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Palazzo della Cultura: Tre giorni per svelare l’«Eros latino»

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Set 13, 2012

Redazione | «Phallopanies», «Puta, putus, putida. L’immagination latine sur la prostituée», «Latinité, virilité, esprit guerrier…»: sono solo tre dei tanti seduttivi titoli delle relazioni che si avvicenderanno nel corso del convegno «Eros Latino», da giovedì a Procida. Tre giornate organizzate dall’Orientale e dall’università di Paris Ouest Nanterre con studiosi europei, latinoamericani e statunitensi per indagare in maniera interdisciplinare la metamorfosi dell’immaginario erotico, dall’antichità a oggi (o quasi). Coordinatori Camille Dumoulié e l’italianista Carlo Vecce che hanno scelto come scenario l’«isola di Arturo» (alle cui pratiche erotiche, peraltro, è dedicato l’intervento di Pietro Frassica della Princeton University). E in particolare un suo luogo simbolico, il Conservatorio delle Orfane di Terra Murata, sede isolana dell’ateneo partenopeo.

«La scelta e l’idea si devono a Camille», racconta il professore che sabato terrà uno degli interventi conclusivi, dal persuasivo titolo «La scoperta della gioia: Pasolini e la Trilogia della vita». «È stato questo intellettuale francese di grande vitalità e prestigio a ideare il convegno proprio a partire da Procida, dove simbolicamente si ha la percezione di essere al centro del Mediterraneo. L’eros è soprattutto un linguaggio, una forma di comunicazione che cambia e si evolve insieme con la civiltà. E noi abbiamo scelto quello latino perché è considerato l’immaginario più potente e che ci appartiene».

Latino nel senso di classicità o relativo all’idea di Latin lover?
«Per latino intendiamo il mondo classico, anche se la presenza nell’immaginario collettivo di un’idea come quella del Latin lover è strettamente connessa alla percezione del mondo antico come culla della sessualità».

Le metamorfosi dell’eros. Ce le racconti.
«È nell’età moderna, a partire dal Rinascimento con il suo recupero delle forme di civiltà antica, che nella letteratura ritornano il corpo e la gioia di vivere. Da Boccaccio a Gian Battista Basile, grandi autori rielaborano ed interpretano fonti popolari in cui la fisicità è ampiamente protagonista. Pensiamo, ad esempio, a figure come la Gatta Cenerentola».

L’atto creativo è un atto eminentemente erotico. E l’eros è di per sé un dispositivo letterario molto potente. Perché?
«Intanto perché l’eros è una proiezione dell’io e ha dunque a fare con l’autobiografia. In genere però è un linguaggio segreto che si consuma solo tra due persone. È biunivoco e destinato a rimanere una scienza segreta che certe epoche hanno cancellato ed in altre è riemersa come racconto nei linguaggi dell’arte».

E oggi questa «scienza» come sta?
«È minacciata seriamente».

Ma se è dominante e sovraesposta…
«La continua esibizione di forme di erotismo convenzionali e superficiali è in realtà un pericolo per la fantasia individuale. Come già diceva Pasolini, la proposta eccessiva di stereotipi abbatte la capacità del singolo di crearsi un suo immaginario. In realtà cos’è l’eros?».

Appunto. Cos’è?
«È il contatto tra due anime. Anche indipendentemente dalla fisicità. Lo dimostrano le opere delle mistiche medievali ma anche il Cantico dei Cantici nella sua versione integrale contenuto nella Bibbia, in cui la parte più antica è costituita proprio dalla poesia erotica del popolo ebraico».

Misticismo ma anche «gioia», parola che compare nel titolo della sua relazione dedicata al «Decameron» di Pasolini.
«Questo film, che come è noto, è stato girato in gran parte a Napoli. E Pasolini fa una scelta rivoluzionaria, quella di “trasferire” il capolavoro di Boccaccio nella nostra città, traducendo in parte in napoletano i dialoghi originali. Ma questo si sa. Quello che invece è noto solo agli addetti ai lavori, è che anche alcuni episodi che si riteneva fossero stati girati in altri luoghi, in realtà avevano avuto come scenario i vicoli e il vulcano. Lo raccontano i materiali di lavorazione inediti, copioni originali con centinaia di note sulle inquadrature girate e poi eliminate nel montaggio, oppure montate e andate disperse. Si tratta di documenti conservati alla cineteca di Bologna che si sono rivelati una miniera di informazioni. Il 26 giugno del 2013, in accordo con il Comune, proietteremo al Maschio Angioino il film restaurato e presenteremo anche le novità scientifiche».

Un’anticipazione?
«L’episodio di Alibech andato perduto, e del quale si conservano solo alcune fotografie, si credeva fosse stato girato integralmente nello Yemen. Ora le carte rivelano che Pasolini girò anche sul Vesuvio la storia di questa fanciulla, di un monaco e di un singolare apprendistato erotico».

Natascia Festa( corriere delmezzogiorno)

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