Redazione | Riceviamo e pubblichiamo | Gent. direttore,scrivo con riferimento a quanto pubblicato sotto il titolo:”Fondazione Albano Francescano: settanta anni di CDA abusivo“.
L’Ente nacque come “Spedale Civico Albano” per volontà di un possidente procidano, il Sig. Girolamo Albano, che nel 1847 costituì, con il proprio testamento, un patrimonio allo scopo di realizzare un ospedale per i poveri. L’attività dell’Ente, il cui C.d’A. si componeva di 5 membri (1°. Sindaco -‐ Presidente -‐, 2°. Arciprete Curato dell’Abbazia di S.Michele, 3°. Economo della Parrocchia di S.M. delle Grazie, 4°. Regio Giudice del mandamento e 5°. membro anziano della famiglia del fondatore), venne avviata nel 1851 e successivamente ottenne il riconoscimento di Ente Morale (II.PP.AA.BB.) ai sensi della Legge Crispi del 1890. Nell’isola esisteva e svolgeva la propria attività di assistenza verso i malati bisognosi, una altra struttura, l’Ospedaletto per i poveri fondato dal Beato Lodovico da Casoria e retta dal Terz’Ordine di San Francesco in San Vincenzo Ferreri -‐ Procida. Nel 1929 furono fuse le due strutture di assistenza dando vita all’Ospedale Civico Albano Francescano con un atto di donazione da parte del Terz’Ordine Francescano. Con decreto del Ministero degli Interni dell’11 gennaio 1934 venne approvato lo Statuto dell’Ente che, recependo gli accordi del 1929, prevedeva un C.d’A. composto da 9 membri (1°. Rappresentante del Comune nominato dal Podestà, 2°. Arciprete Curato dell’Abbazia di S.Michele, 3°. Parroco della Parrocchia di S.M. delle Grazie, 4°. Pretore del mandamento e 5°. membro anziano della famiglia del fondatore e n.4 membri nominati dal Terz’Ordine Francescano di Procida). Tale composizione del C.d’A., in quanto scaturita dall’atto di donazione del 28.9.1929, approvato con R.D. N°103319 del 19.9.1931, ha valore giuridico di atto costitutivo e perciò non modificabile da variazioni dello Statuto. Con il D.P.G.R.C. n°4015 del 28 aprile 1993, a seguito dello scioglimento delle II.PP.AA.BB., all’Ente viene riconosciuta la personalità giuridica di diritto privato. Con il D.P.G.R.C. n°3420 del 25.3.1993, che rinnova il C.d’A. scaduto, per effetto della Legge 11/93, il Pretore del Mandamento é sostituito da un membro di nomina regionale. L’attuale situazione statutaria Tuttora, nonostante la nuova personalità giuridica assunta dall’Ente lo imponga e nonostante le ripetute sollecitazioni avanzate da più parti presenti nel C.d’A., lo Statuto è ancora quello del 1934, non adeguato alla nuova veste giuridica. La questione dell’ampliamento del C.d’A. Il 29 febbraio 2000 il Consiglio Comunale di Procida chiese all’Ente l’inserimento nel C.d’A. di ulteriori 6 membri a nomina del Sindaco di Procida, facendo riferimento al testamento del dott. Scotto La Chianca Domenico deceduto nel 1940 che, nel nominare l’Ente suo erede universale, chiedeva tale allargamento del C.d’A.. (La richiesta era stata deliberata dal Consiglio Comunale su proposta del Sindaco protempore. Questi, sostenendo di aver appreso della volontà del dott. Scotto La Chianca dall’Avv. Giuseppe Diana, sedicente erede in via collaterale dello stesso dott La Chianca che aveva chiamato in giudizio l’Opera Pia con l’intento di far riaprire la successione in suo favore, aveva invitato il Consiglio Comunale a deliberare per la costituzione in giudizio contro le pretese dall’Avv. Diana e, nel contempo di chiedere l’allargamento del C.d’A. con l’inserimento dei sei nuovi membri di nomina del Sindaco di Procida. La decisione venne assunta all’unanimità, pur evidenziando molte perplessità su quanto esposto dal Sindaco, vista la presenza di un rappresentante del Comune nel C.d’A. dell’Opera Pia, e per il lunghissimo tempo trascorso (circa 60 anni) dalla successione al dott. Scotto La Chianca.) Il C.d’A. dell’Ente, considerato che l’attuazione di tale parte della volontà del testatore era ben nota all’epoca (quando venne nominato un curatore testamentario per l’esecuzione delle volontà del de cuius ed il Sig. Prefetto dell’epoca – cui competeva il controllo sull’Ente – sciolse il C.d’A. e nominò un suo Commissario per soprintendere all’esecuzione delle volontà testamentarie del de cuius), ritenne di conformarsi all’orientamento manifestatosi a suo tempo e non aderì alla