Redazione | Oggi presso l’Abbazia di San Michele Arcangelo, alle ore 11,00, si terrà una celebrazione eucaristica in suffragio dei marinai della Marina d’Aequa, in occasione del trentennale della loro scomparsa. Al termine della cerimonia religiosa verrà scoperta un’epigrafe a ricordo del tragico evento, apposta sulla terrazza belvedere a Terra Murata ubicata nei pressi del Palazzo De Iorio ex Conservatorio delle Orfane.
“Alla memoria dei lavoratori del mare Pietro Cibelli, Grazio Scotto di Marrazzo, Giuseppe Visaggio scomparsi insieme ad altri componenti l’equipaggio, nel naufragio della M/N “Marina d’Aequa”, avvenuto nel Golfo di Guascogna il 21/12/1981. Nel trentesimo anniversario del tragico evento l’Amministrazione Comunale, interprete dei sentimenti unanimi del popolo di Procida pose questa epigrafe a perenne ricordo del sacrificio“.
IL RICORDO DI UN SOCCORRITORE:
Il mio nome è José Ignacio Andrès, nativo dell’Asturia (Nord Spagna)
Attualmente abito a Valencia, nel sud-est della penisola spagnola. Da 30 anni conservo nella mia memoria tutti i particolari vissuti nel luogo della tragedia.
In quel periodo io avevo 20 anni e facevo il militare nella 11ª squadra della marina militare spagnola ( La Coruña). Il 20 dicembre 1981 ( proprio lo stesso giorno della tragedia) mi sono imbarcato come radarista sul cacciatorpediniere ” Destructor Lángara” (D64). Ricordo perfettamente che quel giorno la pioggia era molto forte nel porto del ferrol.Verso le sei e mezzo del pomeriggio mi trovavo con un gruppo di marinai nella sala da pranzo della nave. Improvvisamente con il viso teso e nervoso, arrivò nella stanza l’ufficiale di guardia dicendo testualmente : “abbiamo ricevuto un S.O.S a 200 miglia a nord-est di Estaca di Bares (nell’area del Golfo di Guascogna) uscite immediatamente dalla sala da pranzo ! Dobbiamo soccorrerli! ” . Dagli altoparlanti della nave annunciarono la notizia a tutti i marinai.
Ci aveva colto di sorpresa,.la maggior parte dell’equipaggio si trovava fuori per licenza, classico del periodo natalizio, così che si sono aggiunti a bordo marinai di navi militari limitrofe.
Nel frattempo noi eravamo impegnati nel riscaldare le macchine per partire al soccorso, ricordo che sono arrivati diversi camion con del cibo e coperte. Non sapevamo niente di più. Appena fu possibile nel buio totale siamo partiti. Mai avevo navigato con una tempesta come quella del 29 dicembre 1981. Il mare era
“Arrabbiato nero”, Terribile. Nella durata del percorso ci hanno proibito di uscire fuori giacchè le onde erano alte più di 10 metri. Ricordo alcuni compagni che vomitavano per i corridoi e per altre zone. In pessime condizioni. Io sono stato uno di quelli. Con una tempesta cosi grande la velocità della nostra nave non poteva essere superiore, così che per percorrere 200 miglia abbiamo impiegato 2 giorni e mezzo per arrivare nel luogo dove era partito l’ S.O:S. In nessun momento abbiamo avuto informazioni tranne che sulla latitudine e sulla longitudine. La paura e l’incertezza di quello che potevamo trovare in quel luogo era molto forte.
Quando siamo arrivati al punto indicato non si vedeva nessuna barca , ne scialuppe ne superstiti, allora i nostri superiori ci hanno dato l’ordine di perlustrare in un raggio di 4 miglia ( per coprire la zona a spirale) in cerca di superstiti.
Navigavamo molto piano e in silenzio.L’aspetto del mare era di color piombo rivolto. C’era la sensazione che in quel luogo era successo qualcosa di strano. Molte ore dopo abbiamo avvistato un “Chinchorro” (Piccola barca) semi affondata danneggiata a prua e a poppa. Un ufficiale e vari marinai si son avvicinati con una barca zodiac per controllare. Ricordo che gli ufficiali considerarono opportuno non issarlo a bordo ed è così rimasta nel mare per sempre.
Alle conclusioni che si erano arrivate in quel momento da parte degli ufficiali era che se una barca si fosse distrutta in quella maniera davanti e anche da dietro c’era stato una spaccatura della nave o una rottura in due.
Si continuava a cercare, ricordo il viso dell’equipaggio, degli ufficiali .C’era molta tensione nell’aria e una sensazione di impotenza dovuto a tanta incertezza e alla stanchezza. In misura che i giri intorno al epicentro aumentavano il mare era sempre più agitato e strano.
Diverse ore dopo all’orizzonte siamo riusciti a vedere qualcosa di colore rosso che galleggiava sull’acqua. Subito siamo andati a vedere, infatti era una barca zodiac ( come quella che utilizzano per i salvataggi) di colore rosso e giallo. Lunga e particolarmente bella. Non c’era nessuno dentro.
Erano incise le lettere “ Marina d’Aequa”. Gli ufficiali avevano deciso di portarla su, e durante quei 18 mesi di servizio sul Destructor Lángara è rimasta sempre lì nel Hangar (garage della nave ) del vascello.
Molte furono le volte che mi sono seduto sopra di essa ricordando l’incomprensibilità di quella terribile esperienza. Per altri due giorni abbiamo continuato a perlustrare la zona, purtroppo non è stato trovato nessun superstite. Esauriti i tempi del controllo della zona il nostro superiore ci ha ordinato di tornare al porto, nel viaggio di ritorno c’era un silenzio assoluto, nessuno diceva niente, solo abbattimento e sconforto.
Una volta in porto fu organizzata una cena per la vigilia dell’epifania svoltasi il 7, 8 gennaio, alcuni giorni dopo.
Nella sala da pranzo della nostra nave tutto era spento. Mi venne in mente la reazione di un compagno di Barcellona, nel momento che si iniziava a cenare scoppiò in un attacco di nervi sbattendo una bottiglia di champagne contro il muro davanti all’ufficiale di guardia, gridò singhiozzando “ siamo dei buoni a nulla” per l’impotenza per non aver trovato superstiti.
L’Ufficiale in un gesto di comprensione non disse nulla. Alcuni compagni lo portarono via e il resto di noi ci ritirammo uno dietro l’altro alle nostre cabine, senza apparecchiare ne parlare tra di noi.
Una settimana dopo il nostro comandante riunì tutto l’equipaggio informandoci dei fatti.
SAPORI DI SORRENTO