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Non solo Celestino V ma anche Giovanni XXIII abdicò: ed era procidano

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Feb 12, 2013

Redazione | La cronologia di queste ore che ripercorre l’album dei successori di Pietro ( che si sono ritirati  o dimessi) al soglio pontificio, celebra soprattutto la figura di Papa Celestino V e del suo “gran rifiuto” decantato  poi da Dante nella Divina Commedia.  Tra i pochi episodi di abdicazione della storia del Papato,  c’è uno che riguarda anche un nostro natio illustre: l’antipapa  Baldassarre Cossa  (Giovanni XXIII) procidano che lasciò il magistero Petrino prima della morte.

Su pressione dell’imperatore Sigismondo di Lussembrugo , convocò il Concilio di Costanza per trovare una soluzione allo scisma di occidente.

Il concilio di Costanza, indetto nella città di Lodi in Italia, si aprì il 1º novembre 1414. Nell’agosto del 1414 moriva re Ladislao, quindi nel Cossa si riaccese la speranza di rivedere Roma. Nel frattempo il concilio stava prendendo una piega a lui sfavorevole: spinto all’abdicazione, abbandonò Costanza e, con la protezione del Duca d’Austria Federico IV d’Asburgo, si rifugiò nel castello di Sciaffusa, poi a Laufenburg e infine a Friburgo.

Questa fuga contrariò l’imperatore, che si fece consegnare Giovanni XXIII da Federico d’Austria e lo fece imprigionare a Radolfzell vicino a Costanza. Fu quindi processato davanti al concilio e deposto il 29 maggio 1415. Passato nelle mani del conte palatino del Reno Ludovico di Wittelsbach, venne rinchiuso nel castello di Hausen presso Mannheim e poi, dopo una tentata evasione, a Heidelberg.L’11 novembre 1417 venne eletto papa Martino V, il quale iniziò le trattative per la sua liberazione. Venne infine consegnato ai commissari pontifici nell’aprile del 1418, grazie all’intervento di Giovanni di Bicci de’ Medici, che pagò per la sua liberazione, attraverso un suo agente, la notevole somma di 30.000 fiorini.Dopo aver tentato, in un primo tempo, di fuggire, temendo di avere, con Martino V, la stessa sorte che ebbe papa Celestino V con papa Bonifacio VIII, fu ricatturato e, con animo rassegnato, si recò a Firenze, dove arrivò il 23 giugno 1418 e, vestito come un dottore di legge, si presentò davanti a Martino V riconoscendolo legittimo pontefice.Per i suoi meriti, il papa concesse al Cossa di rientrare nel Sacro Collegio come vescovo di Tuscolo. Bisogna dire che per quanto il Concilio lo abbia deposto ufficialmente come antipapa, in realtà molti contemporanei, tra cui lo stesso Martino V che era stato suo sostenitore contro Gregorio XII, lo vedevano come il papa legittimo che doveva essere deposto per il bene della Chiesa e non come un usurpatore; per costoro, Gregorio XII aveva smesso di essere papa già nel 1409. Come soluzione per chiudere lo scisma, il Concilio auspicava che i tre pretendenti al papato accettassero di dimettersisi spontaneamente; a dimettersi, tuttavia, fu soltanto Gregorio XII: Giovanni XXIII venne processato e deposto, e Benedetto XIII tergiversò a lungo, fin quando il Concilio dichiarò deposto anche lui. La legittimità di Giovanni XXIII, pur messa in discussione, non fu mai veramente negata sino al 1947, quando il suo nome fu espunto dall’Annuario Pontificio (nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, nei tondi che raffigurano i papi, compare Giovanni XXIII al suo posto nell’ordine cronologico).Morì a Firenze il 21 dicembre 1418 e fu sepolto, come da lui richiesto, nel Battistero di Firenze, al quale aveva donato la preziosa reliquia di un dito di San Giovanni Battista (oggi al Museo dell’Opera del Duomo). Per lui fu costruita tra il 1425 e il 1430 la bellissima sepoltura opera di Donatello e Michelozzo.

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