richiesta avanzata dal Comune, contro il parere del Presidente pro tempore. Quest’ultimo, successivamente, si adoperò per ribaltare quanto deliberato dal C.d.A., senza successo in quanto l’organo di controllo (Regione Campania) più volte interveniva per bloccare tali iniziative. Una lunga ricerca negli archivi dell’Ente servì a ricostruire quanto accaduto all’epoca dell’apertura della successione (1940) al dott. Domenico Scotto La Chianca, benefattore dell’Ente. All’epoca era Presidente un ex Sindaco di Procida che avviò la procedura per la nomina, da parte del Sindaco protempore, di sei nuovi membri da inserire nel C.d’A.. Intanto, considerata la complessità dell’iter per acquisire l’eredità del dott. Scotto La Chianca, il Prefetto decideva di sciogliere il C.d’A. dell’Ente e nominare un suo Commissario alla guida dell’Ente. Il 18 gennaio 1946 il Commissario prefettizio, Cav. Francesco Lojudice, indirizzava al Sig. Prefetto di Napoli una nota con la quale chiedeva il benestare all’ampliamento del C.d’A. dell’Opera Pia, onde dar corso al volere espresso dal donatore di ampliarlo con ulteriori 6 membri su proposta del Sindaco. Il Sig. Prefetto, tenendo conto della legislazione vigente all’epoca (L’Opera Pia era un II.PP.AA.BB.), rispondeva a stretto giro: “non più di cinque possono essere i componenti il C.d’A. dl cotesto Pio Ente”. Visto che il C.d’A. dell’Ente aveva già cinque membri nominati: quattro designati dal Terz’Ordine di San Francesco e uno dal Sindaco di Procida, la questione venne definitivamente archiviata considerato che la richiesta del de cuius, contravvenendo la Legge, non poteva essere recepita. D’altra parte, la composizione del C.d’A., frutto delle pattuizioni poste a base della fusione di cui all’atto di donazione del 1929, ha valore giuridico di atto costitutivo, non modificabile da variazioni dello Statuto. Considerazioni conclusive Quanto emerge oggi sui blog, anche in concomitanza della nomina del nuovo Presidente dell’Opera Pia, è evidentemente solo frutto di mancata conoscenza degli avvenimenti che si sono succeduti e che, forse per il lungo tempo trascorso, non è sempre agevole ricostruire. Certo è che quando nel 2000 venne riproposta la questione dell’allargamento del C.d’A. dell’Opera Pia per onorare la volontà del benefattore dell’Ente e mettere fine -‐ dopo sessant’anni -‐ all’inadempienza di quanti si erano succeduti nel suo C.d’A., appariva una modalità alquanto semplicistica di approcciare i problemi. Si voleva far credere di aver scoperto il classico “scheletro nell’armadio”, senza preoccuparsi minimamente di gettare discredito su quanti, compresi i rappresentanti dello stesso Comune di Procida, si erano prodigati nell’Ente di beneficenza solo per onorare un’Istituzione voluta dalla Carità del Beato Lodovico da Casoria e del nostro concittadino Sig. Girolamo Albano. A distanza di ulteriori dieci anni si torna a mettere in discussione la serietà e l’onestà di tali onorate persone sostenendo che da settant’anni l’Opera Pia è retta da un C.d’A. abusivo. Vien da pensare che la riproposizione della vicenda rappresenti, nella migliore delle ipotesi, il colpo di coda per le proprie ambizioni svanite ovvero, nella peggiore, il sostegno alle trame di chi vorrebbe recuperare quanto sopravvissuto con il riconoscimento del 1993, contando sull’ignoranza altrui. Forse è la logica dei nostri tempi cercare dappertutto intrighi, inciuci e scorrettezze, ma spesso la verità è molto più semplice e lineare. E’ evidente che non c’è alcun abuso, nessun segreto svelato.
G. Rosato -‐ ex consigliere dell’Opera Pia Ospedale Civico Albano Francescano
Ottima ricostruzione dell’ingegnere. Mi sapete dire a che titolo o da chi era nominato nel CDA dell’ente ? Grazie
ciao Mimmo,
che io sappia era in rappresentanza del terz’ordine dei Francescani.
ah grazie mi basta questo, lo avevo intuito…è chiarissimo questo articolo….di “difesa”
che scuornnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn voler difendere i francescaniii
Mi sembra chiarissimo l’intento del Comune di Procida di appropriarsi dei beni dell’Albano Francescano per poterli poi svendere ai loro clienti come ha fatto con quelli ex ECA, come sta facendo con il porto di Procida e come vorrebbe fare con Vivara con l’Ospedale e tutto il resto.
