Redazione | I “rapporti Brankowitz” – redatti il 27 aprile 1987 da William R. Brankowitz – riassumono un “sommario storico sul movimento delle armi chimiche e la relativa lista di 139 pagine sugli spostamenti fatti dalla fine del secondo conflitto mondiale al 1986″. In una di queste si legge che dal 1° al 23 aprile 1946 una quantità non specificata di bombe al fosgene è partita da “Auera” (probabilmente Aversa, base militare americana) con destinazione “il mare”: è stata, quindi, presumibilmente affondata al largo della costa campana. Il 6 ed il 7 maggio 1946 un treno composto da tredici vagoni partì sempre da “Auera” ed arrivò a Bagnoli. Qui il materiale (bombe al fosgene) venne imbarcato su una nave (la “Francis Newlands”), che partì il 22 maggio alla volta del deposito navale Theodor, a Mobile, in Alabama (Stati Uniti), dove arrivò il 13 di giugno del 1946 e da lì venne instradato verso un’altra località interna.
Ci sono altri due documenti che trattano dell’effettivo inabissamento di arsenali chimici. In un incartamento di 51 pagine del 30 gennaio 1989, sempre redatto a cura di Brankowitz si legge che tra il 21 ottobre ed il 5 novembre, e tra il primo ed il 15 dicembre 1945, nel “Mar Mediterraneo, isola d’Ischia” (con l’inspiegabile, erronea aggiunta “vicino a Bari”), sono state affondate quantità non specificate di bombe contenenti fosgene, cloruro di cianuro (“cyanogen chloride”) e cianuro idrato (“hydrogen cyanide”). Purtroppo, contrariamente ad altri casi citati nel rapporto, non viene specificato il punto esatto di affondamento del materiale.
In un altro documento del 29 marzo 2001, redatto a cura del Poligono americano di Aberdeen, viene confermata l’operazione di smaltimento di cui abbiamo appena detto. Anche in questo caso località esatta e quantità precise non vengono riportate. Stavolta, però, si parla di “discarica chimica del golfo di napoli” (quindi un luogo consueto per queste operazioni). Parlando sempre di “discarica chimica” viene confermata anche l’operazione di inabissamento svoltasi tra il primo ed il 23 aprile 1946, e si aggiunge che è stata rilasciata in mare una quantità imprecisata di bombe all’iprite ed alla lewisite provenienti dalla solita “Auera”.
Il Golfo di Napoli, in quel periodo, viene utilizzato normalmente come discarica chimica. In data imprecisata, si legge ancora nel rapporto del 2001, 13mila proiettili di mortaio carichi di iprite e 438 barili, sempre di iprite, vengono affondati “nell’area di Napoli”.