Redazione | Due milioni di ali spezzate. Tanti sono i migratori uccisi ogni anno. Questi i numeri del bracconaggio selvaggio che stermina rapaci, e ogni specie che in primavera e in autunno attraversa i nostri cieli sopra i nostri mari. “In Italia ci sono zone ad alto tasso di bracconaggio secondo i periodi di migrazione – racconta Fulvio Mammone Capria presidente della Lega protezione uccelli – quando gli uccelli migratori arrivano dall’Africa attraversano lo Stretto di Messina e in quella zona incontrano alcune decine di bracconieri.”
Un fronte tragico per i migratori è la nostra isola e la vicina Ischia dove si spara in più zone in aree difficili da raggiungere dal corpo forestale e i volontari.
«Dopo Ischia e Procida c’è Ponza – prosegue il presidente Lipu -, dove la specialità è la caccia a tortore e quaglie che in primavera cominciano a passare insieme a molti uccelli protetti e particolarmente protetti come cicogne e gru, e altri esemplari definiti non cacciabili. Sull’isola alcuni bracconieri posizionano piccole trappole a terra per catturare culbianco, schiaccino, codirosso, e fringillidi, che vengono attratti con un’esca, fanno scattare l’archetto e muoiono o subito o dopo ore di agonia».