Fermiamoli.
questa ricostruzione è molto circostanziata e dettagliata e dimostra che si ragiona coi fatti alla mano
ricostruzione dettagliata e circostanziata..e fatti alla mano ..il commento che mi ha preceduto può spiegare cosa intende…sembra di sapere di cosa si tratta, noi non ci stiamo a capire più niente….
Il
Dott. Rosato ha fatto,penso,una esposizione veritiera di come questa complessa vicenda si è sviluppata negli anni.
Non sono,però,assolutamente d’accordo quando ne trae le conclusioni,
Non posso ,certamente,argomentare se,dal punto di vista giuridico,sia tutto ” conforme alle leggi( a tal riguardo ho le mie impressioni)
ma,almeno dal punto di vista morale,mi sembra che ci siano omissioni e inadempienze.
E argomento perchè.
Al di là di tutte le sentenze , del Prefetto,o altri,al di là di tutte le deliberazioni
del Cda,una cosa è ASSOLUTAMENTE VERA ED
INCONTROVERTIBILE :
” LE VOLONTA’ TESTAMENTARIE DEI LACHIANCA NON SONO STATE
RISPETTATE ”
Ora, di chi è la colpa, non so esattamente dirlo,ma siamo ,certamente,in presenza di una ” omissione ” gravissima.
Da ignorante in materia,penso che il ” testamento ” di una donazione ha valore di legge ,e quindi, di conseguenza,se lo spirito testamentario viene disatteso,sarebbe cosa buona e giusta ,che si procedesse ad un adeguamento,o, modifica dello Statuto,
o, nel caso come descritto dal Rosato,di una sua impossibilità a modificarlo,
che i lasciti dei Lachianca vadano al legittimo erede.
A me pare che Rosato sia solo alla ricerca di visibilità. La sua ricostruzione a me pare sia molto carente e estremamente di parte. Perché il direttore di tgprocida non indaga su come sono andate veramente le cose?
Abbiamo ospitato doverosamente la “precisazione” dell’ex Cons. Rosato sperando che potesse fare luce su fatti e circostanze avvolte da decenni di nubi e che non conoscevamo.
L’intervento, potrebbe essere – probabilmente – materia per storici/ricercatori, ma nella sostanza delle perplessità da noi sollevate giorni fa, non ha prodotto alcun elemento nuovo. Dalla lettura e dalla comprensione emerge solo l’angolatura diversa della visuale della questione. Snodandosi fino ad arrivare a questioni di carattere “personale”, come se avessimo tessuto e “sostenuto trame” per conto di chi ( ? ) e contro chi ( ? ), non si sa. Passi l’aspetto tecnico-giuridico sul quale si sta adoperando la magistratura, ma sull’aspetto personale e professionale, ribadiremo punto su punto tutte le cose che ha scritto l’ing. Peppino Rosato. Non possiamo fare altro che reiterare quanto scritto nel vecchio articolo, e caro Don Camillo, chiunque tu sia, non abbiamo bisogno di indagare oltre. Tutt’altro: abbiamo già carte e documenti alla mano.
Nulla di personale sia chiaro, noi volevamo essere superiori a quelle “beghe – inciuci e dietrologie” da cui lo stesso Ing. ha detto di rifuggire.
SOTTOSCRIVO OGNI VIRGOLA CHE HA SCRITTO GEPPINO PUGLIESE…
” LE VOLONTA’ TESTAMENTARIE DEI LACHIANCA NON SONO STATE RISPETTATE”
COME GIUSTAMENTE ASSERIVA L’ARTICOLO DI TG PROCIDA DI GIORNI FA.
OGNUNO ABBIA IL CORAGGIO DI ASSUMERSI LE SUE RESPOSNABILITA’
QUI QUALCUNO SI FA MALE
Sig Gianni( conosco solo il nome…)
scusami se intervengo,ma non riesco proprio a capire cosa significa i tre puntini dopo il mio cognome
Grazie
CIAO GEPPO
NON SIGNIFICANO UN ACCIDENTI E’ SOLO UNA FORMA SCORRETTA CHE SI UTILIZZA SU TWITTER DI AGGIUNGERE DEI PUNTINI…..
SALUTI
GIANNI
caro direttore o caro leo, basta dai, lasciate stare, abbiamo capito. abbiamo capito. fa u bravvv!!
Raf
lasciamo come troppo spesso le nubi e la nebbia avvolgere la nostra isoletta………