erba? E chi, invece, non riconoscerebbe anche in lontananza il volto di Olindo e Rosa? Ogni tragedia che si rispetti, per riuscire ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, ha bisogno del suo responsibile, vero o fittizio, presunto o accertato, purché sia concreto e sia possibile – anche solo virtualmente – puntargli il dito contro per liberarsi dello sdegno. Forse ancor di più del desiderio di conoscere il numero dei morti e dei feriti, con una sadica precisione che fa quasi presuporre l’esistenza di una graduatoria per stabilire, in base alla quantità di vittime, se un evento tragico può trasformarsi in tragedia, le persone vogliono sapere di chi è la colpa di quello che è successo. Così nascono mostri ancor prima che la giustizia abbia deciso se siano colpevoli e restano mostri anche dopo che la magistratura li ha assolti: così mentre ancora si tiene la seconda udienza del processo per la morte di Sarah Scazzi, ma tanto Sabrina, Cosima e Michele non sono forse già i mostri di questa storia? Da oggi, però, c’è un nuovo mostro che attira lettori sui giornali: Francesco Schettino, il comandante della nave da crociera tragicamente affondata al largo dell’Isola del Giglio. Prima di tutto, però, dobbiamo chiederci se il responsabile di una tragedia in cui hanno perso la vita almeno sei persone può essere anche una delle più importanti società navali, che fa capo alla Carnival, multinazionale americana.
E, infatti, la Costa Crociere si è subito affrettata a indire una conferenza stampa, al sapore di arringa da tribunale, per precisare: “Il comandante Schettino lavora con noi dal 2002 e comandante di navi da crociera dal 2006 ha ricevuto tutti gli addestramenti provata la sua idoneità a comandare una nave di quelle dimensioni l’azienda sarà vicino al suo comandante e darà l’assistenza legale che sarà necessaria ma ha il dovere di riconoscere i fatti e tutelare oltre 24mila dipendenti. Non possiamo negare purtroppo l’errore umano”. Da quanto è emerso durante la conferenza, sembra quindi che l’azienda ce l’abbia messa tutta per preparare il Comandante a gestire una nave da crociera di tali dimensione, ma se poi Schettino si è avvicinato troppo all’isola, causando il naufragio, la colpa non si può certo attribuire a tutta la società, quanto alla sua “mela marcia”. Non è importante, però, che la Costa Crociere fosse perfettamente a conoscenza della prassi di avvicinarsi alla coste per permettere ai turisti sull’imbarcazione di osservare da vicino le bellezze del nostro paesaggio, ma anche a quelli sulla terraferma di apprezzare le bellezze delle navi e, magari, desiderare di poterci fare un viaggio. Ma non è nemmeno importante sapere che sempre la stessa società, almeno fino al settembre 2010, si gloriasse delle prodezze del suo comandante Schettino che, come testimonia la foto sotto – ora cancellata – del blog di Costa Crociere, ha omaggiato con il suo saluto e con la sua breve sosta nella rada della Corricella, la nostra isola. “Una grande emozione – continua Costa Crociere – non solo per i procidani ma anche per i numerosi turisti presenti che hanno accolto la grande e possente nave con applausi, striscioni, musica trombette e vuvuzelas, a bordo di motoscafi, pescherecci, natanti di ogni genere”. E, infatti, lo staff del ”C” Team “ringrazia tutti gli amici di Procida per l’affetto che hanno dimostrato per Costa e dedica loro questo post”. Non si può, allora, confondere chi ha inspiegabilmente, e forse anche ingiustificatamente, abbandonato la “propria” nave nel momento in cui la sua presenza era quantomai necessaria, con chi ha causato questa tragedia.
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